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Fusione tra Luxottica ed Essilor, il capolavoro di Leonardo Del Vecchio

Essilor e Luxottica si integreranno, dando vita a un colosso da 10 miliardi di euro di fatturato annuo e 3,5 miliardi di risultato operativo lordo che dominerà il settore dell’occhialeria mondiale. E’ il capolavoro di Leonardo Del Vecchio…
A cura di Luca Spoldi
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Imprenditoria italiana al test decisivo? Se nel “bel paese vi è chi, come la famiglia Berlusconi, evoca spettri di colonizzazione e invoca un “patriottismo finanziario” che già in precedenza (vedasi Alitalia) non ha portato a nulla di buono ma potrebbe consentire di suppuntare ancora per qualche tempo equilibri proprietari resi sempre più fragili da mercati sempre più maturi in cui la concorrenza aumenta e la taglia necessaria a rimanere indipendenti pure, altri, come Leonardo Del Vecchio, parlano e agiscono in modo molto differente.

La proprietà “non è sempre il metro giusto per guardare alle nostre imprese” ebbe a dire in un’intervista poche settimane fa il patron di Luxottica, notando come una delocalizzazione realizzata al solo fine di tagliare i costi “fa più male al Paese e all’industria che non un acquirente straniero”. Oggi lo stesso Del Vecchio annuncia un matrimonio col concorrente francese Essilor portando a termine un capolavoro strategico e industriale che raccoglie l’applauso, inequivocabile, del mercato e degli analisti. Se in borsa Luxottica chiude a +8,25%, Essilor segna persino +11,85%.

In teoria sono i francesi a conquistare gli italiani, dando vita con una fusione da 50 miliardi di euro ad un gruppo che fatturerà non meno di 10 miliardi di euro l’anno con un Ebitda (risultato operativo lordo) di almeno 3,5 miliardi, sede legale a Parigi e quotazione sul listino francese dell’Euronext. In pratica è Leonardo Del Vecchio a mantenere saldo il bastone del comando, con una partecipazione che a fine operazione sarà tra il 31% e il 38% del capitale e diritti di voto che pur limitati al 31% resteranno ben superiori al 14,3% in capo a dipendenti, manager e pensionati del gruppo.

Più distaccati gli altri soci rilevanti del gruppo francese, di fatto una public company il cui capitale è frazionato tra una moltitudine di investitori istituzionali come Comgest Asset Management (6,28%), Harbor Capital Advisors (2,7%) o Henderson Global Investors (1,91%). La sconfitta di un’Italia, quella che continua ad essere troppo burocratica, a imporre un carico fiscale superato da ben pochi altri stati, a non investire in servizi e infrastrutture in misura sufficiente a recuperare significativamente redditività, non impedisce all’altra Italia, quella che crea ricchezza, di dare vita ad un nuovo leader mondiale di uno dei settori di punta dell’economia italiana e francese, il lusso-moda.

Del resto Del Vecchio, che in Italia mantiene partecipazioni importanti in Generali (3,16%), Unicredit (poco meno dell’1%) e MolMed (4,3%), ha sempre apprezzato l’estero tanto da aver apportato già nel 2007 la sua quota di controllo di Beni Stabili nel gruppo immobiliare transalpino Fonciere des Regions, divenendone in cambio l’azionista di riferimento col 27%. Al di là ai patriottismi “chiagni e fotti” di troppi marpioni che da anni dominano la scena economico-politica tricolore, Del Vecchio, che negli ultimi anni era tornato a gestire in prima persona il suo gruppo, accetterà anche di lasciare in mano ai francesi la gestione quotidiana, ma si riserverà l’ultima parola sulle scelte strategiche.

Fin d’ora, intanto, l’operazione unisce le due più grandi compagnie del settore, ciascuna forte di competenze specifiche e complementari, dando vita a un gruppo integrato verticalmente che secondo gli analisti di Goldman Sachs potrà tornare a crescere più del mercato e testimonia la capacità dell’imprenditore di Agordo di cogliere “la semplicità delle azioni di fronte alla complessità dei mercati e alla crescente pressione competitiva” legata alle “nuove sfide che si stavano profilando e la necessità di cambiamenti radicali da realizzare, assumendosi anche il rischio legato alle scelte”.

Nuove sfide che imporranno, tra l’altro, l’ulteriore trasformazione del marketing e l’innovazione del modello distributivo per tenere il passo con la sfida dell’e-commerce, ma che da domani potranno contare su flussi di cassa e capacità di generare risorse moltiplicate. La lezione di Leonardo Del Vecchio farà scuola anche nel resto dell’imprenditoria tricolore grande e piccola?

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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