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Ex Cava Viti, la discarica d’amianto che avvelena il Centro Italia

La discarica dell’Ex Cava Viti, sorge a poche centinaia di metri dai centri abitati e da un’oasi protetta: lo smaltimento dell’amianto rappresenta un pericolo costante per i cittadini e per le specie animali in via d’estinzione che abitano quella zona.
A cura di Simone Nocentini
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Ci troviamo in una tra le zone più rigogliose e affascinanti del Centro Italia, dove sorgono spontanee aziende agricole alimentari e si sviluppa l'incantevole riserva naturale "Lago e rupi di Porta", un habitat unico che ospita circa 18 specie animali in via d'estinzione. Il territorio è diviso tra la Provincia di Massa e quella di Lucca, nei comuni di Montignoso, Pietrasanta, Forte dei Marmi e Seravezza, per la precisione.

Ma questo paesaggio ormonioso e fiabesco, è rotto prepotentemente da ciò che viene definito "un ospite indesiderato". Si tratta della discarica "Ex Cava Viti", che da anni accoglie rifiuti inerti e speciali, tra cui l'amianto, un materiale altamente cancerogeno per l'uomo. Le sue polveri, se inalate, possono causare danni molto gravi alla salute della popolazione, i cui effetti si manifestano anche dopo molti anni.

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Una situazione che ha fatto salire la protesta dei cittadini che quelle zone le abitano da sempre e che vedono la propria salute minacciata dai rifiuti speciali e dall'amianto. E' nato il Comitato spontaneo "Ex Cava Viti" che, da anni, combatte per far chiudere la discarica.

"Questa discarica è nata parecchi anni fa, prima del 2007, come luogo che doveva ospitare materiali inerti provenienti dalla lavorazione del marmo (le nostre zone sono molto ricche di questo materiale) – ci spiega un portavoce del Comitato "Ex Cava Viti" -. Nel 2007, dopo una riclassificazione della discarica, hanno iniziato a smaltire qui rifiuti speciali, tra cui il pericolosissimo amianto. Proprio in quell'anno, il nostro Comitato ha avviato una raccolta firme per evitare questa riclassificazione della discarica, ma non ci fu nulla da fare. Anche l'Università di Pisa, attraverso degli esami, aveva giudicato quel sito non adatto ad ospitare rifiuti speciali. Le province di Massa e di Lucca, però, diedero comunque le autorizzazioni. Nonostante questo step, non vennero eseguite messe in sicurezza dell'impianto: anche Arpa, dopo alcuni controlli, segnalò alcune inadempienze (violazioni ambientali e amministrative) al Ministero dell'Ambiente e alla Procura".

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Così, un luogo che doveva smaltire soltanto materiali inerti ha iniziato ad ospitare una delle sostanze più pericolose per la salute dell'uomo, a pochi passi da una riserva naturale e da numerosi centri abitati: "Da quando l'impianto è passato in deroga dalle Provincie alla Regione Toscana, abbiamo iniziato una lotta amministrativa più decisa, cercando di coinvolgere i comuni e la Regione per capire su cosa può lavorare questo impianto, in base alla regolamentazione vigente. Moltissime norme regionali, ad esempio, vanno in netto contrasto con l'ubicazione della discarica: si trova a meno di 200 metri dall'oasi naturale protetta "Lago e rupi di Porta": la discarica è separata da una ferrovia e da una strada Provinciale. A meno di 500 metri, invece ci sono i centri abitati di Renella, frazione del comune di Montignoso, e di Strettoia, frazione di Lucca, oltre a numerose aziende artigianali che producono prodotti alimentari. Secondo la regolamentazione regionale la discarica non dovrebbe essere in quel luogo", continua il comitato contro la discarica.

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Dopo anni di battaglia, il Comitato è riuscito ad avere l'appoggio dei Comuni limitrofi alla discarica: "Siamo riusciti ad ottenere una mozione firmata all'unanimità da parte dei comuni di Montignoso, Pietrasanta, Forte dei Marmi e Seravezza: la richiesta che hanno fatto i comuni alla Regione Toscana dopo anche le nostre valutazioni e i continui rapporti ARPAT che evidenziavano lacune , mancanze e inadempienze del gestore con segnalazioni agli organi giuridici competenti  era quella della necessità di una chiusura immediata della discarica con messa in sicurezza ed bonifica, ove possibile. Se non venisse chiusa, comunque bisognerebbe rivalutare l'intero impatto ambientale che ha questa discarica con l'habitat circostante attraverso una VIA EX POST".

Un ulteriore passo avanti è stato compiuto il 6 dicembre scorso, "quando la stessa mozione è stata approvata anche dal Consiglio regionale, chiedendo la chiusura immediata dell'impianto. La stessa volontà, però, non è stata portata avanti dalla Giunta: hanno iniziato a prendere tempo. Il risultato è che dal 6 dicembre ad oggi, non è stato fatto nulla di sostanziale per chiudere la discarica. Anzi: più volte hanno cercato di trovare un accordo con i Comuni limitrofi, per evitare uno scontro e una chiusura dell'impianto. Dall'ultimo incontro che abbiamo avuto con la Regione, è emersa la loro volontà di prorogare l'AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) alla discarica fino al 2022. Questo elemento ci fa intendere che non hanno nessuna intenzione di chiuderla. Praticamente questa discarica a norma sotto le autorizzazioni provinciali ma con evidenti forzature, adesso dovrebbe essere rivalutata sotto le regole regionali, nazionali ed europee in materia di discariche e rifiuti, così da capire come possa essere a norma se il sito non è idoneo comprese tutte le altre criticità ambientali".

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Anche il Parlamento Europeo si è espresso negativamente circa lo smaltimento dell'amianto in questa zona: "La realizzazione di discariche di rifiuti di amianto – si legge nel documento – è una soluzione solo provvisoria del problema, che cosi viene lasciato alle future generazioni, essendo la fibra di amianto pressoché indistruttibile nel tempo".

Alla Commissione europea si chiede, perciò, di "promuovere in tutto il territorio dell’Unione la realizzazione di centri di trattamento e inertizzazione dei rifiuti contenenti amianto, prevedendo la graduale cessazione di ogni conferimento in discarica di questi rifiuti. L'unico elemento che difende il terreno carsico e le falde acquifere dal corpo dei rifiuti è costituito da un poco di argilla e una membrana di circa 2 millimetri di spessore, che sui documenti durante la fase di riclassificazione c'è scritto che questa "coperta" è garantita 10 anni e, essendo stata installata nel 2007, non sappiamo ad oggi qual è il suo stato e il suo grado di usura", aggiunge il comitato contro la discarica.

Momentaneamente, però, il trasporto di amianto in discarica è stato bloccato: "Il regolamento prevedeva una percentuale massima di rifiuti speciali del 30%: negli anni passati siamo arrivati fino al 57%. Dopo moltissime segnalazioni da parte nostra e di tutti i cittadini, siamo riusciti a far attivare la Regione Toscana e a far sospendere, non sappiamo ancora per quanto tempo, lo scarico di materiali speciali".

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