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Le 5 mostre imperdibili sugli impressionisti nelle città italiane

Fino a febbraio un calendario ricco di appuntamenti imperdibili per la stagione espositiva italiana: le importanti collaborazioni con il Musèe d’Orsay e il Detroit Institute of Arts riportano in Italia i grandi maestri dell’Impressionismo. A Torino Monet, ma non solo: Picasso a Genova e Balthus a Roma, per un autunno all’insegna dell’arte.
A cura di Federica D'Alfonso
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Un autunno all'insegna dell'Impressionismo, ma non solo: la stagione espositiva che si aprirà a breve riporta in Italia alcune delle opere più famose della pittura fra Otto e Novecento, da Manet a Picasso, passando per le rassegne monografiche di artisti come Toulouse-Lautrec e Balthus. Numerosissime le opere esposte in tutta Italia, da Genova a Roma, provenienti dalle più importanti collezioni europee: la collaborazione più eccezionale, senz'altro quella con il Musèe d'Orsay che, con più di cento opere distribuite nei siti espositivi italiani, regala agli appassionati la possibilità di ammirare alcuni fra i dipinti più belli e significativi degli ultimi due secoli. Ecco dunque cinque mostre importanti, anzi di più: cinque occasioni imperdibili per conoscere ed apprezzare alcuni fra gli artisti più importanti di sempre.

1. "Dagli Impressionisti a Picasso" al Palazzo Ducale di Genova

Gladioli, Claude Monet, 1876
Gladioli, Claude Monet, 1876

Dal 25 settembre 2015 al 10 aprile 2016 un viaggio affascinante all'interno delle sale del Palazzo Ducale di Genova ripercorrerà lo sviluppo delle avanguardie dell'arte europea fra ‘800 e ‘900. Un percorso espositivo pensato dettagliatamente per esplorare l'evoluzione artistica a cavallo dei due secoli, con una serie di sale tematiche che progressivamente raccontano gli albori e la nascita del movimento impressionista, l'evoluzione nelle avanguardie degli anni Venti, fino ad arrivare alla rivoluzione artistica lunga tutto il Novecento di Pablo Picasso. Ben 50 opere provenienti dal Detroit Institute of Arts: da Monet a Van Gogh, e poi ancora Gauguin, Cezanne e Renoir, per arrivare fino a Modigliani, Picasso e Kandinsky.

La rassegna, promossa dal Comune di Genova e dal Mibact, è una delle più importanti collaborazioni oggi attive fra l'Italia e il collezionismo americano che tanto ha contribuito alla conservazione e alla diffusione dell'arte di questo periodo. Si inizia con la "nascita" dell'Impressionismo, con i primi esperimenti di contrasto fra luce ed ombra effettuati all'aria aperta: Courbet con "Bagnante addormentata presso un ruscello", i bellissimi "Gladioli" di Claude Monet, e il "Sentiero" di Camille Pissarro. La figura chiave della sezione successiva è ovviamente quella di Van Gogh: gli studi sulla figura umana, i paesaggi di Aix e le nature morte, sperimentazioni che verranno confrontate con quattro straordinari capolavori di Paul Cezanne. Ed ancora, dopo il momento delle avanguardie tedesche (con Oskar Kokoscka) si passa all'astrattismo di Vassily Kandinsky, con "Studio per quadro con forma bianca" del 1913. Due, le sale monografiche di questa monumentale mostra: una dedicata ad Edgar Degas, l'altra riservata a sei tele di Pablo Picasso che ripercorrono la vicenda artistica del genio dal 1905 (con "Testa di Arlecchino") agli anni Quaranta, con "La ragazza che legge" (del 1938).

2. Claude Monet alla Galleria d'Arte Moderna di Torino

Déjeuner sur l'herbe, Claude Monet, 1866
Déjeuner sur l'herbe, Claude Monet, 1866

Dal 2 ottobre al 31 gennaio sarà possibile ammirare oltre 40 capolavori del padre dell'Impressionismo, Claude Manet. La collezione arriva dal Musèe d'Orsay, ed è assolutamente nuova e mai vista in Italia, preparandosi a registrare un record d'affluenza mai visto alla Gam torinese. Fra le opere selezionate il grande frammento centrale de "Le dèjeuner sur l'herbe", opera fondamentale nel percorso di Monet nella precoce affermazione di una nuova, audace concezione della pittura "en plein air" e passaggio obbligato per raggiungere l'Impressionismo. Il dipinto è stato realizzato nel 1866, e riprende la celebre rappresentazione di Edouard Manet, la "Colazione sull'erba". Il frammento, di fatto, avrebbe dovuto comporre poi un quadro di maggiori dimensioni che tuttavia Monet non portò mai a termine, a causa di una dura critica del collega Courbet.

