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Violenze al carcere minorile Beccaria di Milano

Oltre il 30 per cento dei poliziotti del Beccaria torturava i minori detenuti: “Quel carcere andava già chiuso”

“Il 2022 per il carcere Beccaria era stato già un anno orribile”: a Fanpage.it commenta gli arresti dei 13 agenti di polizia penitenziaria Valeria Verdolini, responsabile di Antigone Lombardia.
A cura di Giorgia Venturini
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Foto di repertorio
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Sono 13 gli agenti di polizia penitenziaria del carcere minorile "Beccaria" di Milano arrestati nella mattinata di oggi lunedì 22 aprile con l'accusa a vario titolo di essere responsabili di maltrattamenti e di abusi sessuali. Dodici di questi sono attualmente in servizio. Altri otto dipendenti dello stesso corpo di polizia, tutti in servizio all’epoca dei fatti nel carcere, sono stati sottoposti alla misura cautelare della sospensione dall’esercizio di pubblici uffici. A sorprendere è anche il numero degli agenti di polizia penitenziaria che, stando ai dati del "Beccaria", non sono di certo pochi. Ma quanti sono? E che rapporto c'è con il numero di detenuti?

L'associazione Antigone: "Già il 2022 è stato un anno orribile"

Stando ai dati di gennaio pubblicati dall'associazione Antigone che si occupa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario, i detenuti dell'istituto penitenziario sono 70, lo stesso numero degli agenti di polizia penitenziaria. Questo vuol dire che gli arrestati sono poco meno del 20 per cento dei poliziotti in servizio. Durante la conferenza in Procura nella mattina di oggi lunedì 22 aprile il procuratore capo Marcello Viola ha sottolineato che gli indagati sono ventuno su una cinquantina di persone in servizio ordinario, ma le contestazioni riguardano periodi diversi. In questo caso quindi la percentuale risale a oltre il 30 per cento.

Una percentuale non bassa se si conta anche la gravità dei reati di cui sono accusati i poliziotti. A Fanpage.it ha commentato la notizia Valeria Verdolini, responsabile di Antigone Lombardia: "Il 2022 per il Beccaria era stato già un anno orribile. Gli eventi di oggi rientrano in un quadro di difficoltà dell'istituto che ha compreso anche l'evasione di sette ragazzi dal carcere di due anni fa". Allora un gruppo di giovani era riuscito a scavalcare il muro che circonda la struttura e darsi alla fuga: avrebbero organizzato l'evasione approfittando dei lavori di ristrutturazione in corso ormai da anni nel carcere.

"Oltre all'evasione – ha spiegato Verdolini – quello stesso anno c'era già stata la notizia di una violenza sessuale. C'erano stati una serie di episodi: certo è che il clima in questi anni non è adeguato per un istituto di minori. Sicuramente almeno c'è stato un problema strutturale e sistemico. Non ha aiutato di certo neanche il cambio frequente di direttori. A dicembre è subentrato il nuovo direttore ma ci vogliono mesi prima che venga ripristinato l'ordine all'interno dell'istituto: i tempi però per vedere gli effetti sono almeno di sei mesi".

La soluzione dopo questi arresti è che il carcere venga chiuso? "Noi avevamo già chiesto la sua chiusura a gennaio dello scorso anno: avevamo chiesto la chiusura in assenza di una direzione e di una ristrutturazione che nel frattempo è avvenuta. Ma non basta solo questo. Certo è che l'istituto da solo non ce la può fare, ha bisogno dell'aiuto di tutta la città. Si tratta di un istituto in cui ci sono molte attività ma spesso fanno fatica a svolgersi per vari problemi". La città di Milano cosa può fare per cambiare la situazione? "Può per esempio migliorare la gestione dei minori non accompagnati che arrivano in città".

All'Ansa Susanna Marietti, la coordinatrice nazionale e responsabile dell'osservatorio minori di Antigone, ha aggiunto: "Relativamente alle violenze denunciate nell'Istituto Penale per Minorenni (IPM) Beccaria di Milano, ci auguriamo che le indagini facciano chiarezza su quanto sarebbe accaduto. È una buona notizia, nonché uno dei lasciti positivi della legge che punisce la tortura, e che sta rompendo anche il muro di omertà che spesso si registrava, che il caso sia emerso anche con il contributo diretto dell'amministrazione penitenziaria. Da tempo come Antigone denunciamo tensioni e malfunzionamenti nell'ambito delle carceri minorili, così come avevamo avuto modo di raccontare approfonditamente nel recente rapporto ‘Prospettive minori', presentato lo scorso mese di febbraio".

