Fa scrivere al suo alunno “sono un deficiente”. Maestra condannata a 15 giorni di carcere
Al bullismo degli scolari, gli insegnanti non devono rispondere con la stessa moneta. E' questo, in sostanza, il sunto della sentenza con cui la Cassazione ha condannato a 15 giorni di carcere una maestra di una scuola media statale di Palermo che aveva punito uno alunno di 11 anni facendogli scrivere 100 volte sul quaderno la frase "sono un deficiente" . Utilizzando metodi prepotenti, si legge nella motivazione, gli insegnanti "finiscono per rafforzare il convincimento che le relazioni personali sono decise da rapporti di forza o di potere". Questa la ragione che spinto la Suprema Corte a confermar le due settimane di reclusione per Giuseppa V. colpevole "di aver abusato dei mezzi di correzione e di disciplina" ai danni dello studente G.C., "un bambino mortificato nella dignità", scrive la Cassazione rifacendosi alla convenzione Onu sui diritti dell’infanzia che con la termine «bambino» identifica ogni "persona sino all’età di 18 anni".
La donna, dunque, merita la galera perché, oltre a venir meno al "processo educativo in cui è coinvolto" lo studente, si è resa responsabile di un "abuso" configurabile nel "comportamento doloso di chi – come in questo caso – umilia, svaluta, denigra o violenta psicologicamente un bambino, causandogli pericoli per la salute anche se è compiuto con una soggettiva intenzione educativa o di disciplina". Secondo la maestra, l'alunno stava tenendo "un atteggiamento derisorio ed emarginante nei confronti di un compagno di classe". Ma, secondo i giudici, in questi casi "non è lecito l'uso della violenza, psichica o fisica, distortamente finalizzata a scopi ritenuti educativi". La Cassazione ha comunque concesso uno sconto alla prof che in appello era stata condannata a 30 giorni di reclusione. I giudici hanno infatti eliminato l'aggravante di aver provocato nel ragazzino un "disturbo del comportamento", ipotesi avanzata dallo psicologo, ma non provata con certezza.