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Foggia, abusi su bambini e pedopornografia: ex sacerdote condannato a 18 anni

Il Tribunale di Foggia ha condannato a 18 anni di reclusione e 120.000 euro di multa l’ex sacerdote Giovanni Trotta, imputato per violenza sessuale aggravata, produzione e diffusione di materiale pedopornografico e adescamento di minori ai danni di 9 giovani fra i 12 e i 13 anni. All’epoca delle violenze era già ridotto allo stato laicale.
A cura di Susanna Picone
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Il Tribunale di Foggia ha condannato a diciotto anni di reclusione e 120.000 euro di multa l'ex sacerdote Giovanni Trotta, imputato per violenza sessuale aggravata, produzione e diffusione di materiale pedopornografico e adescamento di minori ai danni di nove minorenni che all’epoca dei fatti avevano tra i dodici e i tredici anni. La Procura di Bari, che ha coordinato le indagini, aveva chiesto la condanna a ventuno anni di reclusione per l’ex sacerdote oggi cinquantasettenne. I fatti contestati risalgono al 2014 e sono avvenuti tra Pietramontecorvino e Casalnuovo Monterotato, nel Foggiano. Giovanni Trotta, ridotto allo stato laicale già nel 2012, un anno fa era stato condannato con il rito abbreviato alla pena di otto anni di reclusione per violenza sessuale nei confronti di un altro ragazzino di undici anni. L'uomo è tuttora in carcere per entrambe le vicende.

Bambini violentati a casa del sacerdote e fotografati durante gli atti sessuali – Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, l’ex sacerdote avrebbe abusato di cinque minori affidati alla sua custodia in quanto dirigente e allenatore della squadra di calcio frequentata dai bambini, nella provincia di Foggia, nonché loro docente di lezioni private. Dei minori avrebbe abusato nella sua abitazione singolarmente o in gruppo, e li avrebbe anche fotografati durante gli atti sessuali. Trotta è inoltre accusato di pornografia minorile e divulgazione di materiale pornografico e adescamento di altri quattro dodicenni attraverso Whatsapp e Facebook. Le indagini sul caso sono state coordinate dai pm Simona Filoni e Domenico Minardi. Una delle nove vittime del processo si è costituita parte civile e ha ottenuto un risarcimento danni da quantificare in sede civile con una provvisionale immediatamente esecutiva di cinquemila euro.

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