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Il caso Ermes Mattielli: come creare un martire tra bufale e strumentalizzazioni

Da brutto caso di cronaca, la vicenda di Ermes Mattielli si è trasformata in una strumentalizzazione politica per raccogliere consenso, tra bufale e disinformazione.
A cura di Claudia Torrisi
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Uno dei denominatori di questo 2015 è stata la "questione sicurezza". Saltando da un caso di cronaca a un altro, la discussione si è spesso concentrata sulla legittima difesa, o meglio, su come la legge in vigore non sia sufficiente per tutelare i cittadini da ladri, rapinatori e aggressori. La cosa curiosa è che i portatori di queste istanze sono stati per lo più esponenti del centrodestra, ossia quella parte politica che nel 2006 durante il governo Berlusconi – con il leghista Roberto Castelli come ministro della Giustizia – ha riformato con la legge 59 del febbraio 2006 l'articolo 52 del codice penale, allargandone le maglie e introducendo la "legittima difesa domiciliare".

Recentemente la Lega Nord ha presentato un ulteriore progetto di modifica dell'articolo 52, a firma del deputato Nicola Molteni, adesso all'esame della commissione Giustizia. Sostanzialmente, si chiede di prevedere una presunzione di legittima difesa per chi "compie un atto per respingere l'ingresso, mediante effrazione o contro la volontà del proprietario, con violenza o minaccia di uso di armi" da parte di un estraneo "in un'abitazione privata, o in ogni altro luogo ove sia esercitata un'attività commerciale, professionale o imprenditoriale".

La proposta è arrivata dopo il caso di Graziano Stacchio, il benzinaio di Ponte di Nanto (Vicenza) che nel febbraio 2015 ha sparato e ucciso un rapinatore di origine rom che aveva tentato una rapina alla vicina gioielleria di Roberto Zancan (che ha recentemente lanciato una linea di monili chiamati "Legittima difesa"). L'episodio aveva avuto un impatto enorme sulla discussione pubblica: ne è nato un "movimento" – "Io sto con Stacchio" – magliette, cortei, mobilitazioni. Il caso è stato cavalcato in particolare da partiti come Lega Nord e Fratelli d'Italia.

Un altro episodio che ha seguito più o meno lo stesso schema è stato quello di Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio d'Adda – in provincia di Milano – che lo scorso 19 ottobre ha ucciso con un colpo di pistola un ladro. Dopo fiaccolate in sostegno e pagine Facebook dedicate, la popolarità del pensionato è stata tale che ha addirittura annunciato la candidatura con Forza Italia al Consiglio comunale di Milano.

Proprio dopo Vaprio d'Adda, l'eurodeputato leghista Gianluca Buonanno ha proposto di concedere agli abitanti di Borgosesia, comune di cui è sindaco, un "bonus pistola" di 250 euro per chi vorrà acquistare un'arma "per difendersi dai delinquenti, visto che Il Governo, con le sue leggi svuota-carceri, privilegia come sempre chi delinque". Subito dopo, per rendere più chiaro il suo pensiero, si è presentato in diretta a SkyTg24 impugnando una pistola.

Un caso di cronaca parecchio esemplificativo di come certa parte politica ha cavalcato il tema della legittima difesa è quello di Ermes Mattielli, il rigattiere morto d'infarto il 2 novembre di quest'anno, condannato a quattro anni e un risarcimento di 135 mila euro per aver sparato nel 2006 a due ragazzi rom che si erano introdotti nella sua proprietà. Lo scorso 10 novembre ad Arsiero, un paese di 3.318 abitanti della provincia di Vicenza, centinaia di persone hanno partecipato ai funerali dell'uomo. Alla cerimonia erano presenti anche i sindaci di diversi comuni della provincia vicentina, molti dei quali indossavano la maglietta "Ermes uno di noi". La stessa maglia l'aveva anche il benzinaio Graziano Stacchio. "Sei stato abbandonato da chi dovrebbe proteggere gli onesti e invece difende i delinquenti – ha detto il gioielliere Roberto Zancan durante la messa – Ciao Ermes, continueremo noi a combattere per te". Al termine della funzione un gruppo di indipendentisti veneti ha inscenato una protesta verso i sindaci dei paesi della provincia, gridando "via il tricolore", "vergogna, vergogna". La situazione si è calmata solo quando quattro primi cittadini hanno effettivamente tolto la fascia – e per questo poi segnalati alla prefettura. Anche altri cittadini si erano uniti alla protesta: "Voi date i soldi agli zingari, italiani di merda".

Di Mattielli si era tornati a parlare dopo la condanna in appello, lo scorso 7 ottobre, che aveva scatenato le reazioni del centro destra – Lega Nord e Fratelli d'Italia in primis – per una decisione definita "ingiusta". Per Salvini, Meloni e altri, infatti, al rigattiere di Arsiero non sarebbe stata riconosciuta la legittima difesa. Anzi, a essere stati tutelati dallo Stato sarebbero stati i due ladri.

Dopo la morte per infarto lo scorso 2 novembre, Mattielli è diventato ufficialmente una "vittima dello Stato".

Anche Giorgia Meloni ha scritto un messaggio su Facebook: "È lo Stato ad avere sulla coscienza la morte di Ermes: prima non gli ha garantito la sua sicurezza e poi lo ha addirittura indagato e punito per essersi difeso. Siamo vicini alla sua famiglia e anche nel suo nome continueremo a portare avanti la nostra battaglia: la difesa è sempre legittima".

Per il presidente del Veneto, Luca Zaia, "Ermes è l’emblema del disinteresse dello Stato. Non saremmo qui a piangerlo se questo Stato non avesse varato leggi che garantiscono indennizzi ai banditi, ma non il carcere duro per tutti coloro che lo meritano e l’espiazione completa delle pene comminate".

