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Federico Perna, un testimone rivela: “Ho visto violenze e maltrattamenti su di lui”

“Ho visto un episodio di violenza su suo figlio”. Un detenuto scrive di aver assistito a questo e ad altri maltrattamenti su Federico Perna, il giovane di Pomezia morto nel carcere di Poggioreale lo scorso Novembre.
A cura di Gaia Bozza
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Qualcuno avrebbe visto violenze e maltrattamenti su Federico Perna, il giovane di Pomezia morto nel carcere di Poggioreale a Novembre 2013. Poi ha preso carta e penna e ha inviato una lettera alla madre, Nobila Scafuro. E' un detenuto, che per il momento chiameremo con un nome di fantasia: Antonio. E conosceva Federico: racconta di essergli stato amico, e ricorda di aver passato diversi mesi con lui nel carcere di Poggioreale, la realtà che anche la Commissione Libertà Civili dell'Ue ha descritto come un inferno. "Io la cercavo da tempo – scrive alla madre del giovane – anzi da subito, appena morto Federico". Ma non è stato facile arrivare a contattarla, racconta ancora Antonio,  che si rende disponibile a testimoniare, purché venga tutelata la sua incolumità. Perché non si sente al sicuro.

Il detenuto arriva al dunque: "Ho visto un episodio di violenza su suo figlio, e questa guardia che è l'ispettore non se ne era accorto che io stavo dietro l'inferriata dove arrivava il mangiare". Ma non è tutto. La lettera continua tra riferimenti alla vita quotidiana e alle settimane precedenti la morte di Perna, avvenuta l'8 Novembre scorso. Prima di finire al padiglione Avellino, dove avrebbe trascorso le ultime settimane, Federico – si legge – sarebbe stato al padiglione Salerno con altri quattro detenuti in cella, "e uno di loro era di colore che faceva il piantone agli altri quattro (…) ma le assicuro che Federico era autonomo e non aveva bisogno del piantone lui personalmente, perché mangiava e si lavava da solo, comunque che non stava tanto bene ci posso pure credere, infatti parecchie volte è svenuto, a volte anche fintamente". E poi si legge di 20-25 accessi all'infermeria. "Puntualmente lo riportavano in cella dicendo che non aveva niente – continua la lettera – e quando lui faceva casino che gli faceva male qualcosa, gli davano i medicinali per farlo addormentare e così stavano tranquilli, infatti Federico da quando stava là giù al transito, stava sempre imbottito di medicinali e a stento a volte si reggeva in piedi".

Un racconto forte, con accuse pesanti, la cui veridicità andrà ovviamente verificata. Antonio incalza: "Io oltre che quella volta ho visto che lo hanno picchiato – si legge –  un'altra volta poi lo hanno portato nella cella zero, e di sicuro lo picchiarono, visto che Federico la mattina stava tutto pieno di ematomi per il corpo e per il viso, poi un'altra volta infatti era la metà di ottobre e non so per quale motivo lo portarono al padiglione Avellino, forse lo avranno picchiato di brutto e non potevano più portarlo al padiglione Salerno, infatti lo misero all'isolamento". E' assurdo, scrive Antonio, assurdo che sia finita così. A lui non sembra una morte naturale, così come è stata definita più volte.

Non ci sarebbe solo questo testimone: lo racconta la madre di Federico, Nobila Scafuro. "Ci hanno riferito – afferma –  che ci sono anche altre persone che hanno vissuto con mio figlio e vogliono dire ciò che hanno visto e sentito, alcuni non sono ormai più reclusi"."In queste lettere mi sono state raccontate alcune cose e io sono sempre più arrabbiata, confusa – si sfoga – Innanzi tutto mio figlio sarebbe morto al reparto Avellino, e non al reparto Salerno. E poi, questo testimone avrebbe visto violenze su mio figlio. Questa persona ha visto che Federico non aveva il braccio bruciato né ematomi in volto fino alla metà di ottobre, lui è convinto tra le altre cose che la morte di mio figlio non abbia proprio nulla di naturale". La signora Scafuro non riesce a capacitarsi: "A quale delle due verità devo credere? A quella che mi forniscono le istituzioni, oppure a quello che leggo nelle testimonianze?"

La vicenda è quanto mai controversa. Federico Perna era molto ammalato. Nonostante avesse epatite C, cirrosi epatica, leucopenia (carenza di difese immunitarie), un disturbo borderline di personalità e nonostante lamentasse problemi cardiaci, è stato trasferito di carcere in carcere fino a Poggioreale: tutte le istanze per riportarlo a casa sono state rigettate. Fino alla morte, avvenuta l'8 Novembre 2013: un attacco ischemico, afferma la perizia disposta dalla Procura di Napoli. E nessun segno di percosse. Ma i dubbi si fanno largo presto, su entrambi gli aspetti. Sull'aspetto della cura delle patologie e della compatibilità del ragazzo con il carcere. Ma anche sull'aspetto delle presunte percosse, che i legali Camillo Autieri e Fabrizio Cannizzo non escludono affatto. L'ombra la gettano le varie denunce di Perna nel tempo (dal carcere di Viterbo), i vestiti insanguinati, un braccio con una grossa ustione e una grande ecchimosi sul palmo della mano sinistra, oltre alle tante macchie sul corpo e sul viso.

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