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Massacrato di botte, dopo 16 anni torna alla Diaz per raccontare il G8 di Genova agli studenti

Durante il G8 di Genova, il 21 luglio del 2001, il giornalista Mark Covell si trovava all’interno della scuola Diaz, dove 300 poliziotti fecero irruzione e manganellarono gli attivisti presenti mentre dormivano. Covell venne selvaggiamente percosso e finì in coma per 14 giorni. A distanza di sedici anni ha deciso di tornare alla Diaz di Genova per incontrare gli studenti e raccontare che cosa successe davvero quella notte.
A cura di Charlotte Matteini
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Passati sedici anni dall'aggressione subita all'interno della scuola Diaz di via Battisti durante il G8 di Genova, nel luglio 2001, il giornalista inglese Mark Covell è tornato nell'istituto della mattanza per parlare con gli studenti del liceo Pertini e raccontare loro la propria storia nell'ambito della giornata dedicata al tema "Forze di polizia e diritti umani in Italia" organizzata da Amnesty International. Quel 21 luglio del 2001 Covell fu selvaggiamente picchiato e finì per quattordici giorni in coma, passando i successivi sedici anni a condurre battaglie legali e a cercare aiuto nelle terapie psicologiche post-trauma. "Sento le stesse cose di quella notte, come se stesse succedendo tutto adesso", ha raccontato Covell. "Per la prima volta incontro qui dentro dei ragazzi, gli studenti della scuola, per raccontare cosa è successo veramente quella notte. Era uno dei miei desideri. E voglio continuare a farlo, a parlare di diritti umani con i ragazzi, anche nelle Università italiane. Parlare dei fatti di Genova significa difendere i diritti umani: che sono minacciati ogni giorno, anche in Occidente, anche qui".

"Vedendomi, spero che i ragazzi capiscano il valore dei diritti umani. Quella notte io li ho persi, mi furono completamente negati dallo Stato e dalla polizia italiana", spiega Covell, cominciando il racconto: "Il 21 luglio 2001, oltre 300 agenti con il supporto dei carabinieri fanno irruzione nella scuola dove dormono gli attivisti, davanti alla sede del Genoa Social Forum. Io sono una delle 93 persone che si trovavano alla Diaz. Vedendo arrivare le camionette ho provato a raggiungere il mio computer nell'edificio davanti per scrivere quello che stava accadendo. Ma i poliziotti mi hanno fermato in strada e mi hanno aggredito per tre volte; mi hanno fratturato la mano sinistra e otto costole, che hanno perforato un polmone; per i calci sul volto ho perso 16 denti. Pensai: sto per morire", racconta Covell, mostrando i video di quella notte e aggiungendo che a causa dello stress post traumatico, nel corso di questi anni ha subito due esaurimenti nervosi. "Non faccio più il giornalista, ora. Lavoro in un negozio, faccio una vita semplice, ho bisogno di normalità".

Alla domanda di una studentessa, che chiede al giornalista come reagirebbe ora se uno degli agenti si scusasse con lui, Covell risponde: "Gli chiederei di fare i nomi degli altri. I processi hanno condannato 25 persone per la Diaz, ma per il mio pestaggio fuori dalla scuola non è stato identificato, e dunque condannato, nessuno".

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