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Lo smog accelera la perdita di densità ossea causata dall’osteoporosi

Un team di ricerca internazionale guidato da scienziati americani ha determinato che l’inquinamento atmosferico catalizza le perdita di massa ossea dovuta all’osteoporosi.
A cura di Andrea Centini
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L'inquinamento atmosferico accelera la perdita di densità ossea legata all'osteoporosi, una condizione che colpisce prevalentemente le donne in post menopausa. Lo ha determinato un nuovo studio che ha messo a confronto la densità minerale ossea di una coorte di donne con i livelli di inquinamento atmosferico della zona in cui vivevano. Gli effetti sono risultati particolarmente impattanti sulle vertebre lombari – anche più dell'invecchiamento – e legati a specifici inquinanti, gli ossidi di azoto prodotti dai processi di combustione.

A determinare che l'inquinamento atmosferico accelera la demineralizzazione ossea legata all'osteoporosi è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati americani della Scuola di Medicina dell'Università della Carolina del Nord e della Mailman School of Public Health dell'Università Columbia, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Instituto Nacional de Cancerología di Città del Messico, dell'Università Statale della Pennsylvania e di diversi altri istituti. Gli scienziati, coordinati dal professor Diddier Prada, docente presso il Dipartimento di Scienze Ambientali dell'ateneo newyorchese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver elaborato statisticamente i dati dello studio Women's Health Initiative, nel quale sono presenti le cartelle cliniche di circa 160mila donne con osteoporosi. Circa 9mila sono state "ingaggiate" per le analisi finali.

Il professor Prada e colleghi hanno innanzitutto stimato le concentrazioni medie giornaliere di diversi inquinanti nelle aree di residenza delle partecipanti allo studio. Fra essi il particolato sottile PM10 (particelle con un diametro di almeno 10 micrometri), monossido di azoto, biossido di azoto e anidride solforosa. Successivamente hanno misurato la demineralizzazione ossea di varie parti dello scheletro – anca, collo del femore, colonna lombare etc etc – attraverso un esame chiamato assorbimetria a raggi X a doppia energia. I parametri sono stati raccolti al basale e poi a 1 anno, 3 anni e 6 anni dall'avvio dello studio. Infine, hanno combinato i livelli demineralizzazione ossea rilevati con l'esposizione media agli inquinanti variata negli anni, osservando una chiara associazione statistica tra i due fenomeni.

Nello specifico, hanno osservato che gli ossidi di azoto hanno un impatto particolarmente significativo sulle vertebre lombari, determinando una perdita annua di densità minerale ossea pari all'1,22 percento. È più del doppio di quella che viene “rosicchiata” dall'età. Essa risulta diminuita di 0,026 grammi per centimetro quadrato all'anno per ogni aumento del 10 percento della concentrazione media di biossido di azoto. “I nostri risultati confermano che la scarsa qualità dell'aria può essere un fattore di rischio per la perdita ossea, indipendentemente da fattori socioeconomici o demografici. Per la prima volta, abbiamo la prova che gli ossidi di azoto, in particolare, contribuiscono in modo determinante al danno osseo e che la colonna lombare è uno dei siti più suscettibili di questo danno”, ha dichiarato il professor Prada in un comunicato stampa. Per questa e altre ragioni gli autori dello studio sottolineano l'importanza di vivere in ambienti sani e privi di alti livelli di smog, che hanno un impatto significativo sulla salute sotto molteplici punti di vista.

Lo studio ha tenuto conto di diversi fattori di rischio, come quelli sociodemografici, etnici e lo stile vita. L'inquinamento atmosferico risultava avere sempre un impatto rilevante sulla riduzione della densità ossea. I dettagli della ricerca “Air pollution and decreased bone mineral density among Women's Health Initiative participants” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica eClinicalMedicine del gruppo The Lancet.

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