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Caso Straberry, un ex venditore della startup: “Il capo mi urlò in faccia per 5 minuti di ritardo”

La testimonianza di un ex venditore di StraBerry, la startup finita al centro di un’inchiesta sullo sfruttamento del lavoro, sul fondatore dell’azienda, l’ex bocconiano Guglielmo Stagno d’Alcontres: “Non dimentico quando mi urlò in faccia perché mi presentai con 5 minuti di ritardo sul luogo di lavoro, nonostante il mio ritardo fosse dovuto ad un bisogno fisiologico. Non dimentico i suoi messaggi vessatori e soprattutto le minacce di licenziamento”.
A cura di Francesco Loiacono
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"Mi urlò in faccia perché mi presentai con 5 minuti di ritardo sul luogo di lavoro, nonostante il mio ritardo fosse dovuto ad un bisogno fisiologico". Questa una testimonianza giunta a Fanpage.it da parte di un venditore di StraBerry, la startup milanese fondata dall'ex studente bocconiano Guglielmo Stagno D'Alcontres, proveniente da una nobile famiglia siciliana e finito tra le sette persone indagate dalla procura di Milano con le accuse a vario titolo di sfruttamento del lavoro e intermediazione illecita. Il racconto dell'ex venditore, uno di coloro che sostavano con l'Ape colorata nelle vie del capoluogo lombardo vendendo fragole e frutti di bosco, aggiunge un ulteriore tassello alla fotografia di ciò che avveniva all'interno di StraBerry (azienda che adesso continua a lavorare dopo essere stata posta in amministrazione controllata, con ben altri metodi), startup che nel 2013 e nel 2014 aveva ricevuto anche l’Oscar Green di Coldiretti. Agli insulti di stampo razzista rivolti verso i braccianti, per lo più cittadini africani, si aggiungono anche le pressioni e le minacce rivolte ai venditori. Ecco il testo della lettera.

Un ex venditore: Nauseato dalle intercettazioni

Egregio ed Illustre Dott. Maschio Dominante. A scriverle è un SIGNOR NESSUNO. Una faccia come un’altra, persa in mezzo alla moltitudine di visi e persone che lei ha probabilmente visto passare all’interno di Straberry durante questi anni. Una faccia che, se incontrasse in mezzo alla strada, non riconoscerebbe. Le scrivo in seguito al caso mediatico che è scoppiato su di lei e sulla sua ormai EX azienda. Sono un comune cittadino Italiano. Non ho un’azienda a mio nome, non ho terreni di famiglia e non ho un SUV di lusso. A differenza di quanto aveva lei, fino a qualche giorno fa, Integerrimo Maschio Dominante. Nonostante io sia più che certo che lei non mi riconoscerebbe se mi incontrasse ed io le dicessi il mio nome, io ho lavorato per Straberry, qualche anno fa. E non le nascondo che ho appreso con una certa soddisfazione la notizia della sua denuncia. Sono rimasto nauseato dalle intercettazioni rese pubbliche che la riguardano. Mi viene da vomitare a pensare che nel ventunesimo secolo possano ancora esistere persone come lei. E, se potessi, le vomiterei volentieri in faccia. Proprio come lei vomitava il suo rancore e la sua frustrazione addosso ai suoi dipendenti. Che lavoravano, sudavano e si spezzavano la schiena per mandare avanti la sua (ormai EX) azienda.

Non dimentico i messaggi vessatori e le minacce di licenziamento

Lei non si ricorderà di me. Ma io non dimentico. Niente. Non dimentico quando mi urlò in faccia perché mi presentai con 5 minuti di ritardo sul luogo di lavoro, nonostante il mio ritardo fosse dovuto ad un bisogno fisiologico. Non dimentico i suoi messaggi vessatori di Whatsapp sulle chat di gruppo, con le classifiche ed i nomi dei peggiori venditori. E soprattutto le minacce di licenziamento verso coloro i quali non vendevano abbastanza. Non dimentico le ore di straordinario che ho lavorato e che non mi sono mai state pagate, perché non avevo raggiunto gli standard di vendite richiesti dalla sua (sì, ormai EX) azienda. Non dimentico le sue urla animalesche al telefono, più simili a quelle di un primate tribale che a quelle di un cittadino istruito e laureato. Un cittadino che però, nonostante una brillante carriera accademica, aveva un’innata propensione (o dovrei dire problema!?) a rendere transitivi verbi della lingua Italiana che, sono dolente di informarla, non sono transitivi affatto.

L'epoca del feudalesimo e del latifondo è terminata

Probabilmente i braccianti che si sono spezzati la schiena sui campi della sua (che bello dirlo: ormai EX) azienda, non parlano bene l’Italiano, non hanno un SUV di lusso e non hanno ereditato grosse distese agricole da una nobile famiglia. Ma hanno una cosa che lei non ha, Illustrissimo ed Egregissimo Dott. Maschio Dominante: la dignità. Quella che lei ha perso nel momento in cui ha smesso di trattare le persone che lavoravano per la sua (l’ho già detto EX!?) azienda ed ha iniziato a guardarle con boriosa superiorità dall’alto al basso. L’epoca del feudalesimo e del latifondo è terminata da un bel po’. E la legge Italiana, qualche giorno fa, è venuta a ricordarglielo.

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