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L’incanto del Simbolismo in mostra a Palazzo Reale di Milano

La magia e l’incanto del Simbolismo in una grande mostra a Palazzo Reale di Milano. “Il Simbolismo. Dalla Belle Epoque alla Grande Guerra” con 150 capolavori, da Klimt a Klinger a Segantini, sarà inaugurata il 3 febbraio e resterà visitabile fino al 5 giugno.
A cura di Silvia Buffo
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Danaë, 1907. Collezione privata. Vienna
Danaë, 1907. Collezione privata. Vienna

Atmosfere oniriche, incanto e mito sono le tinte emotive della grande mostra presto ospitata nella sede di Palazzo Reale a Milano. Dal 3 febbraio al 5 giugno 150 capolavori daranno vita all'allestimento dell'esposizione "Il Simbolismo. Dalla Belle Epoque alla Grande Guerra". Un vero e proprio compendio del movimento pittorico sviluppatosi in tutta Europa tra ’800 e ’900 attraverso l'arte di grandi maestri come Klimt, Holder, Khnopff, Klinger, Moreau, Odillon Redon, che, affiancate ai capolavori di Segantini, Previati, Sartorio, Galileo Chini, con accento esclusivo sulla produzione italiana.

L'esposizione è promossa dal comune di Milano e prodotta da 24 Ore Cultura –Gruppo 24 Ore in collaborazione con Arthemisia Group. Fa parte del programma che Palazzo Reale dedica all’arte tra XIX e XX secolo, già avviato dalla rassegna ‘Alfons Mucha e le atmosfere art nouveau' fino al 20 marzo. Un grande lavoro di selezione dei capolavori è stato attuato dalla direzione artistica di Claudia Zevi & Partners – art engineering, insieme ai curatori Michel Draguet e Fernando Mazzocca che hanno attinto le opere simboliste dai musei italiani e internazionali, ma anche da preziosissime collezioni private.

Fra dipinti e sculture ne viene fuori il suggestivo quadro di un Simbolismo unitario e compatto, tipico risultato della sinergia dei maestri del movimento. In Europa, dall’Inghilterra alla Francia, dal Belgio all’area nordica, dall’Austria all’Italia, il Simbolismo ha radicato le sue fondamenta nel mito e in temi a carattere esistenziale in armonia con i valori universali, quasi contemplandone il mistero, un vero e proprio elogio celebrativo all'enigma della vita e della morte.

La mostra è scandita in 18 sezioni tematiche, un viaggio oltre l'apparenza del reale fra le eteree sfumature del sogno. Dalle suggestioni soffuse di Fernand Khnopff all'acuta iconografia di Klinger, in contrasto con i demoni di Odillon Redon e Alfred Kubin, fino ai miti di Gustave Moreau e il decadente Musil, passando per il vitalismo di Hodler, fino alle suggestioni dei Nabis e la concezione dell'amore di Giovanni Segantini affianco alle magiche decorazioni di Galileo Chini.

klimt
"L'albero della vita"di Kimt, 1909.

L'esposizione sarà integrata con capolavori di respiro internazionale presenti alle varie edizioni della Biennale di Venezia, con i protagonisti del Simbolismo europeo come von Stuck, Hodler, Klimt in dialogo con l'ambiente artistico italiano, di cui Sartorio ne è l'esempio principe proprio con il suo ciclo pittorico ‘Il poema della vita umana’, prodotto in occasione della Biennale del 1907, in cui fu allestita la  ‘Sala dell’Arte del Sogno’, uno dei simboli più connotanti del movimento.

Il curatore Fernando Mazzocca spiega come il fine della mostra di Palazzo Reale sia quello di affiancare il Simbolismo anche all'Italia delle arti figurative, l’architettura, la letteratura e la musica:

Il Movimento ha contribuito a rinnovare profondamente la cultura nazionale, facendola entrare nella modernità e anticipando il futurismo e se Segantini e Previati hanno rappresentato le due anime del movimento, una più legata alla dimensione della realtà naturale, l’altra a quella del sogno, Pellizza da Volpedo e Morbelli, dal canto loro, confermano come il Divisionismo italiano, assolutamente all’altezza delle altre avanguardie europee, abbia raggiunto i suoi risultati più alti proprio quando, creando ‘l’arte per l’idea’, è passato dal realismo alle istanze simboliste. Questo il clima milanese, mentre a Roma, anche per l’influenza di D’Annunzio, i grandi protagonisti come Sartorio e De Carolis hanno elaborato una pittura che si rifaceva alla tradizione, soprattutto al Rinascimento, e privilegiava il mito o l’allegoria, seguendo le orme dei preraffaelliti inglesi come Rossetti, Holman Hunt e Burne-Jones.

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