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Caporalato alla Straberry di Milano, i migranti sfruttati nei campi di fragole: “Non potevamo bere”

“Non ci davano da bere. Non ci hanno dato né mascherine né guanti. Ci trattavano male”. Questa la denuncia di uno dei braccianti schiavizzati dalla StraBerry, l’azienda agricola di Cassina de’ Pecchi, alle porte di Milano, raccolta da Fanpage.it. Ora, i braccianti ringraziano il governo per averli regolarizzati, facendoli uscire “da quell’inferno”.
A cura di Filippo M. Capra
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Vessazioni, insulti razzisti e sfruttamento del lavoro nei confronti di un centinaio di braccianti nell'hinterland milanese. Queste le accuse nei confronti di sette persone, tra cui Guglielmo Stagno d'Alcontres, fondatore di StraBerry, la start up lombarda premiata più volte da Coldiretti per la sua produzione ecologica di frutti di bosco.

Contratti irregolari e buste paga inesistenti

I braccianti, per lo più di origine africana, venivano continuamente insultati per il colore della pelle, minacciati e ricattati, costretti a lavorare senza guanti né mascherine. 10 ore di fila sotto il sole, senza neanche potersi fermare per bere un po' d'acqua o andare in bagno. Il tutto per una paga di 4,50 euro all'ora, la metà del minimo sindacale. I contratti irregolari e le buste paga inesistenti, completano il quadro dell'indagine aperta dalla Procura di Milano sul nuovo caporalato nell'hinterland milanese.

Uno dei braccianti: Non ci davano nemmeno da bere

"Non ci permettevano di bere, non ci davano né mascherine né guanti. Era l'inferno". Così uno dei braccianti schiavizzati dall'azienda agricola StraBerry racconta come trascorrevano le giornate all'interno delle serre in cui, insieme agli altri, raccoglieva i frutti di bosco. "Ci dicevano solo: veloce, forza, dai", spiega, mentre ricorda che aveva dovuto accettare il lavoro a 4,5 euro all'ora nonostante il minimo sindacale fosse di 8. "Abbiamo pensato fosse una chance", continua il lavoratore, "sempre meglio che dormire in una stanza", sottolinea. Le condizioni di lavoro cui erano sottoposti i braccianti erano disumane, ora loro ringraziano il governo che li ha regolarizzati così da trattarli come esseri umani e non più come schiavi.

La start up degli orrori premiata da Coldiretti

dire che la start up in questione è stata premiata per due anni consecutivi con l'Oscar Green da Coldiretti grazie alla loro tecnologia di coltivazione di frutta a chilometro zero, il rispetto dell'ambiente e l'utilizzo di energia rinnovabile. Dietro ai premi, però, c'era molto di più. C'era, perché fortunatamente la guardia di finanza è intervenuta e ha sequestrato l'azienda. Ora, i sindacati chiedono a chi aveva effettuato degli ordini di "non ghiacciarli", perché si creerebbe un ulteriore danno ai lavoratori ora finalmente regolarizzati.

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