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Fondi Lega, parla l’ex tesoriere Francesco Belsito: “Con me in cassa oltre 40 milioni. Li hanno spesi, non li stanno nascondendo”

“Quando ho lasciato il Carroccio, nel 2012, la Lega Nord era un partito ricchissimo. Ricordo che sui conti c’erano più di 40 milioni di euro, di cui 10 solo di riserva legale. Nei Consigli federali lo chiamavamo il ‘nostro tesoretto’. Ma non solo: c’erano immobili di proprietà prestigiosi come la sede di via Bellerio e le frequenze di Radio Padania che acquistai personalmente. Insomma, altri 30 milioni almeno”, spiega l’ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, al quotidiano La Stampa.
A cura di Charlotte Matteini
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I 49 milioni di euro di rimborsi elettorali ricevuti dalla Lega Nord tra il 2008 e il 2010 e che ora la magistratura italiana sta cercando li avrebbe spesi le gestioni successive di Roberto Maroni e Matteo Salvini. A dichiararlo è l'ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito, condannato a due anni e 6 mesi di reclusione proprio nell'ambito del procedimento aperto per indagare sull'illecito utlizzo dei fondi. In un'intervista rilasciata a La Stampa, Belsito ricorda la sua gestione finanziaria negli anni a cavallo tra il 2010 e il 2012: "Quando ho lasciato il Carroccio, nel 2012, la Lega Nord era un partito ricchissimo. Ricordo che sui conti c'erano più di 40 milioni di euro, di cui 10 solo di riserva legale. Nei Consigli federali lo chiamavamo il ‘nostro tesoretto'. Ma non solo: c'erano immobili di proprietà prestigiosi come la sede di via Bellerio e le frequenze di Radio Padania che acquistai personalmente. Insomma, altri 30 milioni almeno"

"Con Maroni i rapporti erano limitati perché all'epoca era ministro dell'Interno. Con Salvini invece erano più frequenti. Lui come europarlamentare si occupava di Radio Padania ed era molto attento a ricevere i fondi per pagare i giornalisti o i collaboratori" e per Belsito è possibile che quelle somme siano state spese per pagare i conti della Lega Nord, come Salvini ha dichiarato pochi giorni fa. Nessuna sparizione illecita, come pensano invece i giudici: "Non dimentichiamo che ci sono state molte campagne elettorale. E questo può far lievitare i costi. Secondo me li hanno spesi, non li stanno nascondendo".

"In Via Bellerio tutti sapevano che i collaboratori venivano pagati in nero. Ogni fine del mese mi recavo in banca e ritiravo contanti e pagavo queste spettanze per circa 600 mila euro all'anno. Era una prassi da tempo. E tutti lo sapevano, proprio tutti. Ma certo, anche Salvini, Maroni, Giorgetti, Calderoli e Bossi. Era una modalità consolidata. Pensi che facevamo firmare anche le ricevute", conclude l'ex tesoriere.

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