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“Lavorare meno, lavorare tutti”: in Emilia vogliono ridurre l’orario lavorativo a 32 ore

La proposta di legge è stata presentata dal consigliere regionale Piergiovanni Alleva di Altra Emilia – Romagna e prevede l’erogazione di un incentivo economico da parte della regione alle imprese del territorio.
A cura di Charlotte Matteini
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"Lavorare meno, lavorare tutti", il famigerato slogan che ha imperversato negli anni '70 torna nuovamente in auge, questa volta nella regione Emilia – Romagna. Una proposta presentata dal consigliere di Altra Emilia – Romagna e docente di diritto del lavoro, Piergiovanni Alleva, punta a ridurre per legge l'orario lavorativo settimanale dalle tradizionali 40 ore a 32, proposta ancora più ardita rispetto a quella sostenuta verso la fine degli anni '90 da Fausto Bertinotti, che finì per far cadere il governo Prodi a causa della perplessità espressa dall'allora presidente del Consiglio, che mirava a un settimanale da 35 ore in vigore dal primo gennaio del 2001. Secondo Alleva, una riduzione così consistente dell'orario lavorativo – che sarebbe spinta attraverso l'erogazione di un contributo economico da parte della Regione – permetterebbe di assorbire interamente la disoccupazione presente in Emilia – Romagna, dando quindi la possibilità di lavorare a chiunque lo desideri, perché le aziende avrebbero bisogno di personale per coprire quelle ore che resterebbero così scoperte e da assegnare a nuovi dipendenti. "I lavoratori dipendenti sono circa due milioni e i disoccupati circa 160.000, l’effetto occupazionale della riduzione di orario sarebbe più che doppio della disoccupazione esistente", sostiene il consigliere Alleva motivando la proposta di legge.

"La semplice riduzione delle ore di in una singola giornata non basta, però, perché verrebbe facilmente riassorbita da misure organizzative, intensificazione dei ritmi di lavoro o riduzione delle pause", rimarca Alleva, sottolineando che l'unica via percorribile rimane "la riduzione mirata, consensuale e incentivata dell'orario, per creare un posto di lavoro in più ogni quattro, attraverso contratti di solidarietà espansivi previsti per lavoratori di imprese non in crisi" e la Regione Emilia Romagna interverrebbe economicamente per compensare parzialmente quella quota di salario perso dal lavoratore a tempo pieno che si vedrebbe ridotto il compenso a seguito del taglio dell'orario settimanale.

L'orario lavorativo a 35 ore, però, per esempio, è già realtà da quasi vent'anni ormai in Francia, introdotto per legge dal governo socialista guidato da Lionel Jospin nel 1997, nella speranza di riuscire a creare circa 700.000 posti di lavoro in più, obiettivo che a quanto pare non sarebbe stato raggiunto, anche se i conti sembrano non tornare affatto: secondo il centro studi dei sindacati sarebbero infatti stati creati non oltre 500 mila posti di lavoro, mentre per la Fondation Concorde la cifra non supera i cinquantamila. Al momento, però, dopo circa 20 anni, le 35 ore sono ritornate al centro del dibattito anche in Francia, dopo che l'ex primo ministro Manuel Valls, nell'ambito della riforma del codice del lavoro, ne ha proposto l'abolizione, scatenando le proteste in piazza dei cittadini francesi.

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