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Giallo del sottomarino: l’omicida ha torturato la vittima con sega, coltello e cacciavite

La giornalista svedese scomparsa dopo essere salita a bordo di un sottomarino, è stata torturata e violentata dall’inventore Peter Madsen.
A cura di Annalisa Cangemi
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Emergono altri particolari raccapriccianti sul caso della giornalista svedese, Kim Wall, che secondo l'accusa sarebbe stata uccisa da un inventore, Peter Madsen, all'interno di un sottomarino.

Secondo il pubblico ministero Madsen avrebbe utilizzato una sega, un coltello e un cacciavite per torturare la sua vittima, prima di ucciderla, strangolandola o sgozzandola. I motivi del decesso non sono ancora chiari. Il terribile episodio si è consumato lo scorso agosto, quando la reporter trentenne è salita a bordo del sottomarino costruito dal 46enne Madsen, che secondo le indagini, avrebbe premeditato l'omicidio. L'uomo, infatti, aveva precedentemente imbarcato la sega e i lacci che sarebbero poi serviti per legare la donna, e poi straziare il suo corpo e smembrarlo. I pezzi della donna sono stati recuperati poi in mare, nel porto di Copenaghen, avvolti in sacchi di plastica.

Madsen, che ha battezzato "UC3 Nautilus" l'imbarcazione da lui realizzata, ha in un primo momento cercato di negare le accuse. La giornalista svedese era salita il 10 agosto a bordo del più grande sottomarino del mondo mai costruito da un provato per raccontare la vita dell'inventore. Il fidanzato di Kim, non ricevendo più sue notizie, aveva dato l'allarme il giorno dopo, l'11 agosto. Lo scorso 16 gennaio contro l'uomo sono state formalizzate le accuse di omicidio e violenza sessuale, a cui probabilmente saranno aggiunte quelle di occultamento e vilipendio di cadavere, a causa del tentativo dell'assassino di disfarsene gettandolo in mare. Madsen ha ammesso di aver abusato dei lei, come hanno anche confermato gli investigatori, ma afferma che Kim sia morta causa dell'avvelenamento da monossido di carbonio nel sottomarino.

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