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Coronavirus, epidemiologo La Vecchia: “Commessi errori evitabili, ora tracciare è troppo difficile”

“L’impennata degli indicatori avvenuta negli ultimi dieci giorni ha sorpreso tutti, ma paura e panico non sono giustificati in questo momento. Non siamo nella situazione di marzo”. Carlo La Vecchia, docente ed epidemiologo dell’Università Statale di Milano, intervistato da Fanpage.it, analizza la situazione dopo l’improvviso aumento dei positivi al coronavirus in Lombardia e in particolare a Milano. La ripresa dell’epidemia rende proibitivo il lavoro di chi deve ricostruire i contatti dei contagiati. “Ormai è troppo difficile tracciare, dobbiamo schermare i pazienti fragili, gli anziani e i malati. L’obiettivo deve essere curare al meglio e con tempestività”.
A cura di Simone Gorla
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"L'impennata degli indicatori avvenuta negli ultimi dieci giorni ha sorpreso tutti. Prima la curva era piatta e improvvisamente la situazione è peggiorata. È evidente che ci sono stati degli errori, ma paura e panico non sono giustificati in questo momento. L'aumento dei casi rilevato è legato al numero molto alto di tamponi e negli ospedali la situazione è ancora gestibile". Carlo La Vecchia, docente ed epidemiologo dell'Università Statale di Milano, intervistato da Fanpage.it, analizza la situazione dopo l'improvviso aumento dei positivi al coronavirus in Lombardia e in particolare a Milano.

I numeri degli ultimi giorni colpiscono, quanto dobbiamo preoccuparci?

Gli ospedali nelle prossime settimane saranno in grado di reggere questo carico, anche se con fatica. Oggi abbiamo 72 ricoverati in terapia intensiva in Lombardia, i posti disponibili sono più di mille. Non siamo nella situazione di marzo.

Perché la curva si è impennata all'improvviso?

Qui ci sono stati ancora errori evitabili. Ci sono focolai nelle Rsa, contagi anche tra le suore. Non siamo riusciti a proteggere sempre gli anziani. Abbiamo imparato al lezione, ma ci sfugge ancora qualcosa. Alcuni pazienti arrivano ancora tardi in ospedale, se si entra con insufficienza respiratoria poi diventa tutto più difficile.

Che evoluzione dobbiamo aspettarci?

Il futuro è incerto. Speriamo in una evoluzione non drammatica come gli altri paesi europei. Se riusciamo a stabilizzarci e non superare i 100 decessi giornalieri e i 1000/1500 ricoverati in terapia intensiva, la malattia è grave ma resta gestibile. Se superiamo queste cifre, se si sale a 500 morti 5mila ricoverati, allora diventa davvero un problema. Lo sapremo nelle prossime 2-3 settimane. Per ottobre la sanità è in grado di reggere, quello che dobbiamo verificare è come andrà novembre.

Quanto è esteso il contagio in Lombardia?

Il virus è molto diffuso ormai. Si capisce dai tamponi di screening, quelli su persone che non hanno sintomi e non sono stati a contatto con malati. Tra queste persone la positività, nei test che abbiamo svolto, supera il 6 per cento. Questo dato può essere letto in due modi. Da un lato vorrebbe dire che i sintomatici sono una minoranza dei contagiati, quindi la malattia nel complesso è meno drammatica. Dall’altra parte vuol dire che c’è una grande quota di popolazione infettata e diventa problematico restare al sicuro. Ora l’approccio giusto è la gestione dei malati e la schermatura dei soggetti fragili. Il tracciamento generalizzato oggi è impossibile.

Il tracciamento dei contatti è ormai saltato?

Ormai è troppo difficile tracciare. Invece bisogna schermare i pazienti fragili, gli anziani e i malati, curare al meglio e con tempestività.

Servono provvedimenti drastici per Milano e le altre province colpite?

Oggi vediamo gli effetti della prima ondata su Bergamo, Brescia e Lodi, che hanno una grande quota di popolazione immunizzata. La parte ovest della Lombardia era stata colpita meno. Milano è sotto pressione perché è una grande metropoli. Io però sono più preoccupato per le metropoli del centro-sud, dove non hanno avuto quasi nulla in primavera.

Oggi il Cts regionale potrebbe varare nuovi provvedimenti restrittivi. Cosa dobbiamo attenderci'

La cosa più probabile è che siano provvedimenti restrittivi per attività ludiche, bar, ristoranti. Non chiusure ma limitazioni degli orari. C’è un dubbio sugli studenti degli ultimi anni delle scuole superiori lasciare a casa i ragazzi non mi sembra una buona idea. Ieri alla Prefettura di Milano le autorità ci hanno ascoltato, poi prenderanno le loro decisioni. Noi abbiamo descritto il quadro della situazione, i provvedimenti li faranno i politici. La mia impressione è che si vada verso una serie di limitazioni, ma sicuramente non verso un lockdown".

Questi interventi sulla movida potrebbero rallentare il contagio nei prossimi giorni?

Non possiamo pensare di appiattire la curva solo chiudendo i bar. Se si fa un lockdown, si vede l’effetto dopo 3-4 settimane. Con queste misure l'idea è rallentare la curva e consentire ai sanitari di lavorare in condizioni migliori.

Servono misure di contenimento sui trasporti?

L'effetto dei trasporti sul contagio al momento non è drammatico. L'80 per cento di capienza è difficilmente raggiunto, non è quello a preoccupare. Anche il tema di Area B è marginale. I mezzi pubblici in città sono sotto controllo. A Milano si usano le mascherine, ma questa abitudine deve essere estesa anche all'ambito privato. Il problema che sfugge a tutti è l’ambito della famiglia e della frequentazione tra amici. Per questo serve la massima attenzione.

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