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Calci, pugni e un controllo ossessivo: finisce l’incubo per una ventenne, arrestato il compagno

Un incubo dal quale finalmente è stata liberata. Una giovane poco più che ventenne subiva da tempo continue violenze da parte del compagno, un 29enne bergamasco, arrestato con l’accusa di maltrattamenti fisici e verbali e violenza sessuale. La ragazza non poteva avere contatti col mondo esterno ed era sorvegliata a distanza con delle telecamere installate in casa: doveva chiedere il permesso per passare da una stanza all’altra.
A cura di Simona Buscaglia
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Immagine di repertorio
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Era ormai diventata una vita da incubo quella di una giovane, poco più che ventenne, costretta a subire le quotidiane violenze fisiche e verbali del suo convivente, un ventinovenne bergamasco, arrestato con l'accusa di maltrattamenti fisici e verbali e violenza sessuale. Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Laura Cocucci, hanno delineato un quadro di continue violenze che la giovane subiva fino a dieci volte al giorno: calci, pugni e sputi ma anche controlli ossessivi e una gelosia che l'avevano esclusa dal mondo esterno. La squadra mobile di Bergamo oggi ha eseguito l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari Massimiliano Magliacani.

Le indagini partite dalla denuncia della madre della ragazza

La madre della giovane vittima si era rivolta a un centro antiviolenza sul territorio, preoccupata che la figlia potesse subire violenza fisica e psicologica dal compagno. La giovane infatti non aveva mai trovato il coraggio di denunciare il suo convivente. In molte occasioni, secondo quanto raccolto dagli investigatori, la donna era anche stata costretta a subire atti sessuali non voluti. Sberle, schiaffi e pugni erano purtroppo solo la punta dell'iceberg di quello che subiva tutti i giorni. Per soggiogare completamente la ragazza, il 29enne aveva anche installato delle telecamere in casa, per controllare a distanza la ragazza quando lui era a lavoro, impedendole di uscire e di avere contatti con il mondo esterno: doveva chiedere il permesso anche per passare da una stanza all'altra. Quei pochi contatti che la giovane aveva, ad esempio attraverso qualche chiamata, dovevano avvenire sotto il più completo controllo dell'uomo, che la obbligava a inserire il vivavoce, per assicurarsi che non potessero trapelare informazioni circa il suo comportamento.

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