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Il 1 agosto del 1944 Anna Frank scriveva l’ultima pagina del suo Diario

La piccola Anna Frank inizia a scrivere quasi per gioco, un gioco che col passare del tempo diviene una necessità irrinunciabile per lei e la sua solitudine: il 1 agosto del 1944 la piccola scrive l’ultima pagina del suo Diario, prima di essere arrestata insieme a tutta la sua famiglia e tradotta nel campo di concentramento di Westerbork.
A cura di Federica D'Alfonso
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Il 1 agosto 1944 Anna Frank scriveva l'ultima pagina del suo Diario. Nella foto, un dettaglio della ricostruzione in cera conservata presso il Madame Tussauds di Berlino.
Il 1 agosto 1944 Anna Frank scriveva l'ultima pagina del suo Diario. Nella foto, un dettaglio della ricostruzione in cera conservata presso il Madame Tussauds di Berlino.

"La cara Anna non è dunque ancor mai comparsa in società, nemmeno una volta, ma in solitudine ha quasi sempre il primato. Io so precisamente come vorrei essere, come sono di dentro, ma ahimè, lo sono soltanto per me": il 1 agosto del 1944 Anna Frank scriveva l’ultima pagina del suo Diario. La piccola Anna l’aveva iniziato quasi per gioco, un gioco serio che l’accompagnerà per circa due anni, fino al giorno dell’arresto.

Le confidenze all'amica Kitty

Una pagina del Diario di Anna Frank.
Una pagina del Diario di Anna Frank.

Il piccolo quaderno le viene regalato il giorno del suo compleanno, il 12 giugno del 1942: fuori c’è la guerra e l’Olanda già da due anni è in mano ai tedeschi, ma Anna ha solo tredici anni, e inizia la sua corrispondenza immaginaria con Kitty piena di entusiasmo e speranze per il futuro. Parla della scuola, delle sue sorelle e della vita clandestina a cui lei e la sua famiglia sono costretti. Pensieri, timori e speranze che la piccola sceglie di non tenere per sé, immaginando il foglio bianco come una cara amica a cui raccontare la propria vita, inconsapevole che un giorno quel Diario sarebbe divenuto un documento fondamentale per ricostruire milioni di altre storie tragicamente simili alla sua.

Per alcuni giorni non ho scritto nulla, perché prima ho voluto riflettere un poco su questa idea del diario. Per una come me, scrivere un diario fa un curioso effetto. Non soltanto perché non ho mai scritto, ma perché mi sembra che più tardi né io né altri potremo trovare interessanti gli sfoghi di una scolaretta di tredici anni.

Passano due anni, e la piccola Anna rimane nascosta insieme ai suoi cari al numero 263 della Prinsengracht: la quotidianità è scandita dalla paura, dalle notizie di morte che arrivano dall'esterno, ma la giovane riempie di parole la sua solitudine e legge, legge moltissimo, crescendo insieme a quelle pagine che tanto meticolosamente continua a riempire di sé.

L’arresto, e l’ultima pagina del Diario

La mattina del 4 agosto del 1944 i tedeschi fanno irruzione nell'alloggio segreto dei Frank, che fino ad allora era rimasto nascosto da uno scaffale girevole e da una porta segreta. La famiglia viene arrestata e, dopo una notte di prigione a Weteringschans, viene tradotta nel campo di concentramento di Westerbork: morirà a Bergen-Belsen qualche mese dopo. Degli ultimi mesi di vita di Anna sappiamo ben poco, tramite le sporadiche testimonianze di alcuni compagni di prigionia sopravvissuti all'orrore nazista. Ad Anna non è permesso portare con sé il Diario, che rimarrà per sempre fermo a quel 1 agosto 1944:

La cara Anna non è dunque ancor mai comparsa in società, nemmeno una volta, ma in solitudine ha quasi sempre il primato. Io so precisamente come vorrei essere, come sono di dentro, ma ahimè, lo sono soltanto per me. E questa è forse, anzi, sicuramente la ragione per cui io chiamo me stessa un felice temperamento interiore e gli altri mi giudicano un felice temperamento esteriore. Di dentro la pura Anna mi indica la via, di fuori non sono che una capretta staccatasi dal gregge per troppa esuberanza. Come ho già detto, sento ogni cosa diversamente da come la esprimo, e perciò mi qualificano civetta, saccente, lettrice di romanzetti, smaniosa di correr dietro ai ragazzi. L'Anna allegra ne ride, dà risposte insolenti, si stringe indifferente nelle spalle, fa come se non le importasse di nulla, ma ahimè, l'Anna quieta reagisce in maniera esattamente contraria. Se ho da essere sincera, debbo confessarti che ciò mi spiace molto, che faccio enormi sforzi per diventare diversa, ma che ogni volta mi trovo a combattere contro un nemico più forte di me. Non lo sopporto; quando si occupano di me in questo modo, divento prima impertinente, poi triste e infine rovescio un'altra volta il mio cuore, volgendo in fuori il lato cattivo, in dentro il lato buono, e cerco un mezzo per diventare come vorrei essere e come potrei essere se… se non ci fossero altri uomini al mondo.

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