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Aereo precipitato a Milano: “Sono rimasti solo brandelli, sarà determinante la scatola nera”

Dell’aereo che domenica scorsa è precipitato a San Donato Milanese sono rimasti “solo brandelli”: come spiegato a Fanpage.it da alcune fonti vicine alla Procura gran parte di questi “sono irriconoscibili. Certamente dovuto all’esplosione”. Intanto i vigili del fuoco hanno concluso il recupero di tutti i pezzi che sono stati trasferiti in un magazzino dove verranno svolte tutte le perizie tecniche.
A cura di Ilaria Quattrone
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Tutti i resti dell'aereo che domenica scorsa si è schiantato contro un palazzo a San Donato Milanese (Milano) sono stati portati in un magazzino: qui saranno svolte tutte le perizie tecniche che permetteranno di comprendere cosa possa essere successo in quel tragico giorno. A renderlo noto sono i vigili del fuoco del comando di Milano che, negli ultimi giorni, hanno assistito il personale della polizia scientifica e i tecnici del Politecnico per il recupero dei resti del velivolo. Proprio ieri è stato trovato a 2,5 metri sotto terra un pezzo del motore: "Sono rimasti dei brandelli dell'aereo, gran parte dei pezzi sono irriconoscibili. Sarà quindi difficile determinare da quelli le cause dell'incidente", spiegano fonti della Procura a Fanpage.it.

Fondamentale l'analisi della scatola nera

Nonostante questo l'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo – che sta svolgendo un'inchiesta parallela a quella della Procura di Milano dove i pubblici ministeri Paolo Filippini e Mauro Clerici, coordinati dall'aggiunto Tiziana Siciliano, stanno indagando per disastro colposo – continuerà a lavorare su ciò che resta. Elementi fondamentali potranno essere ottenuti dalla scatola nera: "Ovviamente bisognerà capire quali sono le condizioni di questa", spiegano ancora dalla Procura. Se la scatola dovesse essere in pessime condizioni bisognerà inviarla all'azienda di costruzione.

Le ipotesi sulle cause dell'incidente

Le ipotesi sulle quali si indaga sono diverse: dall'errore umano al disorientamento spaziale e fino all'anomalia del motore. Dan Petrescu, il magnate romeno che quel giorno pilotava l'aereo e che è morto insieme ad altre sette persone – avrebbe dovuto avere abbastanza esperienza: "Sicuramente ne aveva perché per guidare quell'aereo, bisogna averne – precisano ancora a Fanpage.it – ma ulteriori analisi ci consentiranno di capire quante miglia siano state percorse". Fondamentali a tal proposito saranno anche i documenti relativi ai brevetti acquisiti da Petrescu: anche in questo caso bisognerà attendere che arrivino dalla Romania.

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