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L’idea di Bersani: “Faremo un Ulivo 4.0”. Renzi: “Scissione non la capirebbe nessuno”

L’ex segretario del Partito Democratico rilancia la proposta “alternativa” al progetto renziano: “Faremo un Ulivo 4.0, basato sulla pluralità”.
A cura di Redazione
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Aveva fatto molto discutere l’intervista con la quale Bersani sostanzialmente lasciava intendere la possibilità di dar vita a una sorta di nuovo Ulivo, nel caso in cui Matteo Renzi portasse il PD a nuove elezioni senza passare per la fase congressuale. Oggi, l’ex segretario del Partito Democratico e indicato per la carica di Presidente del Consiglio alle politiche del 2013, ribadisce il concetto e anzi aggiunge: “L'Ulivo che ho in mente non è un revival del passato, è un Ulivo 4.0”.

Nella lettura di Bersani, affidata ai taccuini de L’Ansa, è evidente che “serve una pluralità che vada dalla sinistra radicale al civismo, con forme ancora da trovare”, e dunque, aggiunge, “quando dico Ulivo dico qualcosa che ha una solida cultura costituzionale e punta a mettere insieme la pluralità del centrosinistra, perché non possiamo rassegnarci all'idea di un soggetto chiuso nel proprio campo”.  Quanto alla possibilità che il Congresso sia in qualche modo “sostituito” dalle primarie e che dunque si possa votare ugualmente in primavera, Bersani glissa e si trincera dietro un no comment.

Successivamente, intervenendo ai microfoni di Radio Radicale, apre alla possibilità di un luogo di discussione “che assomigli a un congresso”, argomentando: “In tutti i partiti che conosco io, in Europa e nel mondo, quando si arriva alle viste della conclusione di un ciclo, si rende contendibile la linea politica. In casa Pd non possiamo arrivare a votare senza fare il punto”.

In serata è arrivata la replica del segretario del Pd, Matteo Renzi, intervistato al Tg1, secondo cui "una scissione non la capirebbe nessuno": "Comunque vadano le primarie o il congresso l'importante è che il giorno dopo si rispetti chi ha vinto, altrimenti è l'anarchia. Va bene tutto per fare del Pd davvero un partito democratico". L'ex premier non si è sbilanciato sulla data del voto: "Non so in che giorno si voterà, non tocca a me deciderlo, ma qualunque sia quel giorno è fondamentale che le forze politiche parlino delle esigenze delle persone. Discutiamo di disoccupazione, discutiamo di sicurezza, di banda larga e innovazione, del futuro dell'ambiente: così saremo credibili, altrimenti le elezioni sembreranno solo una caccia alle poltrone".

L'errore più grande rispetto al referendum, ha aggiunto, "è  stato quello di perdere di vista le esigenze dei cittadini normali e pensare alle dinamiche del Palazzo. Questo è forse l'insegnamento più grande del dopo-referendum: preoccuparsi molti più di ciò che accade ai cittadini e un pochino meno alle questioni interne al Palazzo. Dopo di che ci sono milioni di italiani che hanno votato sì e che hanno voglia di dare una mano affinché questo Paese sia più semplice e più bello e non ricada nei giochi della Prima Repubblica, come stiamo vedendo in queste ore". Secondo il segretario "è fondamentale che tutti diamo una mano al governo italiano quando va a bruxelles a rappresentarci. Il governo deve sentire il sostegno e l'affetto di tutti gli italiani perchè gli italiani siano difesi e aiutati".

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