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Migrante di 14 anni muore in mare con la pagella scolastica cucita addosso

La storia di un giovanissimo migrante annegato nel 2015 nel Mar Mediterraneo insieme ad altre 1.100 persone: il ragazzino aveva la pagella scolastica cucina nella tasca dei pantaloni.
A cura di Davide Falcioni
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La vignetta di Makkox
La vignetta di Makkox

Non ha un nome e non ha un volto, ma come era accaduto anni fa per il piccolo Alyan, arrivato morto su una spiaggia turca, il sacrificio di un altro giovane migrante è servito a squarciare – almeno temporaneamente – il velo sulla sorte di migliaia di esseri umani, sulle difficoltà del loro viaggio e le speranze che  inseguono. Questa volta a commuovere l'Italia è la storia di un ragazzino di 14 anni partito dal Mali e annegato il 18 aprile del 2015 nel Mar Mediterraneo insieme ad altre 1.100 persone, nel più importante naufragio dalla Seconda Guerra Mondiale: il giovane aveva cucito nella tasca dei pantaloni la pagella scolastica, il "documento" che – secondo sua madre – più di tutti avrebbe rappresentato un lasciapassare in Europa. A ricordare questa tristissima storia è stata Cristina Cattaneo, medico legale che da anni tenta di riconoscere i corpi dei migranti annegati in mare, dando a loro un nome, un'età e quindi anche una storia.

Come raccontato da Cattaneo su Il Foglio il giovane si era imbarcato in Libia: il 18 aprile del 2015, mentre era in navigazione, l'imbarcazione su cui viaggiava si è rovesciata e i soccorsi non riuscirono ad arrivare in tempo. Fu una vera e propria carneficina: 1.100 uomini, donne e bambini morirono annegati. Tra loro un ragazzo con una pagella cucita in tasca di cui non si conosce il nome, solo l’età. I genitori l'avrebbero spinto a portare con sé i propri voti probabilmente per dimostrare, una volta approdato in Europa, che era un bravo studente.

La storia del quattordicenne è diventata virale dopo quasi quattro anni da quel naufragio grazie alle parole di Cattaneo e a una vignetta di Makkox rilanciata su Twitter. Al Il Foglio, la dottoressa ha parlato del suo libro “Naufraghi senza volto”, nel quale racconta il lavoro svolto sui corpi ritrovati nel peschereccio affondato nel 2015. Oltre alla storia del ragazzo con la pagella, ci sono molti altri aneddoti. Uno, forse, particolarmente significativo: il ritrovamento di buste di terra portate dai migranti, come a voler portare in Europa un pezzetto di casa.

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