Dopo la morte di Mattielli su Facebook sono nati numerosi gruppi e pagine, come "Giustizia per Ermes Mattielli" e "Noi siamo Ermes Mattielli", che continuano a incrementare il loro numero di iscritti. Il punto di fondo è sempre quello: la sentenza che ha colpito l'uomo di Arsiero è ingiusta, aveva il diritto di difendersi dai ladri, lo Stato non lo ha tutelato (anzi, ha preferito i due ragazzi rom), lo Stato lo ha ucciso.

Legittima difesa?

Una sera di giugno del 2006, Mattielli sente suonare l'allarme rudimentale del capannone di ferro vecchio che si trova a 200 metri da casa sua. Non chiama i carabinieri, si veste e indossa la protesi per la gamba che ha perso anni prima. Poi prende la pistola e va nel capannone, dove trova due ragazzi, Cris Caris di 21 anni e Blu Helt di 28, entrati per rubare ferraglia. Appena lo vedono, i due iniziano a scappare. Mattielli spara, e ne colpisce uno alla schiena e l'altro a un femore. Mentre i due ragazzi sono a terra feriti, il rigattiere esplode verso uno di loro cinque colpi – colpendolo a gambe e braccia. Poi mira alla testa, ma non lo uccide: il proiettile frantuma la mascella, rompe otto denti e buca la lingua. Altri nove colpi, invece, vengono sparati in direzione dell'altro ragazzo. Quella sera, in tutto, vengono esplosi 15 colpi. La maggior parte dei proiettili vengono ritrovati conficcati nel terreno. Ciò significa che hanno raggiunto i due ladri mentre erano già a terra – come peraltro ha raccontato anche lo stesso Mattielli. Uno dei due ragazzi è rimasto invalido in maniera permanente.

Il 14 settembre 2012 l'uomo è stato condannato in primo grado a Schio a un anno per lesioni. Durante l’appello, però, i giudici di secondo grado hanno accolto l’istanza dell’accusa pubblica e della parte civile e hanno riqualificato l’ipotesi di reato in tentato omicidio. Il 7 ottobre, nove anni dopo, Mattielli è stato condannato a cinque anni e quattro mesi di reclusione e a risarcire i due ladri con 135mila euro. Né per il tribunale di Schio, né per la Corte d'Appello c'è stata legittima difesa.

Già nella sentenza di primo grado, i giudici scrivono che Mattielli "non agì per difendere la propria incolumità e non c’era pericolo che fosse aggredito; i feriti avevano già lasciato la refurtiva". Mattielli aveva "un'altra possibilità perché poteva ritornare a casa e chiamare le forze dell’ordine, cosa che invece ha fatto solo dopo avere esploso tutti i colpi del caricatore".  Non vi è stato "pericolo di aggressione" e la legge "non consente il sacrificio della vita o della incolumità dell'aggressore al solo fine di tutelare il patrimonio". I due ladri, invece, sono stati condannati a 4 mesi di reclusione.

La decisione su Mattielli ha fatto precipitare su Cristina Bertotti, giudice del tribunale di Schio, ogni tipo di insulto.

In un post poi rimosso da Facebook, il segretario della Lega Nord di Cazzago San Martino Christian Prandelli ha pubblicato la foto della donna, per indicare a tutta Italia "su quale faccia sputare per la morte di Ermes". Nonostante non sia più sulla pagina di Prandelli, la foto ha continuato a girare sui social (anche in altre versioni).

Secondo l’articolo 52 del codice penale, che disciplina la legittima difesa:

Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa.

Nei casi previsti dall’articolo 614, primo e secondo comma (violazione di domicilio), sussiste il rapporto di proporzione di cui al primo comma del presente articolo se taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere:
a) la propria o la altrui incolumità:
b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione. La disposizione di cui al secondo comma si applica anche nel caso in cui il fatto sia avvenuto all’interno di ogni altro luogo ove venga esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale.

Il secondo comma è stato aggiunto durante il governo Berlusconi, con la legge 59 del febbraio 2006. Secondo questa modifica, il rapporto di proporzione esiste sempre se qualcuno che si trova in casa propria o nel posto dove lavora "usa un'arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo" per difendere non solo la "propria o altrui incolumità", ma anche i beni "propri o altrui". Il punto è che i due ladri, nel caso di Mattielli, stavano già fuggendo quando l'uomo ha iniziato a sparare, ed erano già a terra gravemente feriti quando ha deciso di scaricargli l'intero caricatore addosso.

Una bufala che è circolata parecchio sui soliti siti di disinformazione riguarda il fatto che la casa di Mattielli andrà in eredità ai due ragazzi rom. Per evitare questa circostanza, Joe Formaggio, sindaco di Albettone nel vicentino, aveva proposto di abbattere l'edificio. La notizia è stata ripresa negli stessi termini anche dal Giornale, che ha scritto anche che sarà "lo Stato a risarcire i due ladri".

Lo Stato non deve risarcire i due ragazzi, che dovrebbero avere i 135 mila euro stabiliti dal giudice come risarcimento dal patrimonio di Mattielli. Che però è insufficiente. Gli unici due eredi dell'uomo, due cugini, probabilmente rinunceranno all'eredità per non doversi accollare anche i debiti del defunto. In questo caso i beni andranno allo Stato che li userà per il risarcimento. Secondo l’articolo 586 del codice civile, infatti, "in mancanza di altri successibili l’eredità è devoluta allo Stato".

Come spesso accade, la strumentalizzazione ha preso il posto della realtà, e di un brutto caso di cronaca si è fatto un martire da utilizzare per raccogliere consenso.

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