Fabrizio Corona in carcere, la presidente del Tribunale di Sorveglianza: “Toni violenti”
Dopo le reazioni violente, fisiche e verbali, di Fabrizio Corona al momento della sentenza del Tribunale di Sorveglianza di Milano che ha stabilito il ritorno in carcere dell'ex re dei paparazzi, ad esprimersi sulla situazione è direttamente la presidente della Sorveglianza Giovanna Di Rosa.
Il Tribunale di Sorveglianza: Toni violenti
In una nota ufficiale, la Di Rosa ha difeso il suo operato, dichiarando che "una recente decisione è stata e continua ad essere oggetto di attenzione mediatica dai toni a tratti violenti e personalistici. Pur nella consapevolezza – si legge ancora – che le decisioni giudiziarie sono oggetto di legittima critica, questa non deve negare il dovuto rispetto alle persone e alla funzione giudiziaria che esercitano, tenuto conto dell'esistenza anche di appositi mezzi di impugnazione quali sedi proprie per la discussione del merito delle decisioni".
L'avvocato Chiesa: Corona va a morire in carcere
Nelle sue ultime dichiarazioni, l'avvocato Ivano Chiesa, che difende Fabrizio Corona, ha sostenuto che il suo assistito "è stato portato via dall'ospedale da otto poliziotti alle 22.45 di ieri sera, dopo essere stato svegliato. Troppo esagerato, come se Fabrizio fosse un uomo pericoloso. Lui non si ferma, lui andrà a morirà". Il legale ha poi aggiunto che "in 35 anni di carriera è la prima volta che mi capita di assistere ad un trasferimento da un ospedale a un carcere di un detenuto in notturna". Poi, sulle condizioni di Corona, ha detto che "sta molto male, fa fatica a reggersi in piedi. Eppure hanno richiesto otto agenti per prelevarlo dall'ospedale, che si sono presentati con il foglio di dimissioni, per portare via Corona. Mi è sembrata l'ennesima esposizione di forza dello Stato, eppure pensavo di vivere in Italia". L'avvocato Chiesa ha poi dichiarato di voler parlare "con il ministro Cartabia".