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Intelligenza artificiale (IA)

Il prossimo colloquio di lavoro potresti farlo con un’intelligenza artificiale: i consigli per prepararsi

L’intelligenza artificiale usata per reclutare i dipendenti apre nuovi problemi etici e legali, potrebbe causare pregiudizi statistici interpretando in modo sbagliato i dati.
A cura di Elisabetta Rosso
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Potresti essere scartato a un colloquio prima ancora di parlare con un essere umano. La nuova frontiera per le aziende è far reclutare il personale dalle macchine, e c’è già chi usa l’intelligenza artificiale (IA) per scegliere i propri dipendenti. L’IA valuta le capacità comunicative, l’iniziativa, la professionalità e l’atteggiamento del candidato, fa uno screening e poi produce il suo responso. Un metodo meno costoso, più veloce, e estremamente pericoloso. Porta dietro infatti tutti i bias e i pregiudizi dell’intelligenza artificiale, che potrebbe incentivare così una nuova forma di discriminazione sul posto di lavoro.

Cambiano le regole del gioco, i rituali prima di un colloquio, e anche le tattiche per superare un colloquio non saranno più le stesse. Alcune regole d’oro rimangono intatte, come prepararsi adeguatamente, o fare attenzione a cosa si indossa. Servirà però qualche accortezza in più, per esempio un’ottima connessione, o determinate inquadrature video. Non solo, c’è anche un asso nella manica per sfruttare a proprio vantaggio le debolezze dell’IA.

Come funziona il colloquio con i robot

I candidati si siedono di fronte a un computer e sullo schermo appaiono in sequenza alcune domande, possono essere sia scritte, sia pre registrate dal datore di lavoro. I candidati hanno un limite di tempo per rispondere a ogni quesito, di solito poco più di un minuto. Una volta terminato bisognerà cliccare invia e aspettare che l’intelligenza artificiale elabori il suo giudizio prima di inviarlo agli uffici centrali. Il software a questo punto analizza abilità, tratti specifici, caratteristiche spesso dando più rilievo a quelle skill necessarie per svolgere in modo efficiente quel determinato lavoro per cui ci si è proposti. Poi mette tutto a sistema e assegna punteggi.

Queste nuove tipologie di colloqui saranno particolarmente ambiti da quelle grandi aziende che devono vagliare moltissimi candidati. In realtà ci sono già diverse realtà che si fanno aiutare dall’IA per reclutare il personale, secondo Rania Stewart, analista tech presso la società di ricerche di mercato Gartner, sono tra il 20% e il 50% le organizzazioni a livello globale che utilizzano l'IA durante il processo di assunzione. "L'intelligenza artificiale sta davvero diventando più applicabile su tutta la linea", ha spiegati Stewart al quotidiano Whashington Post.

"Le interviste valutate dall'intelligenza artificiale sono un’opzione ad alta crescita che si sta evolvendo". Quindi l’IA potrebbe farsi carico dell’intero processo di reclutamento. Può automatizzare processi costosi e lunghi per le aziende, ma non solo, secondo Sapia, una startup di Melbourne che gestisce alcune delle più grandi aziende australiane come Qantas, Medibank, Suncorp e Woolworths, l’IA potrebbe essere: "L'unico modo per rimuovere i pregiudizi nelle assunzioni. È qui che entra in gioco la nostra tecnologia: è cieca, non ha orario. Tutto ciò che utilizza sono i risultati del testo”, ha spiegato al quotidiano The Guardian. Ecco, forse Sapia ha centrato il punto, ma il rovescio della medaglia è estremamente più pesante.

Le discriminazioni prodotte dall'IA

Potrebbe non essere una buona idea. L’intelligenza artificiale, si sa, è bravissima a generare discriminazioni di ogni genere, e i primi risultati confermano proprio le grandi paure. Già nel 2017 Amazon aveva testato un nuovo strumento, addestrato sui Curriculum Vitae dell’azienda, per classificare i candidati. Il risultato è stato disastroso, in pratica ha selezionato solo uomini declassando e penalizzando i Curriculum Vitae delle donne. Sì, ma era il 2017, la tecnologia non era ancora pronta. Andiamo avanti.

Una ricerca statunitense nel 2020 ha dimostrato che la tecnologia di analisi facciale creata da Microsoft e IBM, ha funzionato meglio su uomini dalla pelle più chiara, discriminando le donne, soprattutto se avevano la pelle più scura. L’anno scorso uno studio dell'Università di Cambridge ha dimostrato che l'intelligenza artificiale è un intermediario pericoloso che “costruisce associazioni tra parole e corpi delle persone” producendo il “candidato ideale”. In poche parole si viene scartati se non si rientra in quello che l’IA considera il prototipo perfetto.

Natalie Sheard, avvocato e dottoranda presso la Trobe University, che studia la regolamentazione e la discriminazione nei sistemi di assunzione basati sull'intelligenza artificiale, ha spiegato al Guardian che l’IA valuta un candidato anche in base all’accento: "Le app si basano sull'elaborazione del linguaggio naturale, e i dati di addestramento per questi sistemi tendono ad essere le parole o i suoni vocali di persone che parlano inglese standard", afferma Sheard. “Quindi, se non sei un madrelingua, come ti tratta? Potrebbe dire che non hai buone capacità comunicative se non usi la grammatica inglese standard, oppure potresti avere tratti culturali diversi che il sistema potrebbe non riconoscere perché è stato addestrato su madrelingua”. Rimangono quindi aperte preoccupazioni etiche e legali sulla distorsione dei dati, l’IA infatti può produrre risultati distorti o causare pregiudizi statistici interpretando in modo sbagliato i marcatori indicativi di successo.

Come prepararsi alle domande dell’intelligenza artificiale

Per prepararsi a un colloquio con l'intelligenza artificialeanalmente bisogna evitare ogni problema tecnico, garantirsi una connessione solida, avere una buona illuminazione e usare una qualità alta per il video. Controllare quindi che webcam e microfono funzionino correttamente. Un altro consiglio utile può essere aggiornare il software e, chiaramente, scegliere un posto tranquillo dove nessuno possa entrare in camera durante il colloquio. Non bisogna cadere poi nell’errore più semplice di tutti: sottovalutare l’abito. Molti potrebbero infatti immaginare che dovendo sostenere il colloquio con una macchina non sia necessario vestirsi per l’occasione. Sbagliato. In primis perché alcune valutazioni AI tengono conto anche dell’abbigliamento, e poi spesso i datori ripercorrono le valutazioni dopo il primo round fatto dall’intelligenza artificiale.

La regola d’oro poi è sempre la stessa: prepararsi. In questo caso si può sfruttare la prevedibilità dell’IA, spesso fa domande molto simili. Durante il colloquio chiede per esempio come sono state affrontate situazioni difficili sul posto di lavoro, come il candidato interagisce con colleghi difficili, o prova a testare la socialità, la puntualità e l'efficienza sul posto di lavoro. Tenere a mente qualche esempio pratico può essere una buona soluzione. Esercitarsi in video poi è fondamentale per evitare per esempio di distogliere lo sguardo, gesticolare troppo o non inciampare in “ehmm” continui. Registrarsi e rivedersi sicuramente aiuta a prendere consapevolezza dei propri difetti in video.

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