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“Ho sconfitto il cancro con metastasi grazie alle cellule immunitarie istruite”

Il caso della 52enne americana Judy Perkins, guarita dopo anni di lotta contro un cancro al seno che si era esteso a tutto il corpo. Fondamentale un nuovo approccio immunoterapico in fase sperimentale che ha funzionato alla perfezione aprendo la strada a una rivoluzionre nel futuro delle cure del tumore al seno.
A cura di A. P.
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Una nuova tecnica  immunoterapica potrebbe rivoluzionare in futuro la cura del tumore al seno anche in fase di metastasi. È quanto hanno scoperto i ricercatori del National Institutes of Health di Bethesda, in Maryland, Usa, che sono riusciti a modificare il sistema immunitario di una paziente in modo da eliminare completamente le cellule del suo cancro al seno in stato avanzato.  "Dopo due settimane sentivo già che i tumori si stavano restringendo e ho iniziato a sentirmi meglio. I dottori erano raggianti sui risultati: praticamente ballavano per la felicità" ha raccontato la paziente, la 52enne Judy Perkins, che ormai risulta completamente guarita e che a quasi due anni dall’intervento non presentare segni della neoplasia.

L'innovativa e delicata tecnica è stata descritta dai medici sulle pagine della rivista Nature Medicine spiegando che nel caso specifico della signora sono stati impiegati linfociti T della donna come armi di precisione per snidare e distruggere la malattia. In pratica a sconfiggere il tumore sono stati dunque i suoi stessi globuli bianchi: isolati, riattivati e moltiplicati in provetta per poi essere re-iniettati nel corpo della donna. Il suo era comunque un caso particolare perché la donna lottava contro il male da tempo. Si era sottoposta già a mastectomia, a ben 7 tipi di chemioterapia e terapie ormonali ma senza successo. "Quando hai un cancro metastatico, puoi essere curato ma non guarito. Ogni trattamento ha funzionato per meno tempo rispetto al trattamento precedente, è stato estenuante. A un certo punto non volevo più continuare. Volevo morire. Ora invece sono tornata alla mia vita normale di tutti i giorni" ha raccontato la donna. Come hanno scoperto i medici, il suo tumore aveva subito nel tempo ben 62 mutazioni tornando continuamente. Il suo sistema immunitario però aveva capito come combatterlo anche se non ne aveva più la forza. Così hanno preso alcune centinaia di cellule e le hanno moltiplicate in 82 miliardi di globuli bianchi che una volta rientrate in circolazione si sono rivelati decisivi.

"Abbiamo sviluppato un metodo molto efficace per identificare le mutazioni presenti in un tumore che sono riconosciute dal sistema immunitario", ha spiegato Steven A. Rosenberg, capo della Divisione chirurgica del Centro per la ricerca sul cancro (Cccr) del Nci (che fa parte dei National Institutes of Health, Nih), che ha curato lo studio. Il nuovo approccio immunoterapico è una forma modificata di terapia cellulare adottiva (o trasferimento adottivo di cellule T, Act). Una tecnica già rivelatasi efficace nel trattamento del melanoma, ma finora meno potente contro altri tumori. "Questa ricerca è sperimentale in questo momento, ma poiché questo nuovo approccio all'immunoterapia dipende dalle mutazioni, non dal tipo di cancro, è in un certo senso un progetto che possiamo usare per molti tipi di tumore" ha aggiunto il professore, concludendo: "È ironico che proprio le mutazioni che causano il cancro possono rivelarsi il bersaglio migliore per curarlo".

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