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I 6 senatori di Fli confluiscono nel gruppo misto

I 6 senatori di Futuro e Libertà confluiscono nel gruppo misto: un gruppo parlamentare, infatti, non può essere formato da meno di 10 senatori.
A cura di Alfonso Biondi
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Il Presidente della Camera

Erano rimasti solamente in 6, ma per creare e tenere in vita un gruppo parlamentare al Senato italiano di senatori ne occorrono almeno 10. Oggi, quindi, è arrivata la notizia che ci si attendeva: i 6 senatori di Futuro e Libertà passano al gruppo misto. L'inevitabile decisione è stata presa a causa degli abbandoni dei senatori Viespoli, Saia, Menardi, Pontone. Le lettere di adesione sono già state presentate alla presidenza del Senato e l'ufficializzazione è attesa per questo pomeriggio.

A non aver abbandonato Gianfranco Fini in questo momento di grande difficoltà sono stati Mario Baldassarri, Barbara Contini, Candido De Angelis, Egidio Digilio, Maria Ida Germontani e Giuseppe Valditara. I fantastici 6, però, nel gruppo misto potrebbero starci solo per poco: non è un mistero, infatti, che a Palazzo Madama possa nascere da un giorno all'altro il gruppo unico del Terzo Polo, il nuovo schieramento della scena politica italiana di cui fanno parte l'Udc di Pier Ferdinando Casini e l'Api di Francesco Rutelli.

Futuro e Libertà perde quindi il suo gruppo parlamentare al Senato, ma questo è solamente l'ultimo dei tanti problemi per il neonato movimento e per il suo leader. La costante transumanza di parlamentari da Fli al Popolo della Libertà, l'uscita di Luca Barbareschi dopo una furibonda lite con lo stesso Fini, i ripetuti attacchi della maggioranza di governo al Presidente della Camera rappresentano gli elementi chiave di una situazione che si fa sempre più complessa.

Dalla creazione del gruppo parlamentare prima e del  partito politico poi, si può dire che Futuro e Libertà non sia ancora riuscito a trovare una sua identità: potrebbe essere questa la banale spiegazione di un partito che perde i pezzi, che vede spesso contrapposti alcuni suoi esponenti, che a volte non si riconosce nel suo leader. Fini ha più volte dichiarato di ispirarsi ai valori della destra, ma se a dubitare delle sue parole sono i suoi compagni di partito, l'impressione è che qualcosa davvero non vada.

A tal proposito il caso Viespoli è a dir poco emblematico: Viespoli era il capogruppo di Fli al Senato e, in seguito alle scelte prese dal partito nella prima Assemblea Costituente, decise di rassegnare le dimissioni.

Per Viespoli, che era stato sottosegretario al lavoro fino alla scissione definitiva col Pdl, il problema non era "una questione di poltrone o di nomine"; si trattava invece di un "problema politico: ci può essere la percezione che il partito vada a sinistra e quando si hanno certe percezioni si è vicini in termini politici all’equivoco”. Viespoli ha poi traslocato nel Gruppo di Coesione Nazionale che sostiene la maggioranza di governo, cosa che hanno fatto anche i finiani Giuseppe Menardi e Maurizio Saia.

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