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Gli alleati in Ue del M5s: partiti di destra, sinistra, inesistenti o con lo zero virgola

Il Movimento 5 Stelle cerca alleati in Europa per formare un gruppo autonomo nel prossimo Parlamento Ue. Oggi Luigi Di Maio ha presentato quattro alleati ( di altrettanti Paesi), ma ne servono almeno altri due. E tutti devono conquistare seggi nei propri Paesi. Ma gli alleati del M5s non sembrano avere un grande peso elettorale, soprattutto in alcuni dei quattro casi.
A cura di Stefano Rizzuti
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Per formare un gruppo all’Europarlamento al Movimento 5 Stelle servirà un miracolo. Almeno stando alla situazione attuale. Questa mattina il capo politico, Luigi Di Maio, ha presentato quattro partiti che si alleeranno con i Cinque Stelle alle prossime elezioni europee di maggio. Con la speranza di formare un gruppo parlamentare autonomo e avere accesso ai fondi messi a disposizione nell’Europarlamento. Ma la strada è in salita. Ad oggi nel gruppo rientrano solo cinque partiti. E per formare un gruppo è necessario avere deputati eletti in sette differenti paesi. Servono, quindi, almeno sette partiti di diversi paesi. E in tutti e sette deve essere eletto almeno un eurodeputato. Inoltre è necessario avere 25 deputati per formare un gruppo, ma su questo fronte è proprio il Movimento 5 Stelle a far la parte del leone e ad assicurare, o quasi, ai suoi alleati la certezza dei seggi minimi da ottenere.

Di Maio ha presentato oggi i suoi quattro alleati, che hanno presenziato a un evento a Roma. Si tratta di Ivan Vilibor Sincic (Croazia) , Pawel Kukiz (Polonia), Karolina Kahonen (Finlandia) e Evangelos Tsiobanidis (Grecia). Più difficile, invece, l’alleanza con i gilet gialli dopo le frasi di Christophe Chalencon che si è detto pronto a dar vita a una guerra civile in Francia: “Da parte nostra non ci sarà un dialogo con chi parla di guerra civile e di lotta armata”, assicura Di Maio. Questo gruppo per l'Europarlamento, a cui mancano almeno due componenti, avrà un manifesto comune, basato su dieci punti che gli iscritti del M5s voteranno sulla piattaforma Rousseau.

Chi sono gli alleati del M5s

Il gruppo che Di Maio vuole tenere insieme è sicuramente molto eterogeneo. È composto da partiti considerati di ultra-destra e da altri che hanno idee sicuramente molto più vicine alla sinistra, passando anche per i liberali. I tratti in comune tra queste forze non mancano, a partire dal loro carattere spesso anti-establishment e in alcuni casi dall’importanza da loro data alla democrazia diretta.

La Croazia

Alla presentazione di oggi c’era Ivan Vilibor Sincic, giovane leader del partito croato Human Blockade (Zivi Zig). Sincic è membro del Parlamento croato dal 2015 ed è stato candidato alle elezioni presidenziali del 2014, ottenendo un ottimo 16,4% dei voti. È stato eletto in Parlamento nel 2015 e confermato deputato nel 2016. Il suo partito, però, non ha ottenuto altri risultati di rilievo: alle elezioni del 2015 ha raggiunto il 4,2%, a quelle del 2016 il 6,2%. Secondo gli ultimi sondaggi potrebbe però riuscire in un exploit, raggiungendo il 15%. Il che, comunque, vorrebbe dire conquistare solo due seggi a Bruxelles. Il suo partito è definito populista e si rifiuta di essere etichettato come di destra o di sinistra. Tra le sue battaglie centrali ci sono la legalizzazione della marijuana, la nazionalizzazione del sistema bancario, l’opposizione agli sfratti.

La Polonia

Pawel Kukiz in patria è conosciuto soprattutto come cantante e attore. Ma è anche il fondatore del partito Kukiz 15, che alle elezioni presidenziali polacche del 2015 ha ricevuto il 21% dei voti. Alle elezioni parlamentari il suo partito ha ottenuto nello stesso anno l’8,8% e 42 seggi. Il suo viene spesso definito un partito di ultra-destra, che si è anche alleato con un partito di quell’area politica. Nel 2018 Kukiz si è presentato con un partito di destra anche alle elezioni locali, raccogliendo – su base regionale – poco meno del 6%. Kukiz è nato, politicamente parlando, come sostenitore di Donald Tusk (attuale presidente del Consiglio europeo) e della sua formazione di centrodestra. Poi si è schierato su posizioni iper-conservatrici: contro il gay Pride, contro l’aborto ed è anche stato accusato di anti-semitismo per alcune sue dichiarazioni. Secondo i sondaggi oggi potrebbe valere circa l’8% nel suo Paese, conquistando tre seggi.

La Finlandia

L’unica donna presente oggi è Karoliina Kahonen, tra i fondatori del partito finlandese Liike Nyt. Su di lei si trovano poche informazioni in rete e non ha una pagina Wikipedia (al contrario degli altri leader finora citati) a lei dedicata. Fa parte del partito finlandese, liberale, fondato principalmente da Harry Harkimo, dimessosi dal Ncp per fondare un suo partito. Ha inizialmente formato un gruppo parlamentare di cui faceva parte solo lui: nel 2019 si è aggiunta anche un’altra deputata di un’altra forza politica. Il Liike Nyt ha anche qualche seggio in alcune municipalità finlandesi, ma non si è mai presentato alle elezioni. Può contare su circa 8mila iscritti. Secondo i sondaggi, però, non dovrebbe riuscire a conquistare neanche un seggio nel prossimo Parlamento europeo.

La Grecia

Ancora meno informazioni si trovano sull’alleato greco di Di Maio e del Movimento 5 Stelle. Oggi il partito Akkel era rappresentato, a Roma, da Evangelos Tsiobanidis. Anche su di lui si trovano pochissime informazioni sul web. Solo qualche interrogazione presentata al Parlamento europeo durante la legislatura in scadenza (ma a titolo di semplice cittadino rappresentante di un partito greco). L’Akkel è il partito greco dell’agricoltura e dell’allevamento – della zootecnia, per il Parlamento europeo – ed è al momento difficile stimare quanto possa valere.

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