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L’euro compie 10 anni, ma è un compleanno amaro

Il 1° gennaio 2002 iniziò a circolare la moneta unica. L’ottimismo e i festeggiamenti di quel giorno sembrano oggi sempre più lontani, soprattutto alla luce della crisi dei debiti sovrani che sta investendo l’Eurozona.
A cura di Alfonso Biondi
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Pont Neuf

Il 1° gennaio 2002 iniziava a circolare l'euro, moneta unica simbolo di unità e integrazione. Grandi festeggiamenti commemorarono la diffusione del nuovo conio (il Pont Neyf a Parigi venne illuminato di blu con 12 raggi di luce), attorno al quale si catalizzò l'ottimismo di chi vedeva realizzato il sogno di un'Europa unita. Per l'allora Presidente della Commissione europea Romano Prodi l'euro avrebbe dato nuova linfa al "senso di identità europea", il capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi dichiarò che la nuova moneta avrebbe rappresentato un "grande segno di pace". Più scettici, o euroscettici come si dice in questi casi, l'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ("Sapete, quando uno di lire ne ha fatte tante") e il suo alleato Umberto Bossi ("Dell'euro non me ne frega niente").

L'Italia tra i pioneri

Dieci anni fa i Paesi dell'Eurozona accantonarono per sempre le proprie monete: via il marco, via il fiorino, via il franco. E via la nostra lira. Qualcuno, a tal proposito, ricorderà ancora il "prezzo" dell'euro fissato in quelle ormai celebri 1936,27 lire. L'Italia fu uno degli 11 Stati che, prima di tutti gli altri, decisero di dire sì alla moneta unica. Oggi i Paesi che hanno adottato l'euro sono saliti a 17:  Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna.

La crisi del debito dell'Eurozona

Rispetto a 10 anni fa le cose sono molto diverse e pare proprio che nessuno abbia voglia di festeggiare il compleanno della moneta unica. L'euro, infatti, è in crisi profonda: gli speculatori finanziari lo attaccano a più riprese, la Banca centrale europea tenta di difenderlo ma non può stampare moneta in maniera autonoma né farsi garante di ultima istanza dei debiti pubblici dei Paesi in difficoltà. E in difficoltà restano l'Italia e la Spagna, mentre la Grecia, il Portogallo e l'Irlanda hanno evitato la bancarotta grazie agli aiuti internazionali. L'impressione è che il 2012 sia l'anno decisivo per la sopravvivenza della moneta unica, almeno così come la conosciamo e l'abbiamo conosciuta. Se non rientreranno le situazioni anomale, i Paesi con un debito alto potrebbero essere espulsi dall'Eurozona. L'alternativa sarebbe un euro a due velocità o, addirittura, una deflagrazione della moneta unica.

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