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Covid 19

Vietnam e Taiwan, tra gli unici Paesi al mondo che hanno davvero sconfitto il Covid

Vietnam e Taiwan sono tra i pochissimi paesi al mondo ad aver saputo contenere e sconfiggere la pandemia di Covid-19. Il loro segreto? Essersi isolati immediatamente e aver fatto rispettare pedissequamente alcune misure come il tracciamento serrato e test a volontà. Oggi sono tornate quasi alla normalità: “Hanno fatto scelte coraggiose, di non convivere con il virus, ma di arrestarlo e, se possibile, eliminarlo”.
A cura di Ida Artiaco
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Mentre mezzo mondo è ancora alle prese con la pandemia di Covid-19, con Paesi come India e Brasile che stanno facendo registrare record di nuovi casi e morti, mai così tanti dall'inizio dell'emergenza sanitaria, ce ne sono altri che sembrano aver davvero sconfitto il virus. Da una parte c'è il Vietnam, dove a parte qualche piccolo lockdown locale, si è tornati quasi alla normalità, con scuole e ristoranti aperti, persone che vanno ai concerti e nei locali, pur rimanendo alta la guardia, e dall'altra c'è Taiwan, dove da inizio epidemia sono stati registrati solo 11 morti per Coronavirus. Come hanno fatto a raggiungere questi risultati? Entrambi sono stati caratterizzati sin da marzo 2020 da una assoluta tempestività nella prevenzione e nelle misure di contenimento e sicurezza.

Il Vietnam, infatti, dal marzo scorso si è letteralmente sigillato, mantenendo la chiusura dei propri confini anche quando ha raggiunto i zero casi giornalieri da Coronavirus, soprattutto per la paura degli arrivi dalla vicina Cina, primo focolaio mondiale delle infezioni da Sars-CoV-2. "Meno contagi ci sono, più le restrizioni al confine hanno valore: funzionano meglio quando sembrano eccessive, prima o dopo che la trasmissione del virus abbia luogo", aveva detto Mark Jit, epidemiologo della London School of Hygiene and Tropical Medicine. Ancora oggi, soltanto alcune categorie di persone, come gli uomini di affari o gli esperti, possono entrare nel Paese, e in ogni caso chiunque voglia entrare necessita di speciali permessi governativi e deve poi fare una quarantena di 21 giorni sotto sorveglianza statale. I positivi vengono direttamente trasferiti negli ospedali qualunque sia la gravità delle proprie condizioni. A ciò si aggiungano altre misure seguite pedissequamente, come il tracciamento serrato, lockdown mirati e tempestivi, test a volontà, che, a differenza delle potenze occidentali, hanno permesso al Vietnam di fermare la circolazione del virus prima ancora dell'inizio della campagna di vaccinazione. Il totale dei decessi è pari a 35 e e poco più di 2.700 persone sono state infettate dal virus durante tre piccole ondate che sono state tutte rapidamente contenute, su un totale di 97 milioni di abitanti, facendo per giunta segnare una crescita del 2,9% dell'economia.

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Taiwan ha fatto ancora meglio: qui sono stati registrati solo 1.082 casi da marzo 2020 ad oggi, 1.038 ricoveri e 11 vittime su un totale di 23 milioni di abitanti. Eppure, come ha spiegato Patricia Fitzpatrick, esperta dell’University College Dublin, proprio Taiwan era considerato un Paese ad alto rischio a causa della sua vicinanza alla Cina e dei frequenti viaggi che avvengono tra i due Paesi. Tuttavia, come il Vietnam, anche l'Isola si è isolata in fretta dal resto del mondo, istituendo per altro già a gennaio 2020, quindi non appena avuta notizia dei primi casi Covid in Cina, un Central Epidemic Command Centre per gestire lo scenario pandemico tra ministeri, agenzie, esecutivo e imprese. Ha interrotto ogni collegamento aereo con l’estero e imposto una quarantena obbligatoria per qualsiasi viaggiatore internazionale, facendo del tracciamento uno dei cardini del suo approccio all'epidemia, insieme alla tempestività delle decisioni. Un nuovo studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association ha esaminato il caso Taiwan. Gli autori della ricerca, provenienti da una serie di istituti sanitari e ospedali a Taiwan e negli Stati Uniti, hanno confrontato l’efficacia stimata di due tipi di politiche nei primi mesi della pandemia: misure basate sui casi e misure basate sulla popolazione. Le prime includono il rilevamento di persone infette attraverso test, l’isolamento dei casi positivi, il tracciamento dei contatti e la quarantena di 14 giorni dei contatti stretti; le seconde includevano politiche sulla maschera facciale, igiene personale e allontanamento sociale. Entrambe hanno consentito al Paese di contenere al meglio la pandemia.

Per riassume, si può dire, utilizzando le parole di Walter Ricciardi, consigliere personale del ministro della Salute Speranza che "la Nuova Zelanda e Taiwan, il Ruanda e l’Islanda, l’Australia e il Vietnam, Cipro e la Thailandia hanno poco o niente dal punto di vista geografico, culturale, economico e sociale – ha sottolineato in una intervista ad Avvenire -. Però sono tutti Paesi in cui la vita oggi scorre più o meno normalmente grazie alla scelta di non convivere con il virus, ma di arrestarlo e, se possibile, eliminarlo. Hanno fatto scelte coraggiose".

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