10.908 CONDIVISIONI

La lezione di Giovanni Falcone: non smettere mai di parlare delle mafie

Praticare, non predicare, non creare eroi, non scaricare su terzi il proprio ruolo. E parlare, parlare sempre delle mafie: questa è la lezione del grande giudice siciliano ammazzato da Cosa Nostra il 23 maggio 1992.
10.908 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Parlarne, parlarne sempre. Le mafie temono la consapevolezza, la cultura, la parola in ogni sua forma. E quindi bisogna parlarne. Anche quando qualcuno ti attacca, anche se qualcuno sostiene che non serva, che occorra invece «fare i fatti» (quali? E perché bisogna farli in silenzio?). Parlarne, senza limitarsi ad ascoltare i ‘guru' dell'antimafia, parlarne tra noi e se possibile – e lo è, se hai un cellulare collegato a internet – documentarsi. Poi, per carità, guardare pure le serie tv sulla camorra a Scampia e le loro parodie, farsi anche due risate – ridurle a maschere carnascialesche è fondamentale – ma poi non dimenticare mai la scia di sangue, le violenze e soprattutto i tanti soldi che consentono loro di stare a galla, anzi, di organizzare la prossima salita nella scala sociale: non più nei bunker segreti ma nelle aule d'Università economiche, non più armati di Kalashnikov ma di avvocati civilisti, lobbisti e stakeholder.

Parlarne e sostenere chi ne parla e chi – sono purtroppo ancora tanti – per il solo fatto di scriverne viene messo in una costante condizione di pericolo. Non creare eroi, non scaricare su terzi il proprio ruolo: l'acquisto di un libro, la visione di uno spettacolo teatrale o di un film non è una laurea in mafiologia né tanto meno una medaglia d'onestà da appuntarsi in petto. Praticare, non predicare. Tutti i giorni, che tu sia un imbianchino o un giudice.
È questa la lezione che mi ha lasciato Giovanni Falcone; quando è morto avevo 15 anni.

10.908 CONDIVISIONI
Immagine
Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views