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Caso pandoro Balocco-Ferragni, la Procura verso l’apertura di un’indagine dopo l’esposto per “truffa”

La Procura di Milano è pronta ad aprire un fascicolo sul caso pandoro Balocco-Chiara Ferragni. Sul tavolo del pm è arrivato l’esposto per l’ipotesi di reato di truffa presentato da Codacons e Assourt.
A cura di Enrico Spaccini
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L'esposto presentato da Codacons e Assourt, l'associazione utenti dei servizi radiotelevisivi, sul caso che sta coinvolgendo Chiara Ferragni e il pandoro Balocco è arrivato sul tavolo del procuratore di Milano Marcello Viola. A riportarlo sono le agenzie stampa che specificano che l'ipotesi di reato è truffa. Ora il magistrato dovrà valutare l'atto presentato dalle associazioni e decidere che tipo di fascicolo aprire.

Le possibilità sono tre: il modello che non presenta ipotesi di reato né indagati (il 45), quello con ipotesi di reato ma senza indagati (il 44) o con ipotesi di reato e indagati (il 21). Dopodiché potranno essere disposti ulteriori accertamenti sul caso.

La multa di Antitrust per il caso pandoro

Lo scorso 15 dicembre Antitrust ha comminato una multa alla società che fa capo all'imprenditrice da un milione di euro e da 420mila euro a Balocco. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha spiegato che le due aziende "hanno fatto intendere ai consumatori che acquistando il pandoro ‘griffato' Ferragni avrebbero contribuito a una donazione all'ospedale Regina Margherita di Torino".

In realtà, però, la donazione era stata già effettuata da Balocco mesi prima ed era pari a 50mila euro. Da questa operazione, ha sottolineato l'Antitrust, "le società riconducibili a Chiara Ferragni hanno incassato oltre un milione di euro".

Le reazioni di Balocco e Ferragni

Balocco, l'azienda dolciaria con sede a Fossano (in Piemonte), già nella tarda mattinata del 15 dicembre ha fatto sapere che presenterà ricorso per la multa ricevuta da Antitrust ribadendo di aver operato "secondo principi di correttezza e trasparenza".

Anche Chiara Ferragni ha comunicato attraverso il suo profilo Instagram che impugnerà il provvedimento "perché lo ritengo sproporzionato a ingiusto". L'imprenditrice sostiene di aver commesso un "errore in un buona fede nel legare con la comunicazione un'attività commerciale a una di solidarietà".

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