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Farina (Si): “Parlamento boccia cannabis per uso personale, legalizzazione così è inutile”

Daniele Farina (Si) si è dimesso da relatore della legge sull’uso della cannabis. “Nel testo precedente si parlava di cose serie, di monopolio di Stato e di uso personale, ora invece rimane solo l’utilizzo terapeutico”, spiega a Fanpage parlando di un nuovo testo in netto ritardo con quanto espresso finora nel dibattito pubblico.
A cura di Stefano Rizzuti
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Ancora una volta il Parlamento dice no alla coltivazione della cannabis per uso personale e porta avanti solamente la proposta di legge riguardante il suo uso terapeutico. La riunione delle commissioni congiunte Giustizia e Affari Sociali della Camera dei deputati ha bocciato oggi tutti gli emendamenti presentati per provare a introdurre una legislazione più morbida sul tema del consumo di cannabis e portando così il relatore per la commissione Giustizia, Daniele Farina (Sinistra Italiana), a presentare le sue dimissioni dal ruolo finora ricoperto. Farina rappresentava l’intergruppo che ha proposto la legge: un insieme di deputati che ha sottoscritto il testo che era stato stralciato in estate per proseguire con l’esame solamente della parte relativa all’uso terapeutico.

Farina spiega la sua decisione a Fanpage.it: “Qui – argomenta riferendosi al precedente testosi parlava di cose serie, di monopolio di Stato, di uso e coltivazione personale, di modifiche penalistiche dell’attuale regime e anche di cannabis terapeutica. Tutto questo ora non c’è più”. Quel che rimane, secondo Farina, è un testo sulla cannabis terapeuticache è stato migliorato ma che era ottenibile anche soltanto per via ministeriale. Avrà degli effetti, nel tempo, su coloro che hanno bisogno di questa terapia, ma un normale cittadino potrebbe chiedersi perché debba essere fatto per legge e perché non sia stato fatto prima per via ministeriale”.

Un testo al di sotto del dibattito pubblico che c’è stato in questi anni, secondo Farina: “Si sono schierati anche magistrati, giornalisti, l’opinione pubblica. Quello che si legge sui giornali è molto diverso da quello che il Parlamento, verosimilmente, varerà. Anche questo è un segno dei tempi, per carità, solo qualche anno fa sarebbe stato impensabile anche questo. Però mi sembra che l’esperienza nel mondo sia andata molto avanti”. L’opinione del deputato di Si e rappresentante dell’intergruppo è che “rimaniamo, anche a giudicare dal dibattito che ho ascoltato, prigionieri di culture stratificate nei decenni, di miti pseudo-scientifici, di convenienze politiche: qui più che all’erba di Grace siamo all’erba del diavolo”.

Il percorso della legge sulla cannabis

Farina ripercorre gli ultimi avvenimenti che l’hanno portato alla decisione di dimettersi da relatore: “Siamo arrivati a un testo unificato della relatrice Miotto, in rappresentanza del governo e della maggioranza, molto diverso da quello dell’intergruppo di cui io ero relatore, il testo iniziale di questa legge. Parliamo di un testo limitato solo all’articolo sei del vecchio articolato presentato dall’intergruppo, quello riguardante la cannabis terapeutica”. Farina spiega ancora: “Oggi si è svolta la commissione per il voto degli emendamenti: tutti gli emendamenti premissivi presentati da Si e M5s e che facevano riferimento ai temi portati dall’intergruppo, sono stati respinti. Il mio ruolo e la mia funzione, relatore per la seconda commissione Giustizia, è venuto meno e mi lascia più libero anche nella battaglia in aula che sicuramente ci sarà”.

Il dibattito si sposterà ora in Aula a Montecitorio. “Noi cercheremo ancora di cambiare il testo – afferma Farina – è un’occasione per mettere il paese di fronte a dati ed esperienze”. Il deputato di Sinistra Italiana dubita che sia un margine per poter cambiare il testo in aula, ma un minimo di speranza c’è: “A me piacerebbe che il Parlamento in un atto di lucidità e onestà rispetto al paese, approvi quanto meno la coltivazione personale della cannabis entro i limiti già molto precisi previsti nel nostro testo. Credo che risolverebbe un sacco di problemi”.

L’obiettivo minimo, quindi, è il raggiungimento della coltivazione a uso personale: “Un obiettivo piccolo, ma di grande significato simbolico e culturale”. Farina annuncia che verranno presentati emendamenti simili a quelli già bocciati in commissione: “Sarà un’occasione per una discussione pubblica. Spero che qualcosa si muova, anche all’esterno spero ci siano pezzi di attivisti e opinione pubblica che spingano perché una delle cose più ovvie possa entrare in questo testo”.

Il Pd e i temi eticamente sensibili

Farina si augura che qualche esponente del Pd possa cambiare idea durante la discussione in Aula: “Spero che quella parte dell’intergurppo che non ha dato manifestazioni di vita in questi ultimi mesi, neanche oggi, un sussulto ce l’abbia e che l’aula ottenga un risultato che sarebbe un segnale molto importante”. Secondo il deputato di Si, è difficile capire quali siano le motivazioni che hanno portato il Pd a optare per un testo molto più soft, riguardante solo la cannabis terapeutica, ma elenca comunque alcune ipotesi: “Qui agiscono meccanismi che abbiamo già visto in altre occasioni: quando i provvedimenti vengono giudicati divisivi e c’è un problema di maggioranza e guarda caso son tutti quelli eticamente sensibili come il fine vita o lo ius soli o le unioni civili, c’è sempre una difficoltà straordinaria a procedere e la cannabis non fa eccezione”.

Ci sono poi le “elezioni vicine”, oltre al fatto che “Renzi ha detto molto chiaramente che questa non era una priorità (peccato che l’abbia detto quattro anni dopo che ci abbiamo lavorato)”. Farina si concentra poi sull’elettorato su cui potrebbe pesare questa decisione: “Credo che questi milioni di italiani che fanno uso di cannabis e che vengono normalmente perseguitati, se ne ricorderanno. Perlomeno per portare in Parlamento parlamentari che abbiano una visione diversa”.

Tornando sul confronto avuto in passato col Pd, l’ex relatore per la commissione Giustizia aggiunge: “Sembrava che una parte consistente del Pd volesse andare in una direzione più aperta. Ha prevalso invece un altro tipo di approccio, con una prima versione che prevedeva un monopolio militare farmaceutico sulla cannabis dello stabilimento chimico di Firenze che non ha eguali per nessuna sostanza ad uso medico”. “Per fortuna – continua poi Farina parlando di quanto votato oggi – l’abbiamo cambiato in commissione. Adesso il ministero può autorizzare anche la coltivazione di soggetti terzi. Cambia un approccio irrazionale, spia dell’atteggiamento sull’intera materia”.

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