"La presa in carico dei ragazzi è sempre più disciplinare e farmacologizzata, con un utilizzo smodato di psicofarmaci, soprattutto per i minori stranieri non accompagnati che vengono spostati come fossero pacchi da un Ipm ad un altro a seconda delle esigenze, con una modalità che contribuisce a creare e aumentare le tensioni. In particolare avevamo denunciato il clima interno teso di quel carcere e in particolare il sovraffollamento, i lavoro di ristrutturazione che durano da anni e limitano gli spazi per le attività, la carenza di personale educativo e direttori cambiati ripetutamente nel corso di pochi anni". "La risposta di fronte a questa indagine, la prima che riguarda le carceri minorili, è di tornare a ripercorrere il modello educativo e socializzante che era stato impostato negli ultimi trent'anni, messo sotto attacco anche dagli ultimi provvedimenti governativi".

Come commenta gli arresti il sindacato di polizia penitenziaria

A commentare la notizia è stato anche Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria: "Sono fatti gravissimi riferiti ad una vicenda gravissima che richiede la massima attenzione per ricostruire quanto realmente accaduto. Ma prima di mettere alla ‘gogna' i colleghi è il caso di ricordare che il procedimento si trova ancora nella fase delle indagini preliminari e la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo con sentenza irrevocabile di condanna". E quindi: "Prima che si ripeta quanto già successo in altri casi simili, magari pubblicando informazioni e foto sugli indagati, con campagne di stampa contro l’intero Corpo, almeno per noi, va fatta questa valutazione, ribadendo senza se e senza mai che una volta accertate le responsabilità chi ha sbagliato paghi. Mi sia consentita un’altra riflessione: sinora a pagare sono sempre e solo gli agenti e il personale penitenziario. Nello ‘sfacelo' generale del nostro sistema penitenziario è sin troppo facile prendersela con l’anello più debole della catena".

Infine: "Non riusciamo infatti ad intravedere alcun segnale, figuriamoci intervento, nel merito della gestione del personale penitenziario confusa ed inadeguata ad affrontare le situazioni di emergenza. Abbiamo ascoltato da tempo promesse di nuove assunzioni per incrementare l’organico di personale sempre più stressato per turni massacranti e quotidiano lavoro di sacrificio, di un direttore e di un comandante del Corpo in ogni carcere, come di misure per tutelare il personale dalle continue aggressioni, senza però alcun provvedimento concreto. Come è il caso di ricordare che l’attuale Capo personale del Dap è stato nominato dal Governo precedente e che come è accaduto in tantissimi posti di responsabilità istituzionale il nuovo Governo dovrebbe procedere al suo avvicendamento che abbiamo chiesto da tempo. Per noi è prioritario inchiodare lo Stato alle sue responsabilità".

Don Gino Rigoldi: "Buttare la croce sugli agenti è ingiusto"

A poche ore dagli arresti ha rilasciato una dichiarazione sugli arresti anche l'ex cappellano del carcere Beccaria Don Gino Rigoldi:

"I reati che ci sono stati e che sono dimostrabili vanno chiamati con il loro nome e hanno dei colpevoli. Detto questo, buttare la croce sugli agenti è ingiusto. Al Beccaria mancano da anni almeno 20 agenti per completare l’organico. I nostri agenti sono tutti giovani, qualcuno ha la stessa età di alcuni ragazzi, sono del tutto estranei a una città come Milano. In partenza ricevono una formazione sommaria e si apprestano a fare dei turni spesso massacranti ed estenuanti: un turno di 8 ore diventa facilmente di 12 ore e qualcosa anche di più. Quello che occorre ora è una vera formazione che li renda sensibili ai temi educativi, oltre che sul versante della sicurezza, per non trasformarli in avversari dei ragazzi. Abbiamo da alcuni mesi una donna comandante vera e da decenni comandanti precari: c’è bisogno che questa figura sia presente in forma stabile".

"La caserma poi dove sono ospitati gli agenti è del tutto inadeguata e necessita di spazi per il loro tempo libero. Anche noi educatori dobbiamo prenderci una parte della responsabilità: non ci siamo accorti – se non di qualche caso – anche perché la presenza educativa si esaurisce nel tardo pomeriggio e la sera al Beccaria non rimane nessuno. Mi ricordo che, vent’anni fa circa, dalle 19 alle 21 c’erano diversi club di lettura, di arte, di pittura, di musica che consentivano ai ragazzi dopo cena di avere momenti di aggregazione culturale, artistica e di tempo libero organizzato. Bisognerebbe ripristinare questa esperienza con la presenza di educatori e di animatori culturali. Infine, voglio dire agli agenti che sono stati coinvolti in questa triste vicenda che noi continuiamo ad essere loro amici e siamo disposti a fare qualunque cosa che possa servire per il loro futuro".

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