Costretta a convivere con un ago infilato nel braccio da due anni: denunciato l’ospedale

Una donna ha denunciato l'Azienda socio sanitaria territoriale di Lecco perché da due anni convive con un ago infilato nel braccio sottopelle. A darne notizia è il quotidiano Il Giorno. Sembrerebbe infatti che i medici e gli infermieri se ne siano dimenticati dopo avergli somministrato la dose di vaccino anti-Covid.
L'ago rimasto conficcato nel braccio dopo la seconda dose di vaccino
A trascinare i vertici dell'ospedale in tribunale è stata una donna di cinquant'anni. Agli inquirenti ha raccontato che gli operatori non avrebbero rimosso l'ago dopo la seconda dose di vaccino. Le avrebbero effettuato l'iniezione, disinfettata e applicato una garza con un cerotto. Non si sarebbero però accorti che l'ago è rimasto conficcato.
Avrebbe iniziato ad avvertire fastidio e un rigonfiamento. Inizialmente avrebbe pensato a una reazione allergica e poi avrebbe scoperto, tramite il suo medico di base, che si trattava di un ago che le era rimasto dentro proprio in occasione del vaccino. Al momento non è stato ancora rimosso: non sembrerebbe essere pericoloso. La cinquantenne, che è assistita dall'avvocata Sara Casula, ha però intentato una causa civile e ha chiesto un risarcimento danni.
Il giudice incarica un perito
È quindi iniziato il processo. Il giudice Mirko Lombardi ha nominato come consulente tecnico d'ufficio Salvatore Zirilli per poter infatti verificare e comprendere come siano andate le cose. Anche i dirigenti dell’Azienda socio-sanitaria territoriale provinciale hanno deciso di incaricare due periti di fiducia. Secondo la difesa, molti aspetti del raccontato della donna sembrano non tornare.