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Ilva, il governo approva il decreto legge per la bonifica e la ripresa del lavoro

Al termine di una riunione fiume durato oltre sei ore, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al decreto legge che consentirà la ripresa dell’attività produttiva allo stabilimento di Taranto, oltre che la soluzione delle problematiche ambientali.
A cura di Biagio Chiariello
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Taranto manifestazione per Ilva

Via libera dal Consiglio dei ministri al decreto legge per l'Ilva per consentire la ripresa della produzione nello stabilimento di Taranto e «conciliare la tutela dell'occupazione e dell'ambiente e il rispetto della magistratura», come ha auspicato il premier Mario Monti. Lo si apprende da fonti di governo. Il provvedimento «stabilisce che la società Ilva abbia la gestione e la responsabilità della conduzione degli impianti – si legge nella nota di Palazzo Chigi – e che sia autorizzata a proseguire la produzione e la vendita per tutto il periodo di validità dell’Aia», cioè l’autorizzazione integrata ambientale.

Il decreto consente un cambio di passo importante verso la soluzione delle problematiche ambientali, il rispetto del diritto alla salute dei lavoratori e delle comunità locali interessate, e la tutela dell’occupazione. In questo modo vengono inoltre perseguite in maniera inderogabile le finalità espresse dai provvedimenti assunti dall’autorità giudiziaria.

Il decreto di oggi mira a garantire la continuità produttiva e la salvaguardia dell’occupazione presso lo stabilimento di Taranto, nel pieno rispetto delle fondamentali esigenze di tutela della salute e dell’ambiente, imponendo lo scrupoloso rispetto di tutte le prescrizioni adottate dalle autorità amministrative competenti.

Sanzioni in caso di inadempienza – In caso di mancata ottemperanza del piano di investimenti utile alle operazioni di risanamento, il decreto varato oggi dal Cdm sull’Ilva introduce un meccanismo sanzionatorio che si aggiunge al sistema di controllo già previsto dall’Aia. «I provvedimenti di sequestro e confisca dell’autorità giudiziaria non impediscono all’azienda di procedere agli adempimenti ambientali e alla produzione e vendita secondo i termini del’autorizzazione», si legge nel decreto. «Restano tutte le sanzioni già previste e in più introdotta la possibilità' di una sanzione sino al 10% del fatturato annuo dello stabilimento». «E' una condizione di garanzia»ha detto il ministro dell'Ambiente Corrado Clini illustrando il decreto Ilva. Tutti questi aspetti erano già emersi con una prima bozza del provvedimento.

Questo caso – ha detto il premier Monti al termine del Cdm – è la plastica dimostrazione per il passato degli errori reiterati nel tempo e delle incoerenze di molte realtà, sia imprenditoriali che pubblico-amministrative, che si sono sottratte, nel corso del tempo, alla regola della responsabilità, dell'applicazione e del rispetto della legge»

Un garante per ripartire – «Il decreto introduce la figura del Garante della vigilanza sull'attuazione degli adempimenti ambientali e di tutte le altre disposizioni del decreto, che sarà nominato con un successivo provvedimento. Il Garante acquisirà dall'azienda, dalle amministrazioni e dagli enti interessati le informazioni e gli atti ritenuti necessari, segnalando al Presidente del Consiglio e al Ministro dell'Ambiente le eventuali criticità riscontrate nell'attuazione del risanamento e dell'Aia e potrà proporre le misure idonee, tra le quali anche provvedimenti di amministrazione straordinaria». Ogni sei mesi il Ministro dell'Ambiente riferirà alle Camere lo stato di attuazione dell'Aia e del piano di ambientalizzazione.

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