3. L'arte di Toulouse-Lautrec al Palazzo Blu di Pisa

Ballo al Moulin Rouge, Henri DeToulouse-Lautrec, 1889
Ballo al Moulin Rouge, Henri DeToulouse-Lautrec, 1889

Dal 16 ottobre al 14 febbraio il Palazzo Blu di Pisa racconterà ai visitatori il genio poliedrico di Toulouse Lautrec. Con i suoi dipinti Lautrec ha rappresentato la vita bohémien della Parigi di fine XIX secolo, la povertà, le notti trascorse al Moulin Rouge. Con il suo post impressionismo e le sue illustrazioni, con i suoi dipinti e i suoi disegni, Montmartre e i bordelli parigini sembrano rivivere, come nella famosa opera “Al Salon di rue des Moulins”. Una vita difficile e al limite quella raccontata attraverso l'arte, a volte taciuta: Henri de Toulouse Lautrec era nato da una famiglia appartenente all'aristocrazia francese, e per tutta la vita ha portato con sé il peso del matrimonio fra consanguinei. Lautrec era infatti affetto da una malattia genetica delle ossa molto simile al nanismo. Muore a 37 anni, forse per alcolismo o per sifilide. In vita fu definito "l'anima di Montmartre",, per aver rappresentato spesso la vita del Moulin Rouge e degli altri locali e teatri di Montmartre e di Parigi.

4. "Impressionisti Tête-à-Tête" al Complesso del Vittoriano di Roma

Lezione di danza, Edgar Degas, 1873-1875
Lezione di danza, Edgar Degas, 1873-1875

Dal 15 ottobre al 7 febbraio il Complesso del Vittoriano ospita una selezione di capolavori mai visti in Italia: oltre 60 opere provenienti dal Musée d'Orsay, tra cui spiccano il "Balcone" di Manet, la "Lezione di danza" di Degas, l'Autoritratto di Van Gogh, la "Lettrice" e "Ragazze al pianoforte" di Renoir, oltre che le "Donne di Tahiti" di Gauguin. La mostra vuole mettere in luce gli aspetti innovativi comuni nell'elaborazione dell'arte moderna, risaltando però le caratteristiche delle singole personalità. Dunque un duplice sguardo: quello attento alla fugacità del momento, rappresentato attraverso la figura umana dinamica e in rapporto con il mondo circostante, e quello che osserva lo spaccato della società parigina della seconda metà dell'Ottocento, attraversata dai grandi mutamenti artistici, culturali e sociali di cui gli impressionisti furono esponenti e testimoni. Sessanta opere per sessant'anni di pittura francese, dal 1860 al 1919. Opere ambiziose e bellissime che, come ha scritto Émile Zola nel 1875 "dovrebbero, per il loro stesso carattere, rappresentare la modernità".

5. Balthus alle Scuderie del Quirinale di Roma

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Da metà ottobre in due sedi prestigiose, presso le Scuderie del Quirinale e Villa Medici, sarà ospitata una grande retrospettiva, unica nel suo genere. Circa 200 opere provenienti dalle maggiori collezioni internazionali che tracciano un ritratto appassionato e inusuale dell'eccentrico Balthus, pseudonimo di Balthasar Kłossowski de Rola. La mostra, a cura di Cecile Debray, curatrice del Centre Pompidou, a quindici anni dalla morte di Balthus riporta a Roma un'artista controverso, enigmatico, la cui arte risente molto del rapporto quasi viscerale con questa città. Non soltanto un pittore, ma anche un disegnatore ed eccellente fotografo. I capolavori, provenienti dai più importanti musei europei ed americani oltre che da prestigiose collezioni private, compongono un avvincente percorso in due segmenti: alle Scuderie del Quirinale retrospettiva completa organizzata intorno ai capolavori più noti, mentre a Villa Medici un'esposizione che, attraverso le opere realizzate durante il soggiorno romano, mette in luce il metodo e il processo creativo di Balthus. L'artista trascorre metà della sua vita fra Berlino e la Francia, ma fin da subito viene folgorato dall'arte del Rinascimento toscano e in particolare da Piero della Francesca, scoperti in occasione di un primo viaggio in Italia nel 1926. Ed è proprio da quest'innamoramento artistico che nascerà quell'enigmatica staticità che è caratteristica distintiva della sua produzione pittorica, in particolare di quella che risale agli anni Trenta. Alla sua giovanile passione per la cultura italiana si aggiunge, a partire dal 1961, la cruciale esperienza del soggiorno romano come direttore dell'Accademia di Francia a Roma, proprio a Villa Medici. Durante i 17 anni di permanenza nella capitale Balthus approfondisce la pratica del disegno e della pittura, e si misurerà col progetto del restauro dell'edificio e dei giardini storici, anch'essi accessibili ai visitatori della mostra.

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