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Opinioni

Il Governo che verrà: larghe intese, saggi e (pochi) tecnici

Diverse le ipotesi in campo per quanto riguarda i nomi del prossimo Governo: Amato e Letta in pole. Più chiara la piattaforma programmatica: Agenda Monti per la parte economica e documento dei saggi per le riforme istituzionali.
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È opinione comune che intorno alla rielezione di Giorgio Napolitano si siano delineati equilibri tali da rendere ineluttabile la formazione di un Governo delle larghe intese, sorretto con i voti parlamentari di Popolo della Libertà, Partito Democratico e Scelta Civica. All'opposizione resterebbero il Movimento 5 Stelle, Sinistra Ecologia e Libertà e con buona probabilità la Lega Nord. Sono in molti a pensare che si tratterebbe di una riproposizione dell'esperienza del Governo Monti, ma a contraddire questa versione c'è un passaggio cruciale, che ha implicazioni enormi. A guidare il Paese verso nuove elezioni, in tempi e modi che appare prematuro preconizzare, sarà infatti un governo "politico", non tecnico. La differenza è enorme, almeno dal punto di vista delle implicazioni e delle conseguenze. Ed influenzerà prima di tutto la scelta dei nomi e delle poltrone, mai così centrale.

Per la carica di Presidente del Consiglio i nomi restano quelli di Giuliano Amato, Enrico Letta e in misura minore di Mario Mauro. Appare da escludere la conferma di Mario Monti, almeno nel ruolo chiave, dal momento che la propaganda contro il governo tecnico è "andata oltre" negli ultimi mesi e soprattutto il Pdl faticherebbe a giustificare un cambio di marcia così repentino. Per il Professore tuttavia è lecito attendersi un incarico di rilievo, magari alla Farnesina o nuovamente a via XX settembre. Stessa sorte dovrebbe toccare ad Anna Maria Cancellieri, che potrebbe essere confermata al ministero degli Interni. In una simile ricostruzione ruoli chiave sarebbero occupati da personalità di primissimo piano della scena politica, affiancate da parte dei dieci saggi scelti da Giorgio Napolitano. Se infatti dovesse andare in porto l'ipotesi "Amato", con Letta ed Alfano vice – premier, ad affiancarli ci sarebbero sicuramente Violante e Quagliariello, molto probabilmente anche alcuni tecnici come Rossi e Giovannini (mentre la posizione di Giorgetti resta legata alla scelta della Lega Nord di non partecipare ad esecutivi guidati dall'ex esponente socialista). Da valutare anche il destino di altre figure legate al Governo Monti, come i ministri Passera e Severino (che potrebbero essere riconfermati), mentre al dicastero per l'Economia resta sempre l'ipotesi Saccomanni (meno probabile Visco, vista la sua indisponibilità a lasciare Bankitalia). Ipotesi che potrebbero subire uno stravolgimento radicale nel caso in cui (specie da parte democratica) ci si orientasse verso "elementi di novità", non fosse altro per provare ad invertire una tendenza di lento ed inesorabile distacco fra la politica ed il Paese (tentativo che si annuncia estremamente complesso).

Quanto al programma invece la questione appare paradossalmente più semplice, dal momento che i nuovi membri dell'esecutivo potrebbero contare su due documenti "più o meno vincolanti". Si tratta dell'agenda Monti, per quanto attiene alle politiche economiche e comunitarie, e del documento dei saggi per quanto concerne la parte di riforme istituzionali. Non è escluso che a questo lavoro venga affiancata una nuova Commissione per le riforme, magari con la possibilità di non lasciare alla porta le forze politiche che si collocheranno all'opposizione.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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