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Libia: dopo la liberazione di Tripoli il Mondo si appresta a fare i conti con il nuovo governo di transizione

Quando ormai la fine della dittatura di Gheddafi sembra imminente, tutte le maggiori potenze cercano di mettere la bandiera sulla vittoria dei ribelli. Il leader del Cnt, Jalil, annuncia che il futuro governo avrà relazioni speciali con i Paesi che hanno sostenuto la rivoluzione, così anche l’Italia si prepara ad un futuro di primo piano nel settore energetico della Libia.
A cura di Antonio Palma
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I ribelli sfondano a Tripoli

La Libia sembra a un punto di svolta, dopo la conquista di gran parte di Tripoli, i ribelli hanno preso il controllo della tv di stato e ora si preparano all’assalto definitivo contro il bunker, dove si suppone sia nascosto Muammar Gheddafi con un ultimo gruppo di fedelissimi pronti a dare battaglia. Il Leader libico intanto è sempre più solo, anche gli ultimi Paesi che ancora cercavano di avere un ruolo neutrale si apprestano ad abbandonarlo al suo destino. Dopo la decisione di ieri della Tunisia, oggi anche l’Egitto ha riconosciuto il Consiglio nazionale di transizione libico come governo legittimo della Libia.

Tutti oramai sono convinti che le ore del dittatore libico siano agli sgoccioli e si affrettano ad abbandonare la barca, anche per non perdere le opportunità di fare buoni affari con il petrolio gestito dal futuro governo di transizione. Come ha confermato il portavoce del Cnt, Mustafa Abdel Jalil, il futuro governo avrà “relazioni speciali con i Paesi che hanno sostenuto la rivoluzione dal suo inizio”. Anche le Borse sembrano aver fiutato i prossimi affari libici, visti i grossi guadagni realizzati dalle maggiori compagnie petrolifere che hanno interessi nella zona. Anche il nostro Ministro per lo sviluppo economico, Paolo Romani, ha voluto precisare che “con il nuovo governo la parte che abbiamo sempre avuto in questo paese la manterremo”, stesse impressioni espresse dal Ministro Frattini, che in un’intervista ha ricordato come l’Eni avrà un futuro di primo piano nel settore energetico della Libia.

La battaglia in realtà potrebbe ancora rivelarsi molto sanguinosa, infatti, oltre che in alcune zone di Tripoli, i combattimenti continuano anche sul fronte di Brega. Dal mondo occidentale arrivano per questo gli appelli alla resa rivolti a Gheddafi. Anche il nostro Premier Silvio Berlusconi ha consigliato al suo ex amico di porre fine a ogni inutile resistenza in modo da risparmiare al suo popolo ulteriori sofferenze”, invitando però anche i ribelli ad evitare vendette e inutili spargimenti di sangue.

Le reazioni dei leader mondiali alla presa di Tripoli

Le reazioni dei leader mondiali alla presa di Tripoli

Cantano vittoria per la riuscita delle operazioni militari tutti i leader delle maggiori potenze coinvolte nel conflitto libico. “Tripoli si libera del tiranno”, ha annunciato festosamente il presidente Usa, Obama, ricordando che “l'aspirazione universale alla dignità e alla libertà è molto più forte del pugno di ferro di un dittatore”. Obama ha invitato Gheddafi a rinunciare al suo potere e allo stesso tempo ha invitato il Cnt ha portare avanti un processo di transizione democratico. Gli ha fatto eco il Primo ministro britannico, David Cameron, che si è detto “orgoglioso di avere giocato un ruolo in questa rivoluzione”, annunciando lo scongelamento de beni libici, bloccati subito dopo l’inizio degli scontri. Cameron, ricordando che la situazione è ancora difficile, ha voluto comunque ribadire che il popolo libico è “un passo avanti rispetto alla repressione e un passo più vicino alla democrazia”. Soddisfazione anche da Parigi che per prima aveva inviato suoi aerei in aiuto dei ribelli, “la Francia ha assunto rischi calcolati e la causa era giusta” ha detto il Ministro degli Esteri francese Alain Juppé.

La stessa Francia ha annunciato di aver proposto una riunione del Gruppo di contatto sulla Libia per la settimana prossima. Tutto il mondo occidentale si prepara a varare nuove mosse per essere pronto a gestire un comitato di transizione tutt’altro che omogeneo e con interessi e obiettivi anche opposti. Il Futuro della Libia dunque è tutto da decidere.

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