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Maltempo. Distrutti i boschi dell’Altopiano delle Alpi, 300 mila alberi caduti: “Come in guerra”

I boschi tra Veneto e Trentino Alto Adige sono stati letteralmente spazzati via. Le immagini sono scioccati: una immensa distesa di alberi schiantatisi a terra o spezzati nell’altopiano di Asiago, il 10% del patrimonio boschivo. “Non è rimasto più niente”.
A cura di Biagio Chiariello
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L’ondata di maltempo delle ultime ore ha letteralmente cambiato il paesaggio delle Alpi, come una guerra, come dopo il passaggio di un uragano. Non solo nel Bellunese, ma anche nell’Alto Vicentino, la situazione è disastrosa: nei 7 comuni dell’Altipiano di Asiago gli alberi abbattuti dal vento in tutto il territorio sarebbero stimabili invece in 300 mila. Interi boschi nella zona tra Gallio e Foza sono stati in pratica spazzati via dal vento. Si parla del 10% del patrimonio boschivo di Veneto e Trentino Alto Adige. Una devastazione che avrà ripercussioni economiche – sulle casse comunali e sulle ditte di legname – e ambientali per almeno un decennio. “La piana di Marcesina non c’è più – è il commento del sindaco di Enego, Ivo Boscardin, sconvolto – Stiamo parlando di oltre mille ettari di boschi andati completamente distrutti. I danni all’ecosistema sono incalcolabili. Nemmeno la guerra aveva ridotto Marcesina così”. In Val d’Assa, lungo la strada provinciale per Trento, la foresta è stata quasi totalmente abbattuta. Una sterminio di alberi analogo pure nella zona delle Melette, tutt’intorno alla stazione sciistica e anche verso i boschi di Foza. “Scene da bomba atomica – racconta l’assessore al patrimonio di Asiago, Diego Rigoni – Sono stati vanificati cent’anni di ricostruzione boschiva e pianificazione forestale”.

“I boschi di Mario Rigoni Stern non ci sono più – piange Roberto Ciambetti, vicentino, presidente del consiglio regionale del Veneto – Cento anni dopo la Grande Guerra, che aveva devastato l'Altipiano, è stata la natura a investire con tutta la sua forza la foresta lasciando dietro di sé una desolazione indicile, resa ancor più dolorosa dal silenzio in cui questo evento è stato confinato dai grandi mass media e dalle televisioni nazionali. Si prova una sensazione di spaesamento vedendo il risalto dato ai panfili di Rapallo o alla strada provinciale di Portofino e le scarse, se non nulle notizie, di quanto accaduto nell'Altipiano dei Sette Comuni. Eppure – dice Ciambetti – le immagini che da giorni popolano i social sono più che eloquenti: dalla Val d'Assa alla Marcesina la memoria, e non c'è esagerazione, rimanda all'esplosione di Tunguska”.

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