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Dai tamponi mai effettuati ai codici copiati in chat: i trucchi dei No Green pass

Alcuni No Green pass convinti ci provano ad aggirare l’ostacolo dell’obbligatorietà del vaccino per l’accesso ai luoghi chiusi ad esempio, e dal 15 ottobre, anche ai luoghi di lavoro. Tra gli stratagemmi più “ovvi” sembrerebbe esserci l’invio di una copia sotto forma d’immagine del Qr code. Se non viene controllato anche il nome del proprietario con un documento, il certificato verde sembrerebbe funzionare.
A cura di Simona Buscaglia
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Immagine di repertorio
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Non ci sarebbe solo lo stratagemma del Qr code inviato come foto per messaggio, ma anche un certificato di tamponi mai realizzati. Sarebbero questi alcuni degli stratagemmi, come riporta il Corriere della Sera, adottati da chi non si arrende all'obbligo del green pass, che diventerà più stringente dal 15 ottobre, per accedere ai luoghi chiusi, ai trasporti a lunga percorrenza e, fra poco, anche ai luoghi di lavoro. Senza un preciso controllo anche dei documenti, oltre al codice del Green pass, purtroppo i raggiri sembrerebbero più semplici. Un raggiro che si potrebbe interrompere con una verifica, dopo aver appurato la validità del certificato verde, anche del nome del proprietario, che deve corrispondere a quello presente sul documento mostrato.

Gli stratagemmi dei sanitari che cercavano di aggirare obbligo vaccinale

I trucchi per aggirare l'obbligo vaccinale erano già stati raccontati già mesi fa. Era stato ad esempio il caso di alcuni operatori sanitari, che sono stati i primi a vedere come obbligatorio il vaccino per poter continuare a lavorare. Alcuni di questi, com'era stato riferito a Fanpage.it, per evitare la lettera di richiamo, che prevedeva poi la sospensione dello stipendio, prenotavano la somministrazione del vaccino anti-Covid ma poi non si presentavano all'appuntamento, o cancellavano solo successivamente, a ridosso della data, la loro prenotazione. Il trucchetto era stato però intercettato dalle Ats e aveva avuto vita breve. C'era poi chi, più banalmente, siccome le lettere di richiamo arrivavano tramite raccomandata non ritiravano la notifica nella posta, allungando così i tempi. Intanto, in Lombardia, a settimana scorsa, risultavano 299 i medici no vax sospesi.

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