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Usa, uccise la moglie a pugni durante una crociera: trovato morto in carcere

Aveva ucciso la moglie a pugni dopo una lite avvenuta in crociera. Kenneth Manzanares, di 43 anni, era stato condannato nel giugno del 2020 per il crimine commesso nel 2017. L’uomo, reo confesso, è stato trovato morto nella cella del carcere di Juneau. Ancora ignote, secondo quanto rivelato dagli agenti, le cause del decesso.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Era stato condannato a 30 anni di carcere per aver picchiato a morte la moglie durante una crociera in Alaska nel 2017. Il killer è stato trovato senza vita nella sua cella del carcere di Juneau nella giornata di mercoledì scorso, intorno alle 7.15 del mattino. Kenneth Manzanares, di 43 anni, si era dichiarato colpevole dell'omicidio della moglie compiuto nel 2017 durante il processo tenutosi lo scorso giugno. La coppia aveva avuto un'accesa discussione davanti alle figlie all'interno della cabina della nave da crociera sulla quale viaggiavano. La vittima aveva detto di volere il divorzio e così il killer aveva cacciato le minori dalla stanza per restare da solo con la compagna. Le bambine avevano quindi raggiunto gli altri familiari che si trovavano in viaggio con loro. Sono tornate sulla scena del delitto solo quando hanno sentito le urla della madre.

Kenneth aveva chiuso a chiave la porta della cabina per poter aggredire la moglie. L'avrebbe uccisa, secondo quanto raccontato anche dalle figlie che hanno assistito alla scena dal balcone della stanza, con una serie di pugni alla testa. Le due minori avrebbero cercato di rientrare nella camera, ma senza successo. Per questo motivo avevano raggiunto il balcone insieme ad alcuni zii per prestare soccorso. Per la donna, però, non vi è stato nulla da fare. "Mia moglie non smetteva di ridere di me" avrebbe detto poi in tribunale Kenneth quando, nel giugno dello scorso anno, è stato condannato per l'omicidio della consorte e madre delle sue figlie.

Secondo gli agenti del carcere di Juneau, l'uomo si sarebbe suicidato in cella. Sulla base dei primi controlli effettuati sul cadavere, non vi sarebbero segni di violenze. Il detenuto, inoltre, non era affetto dal Covid-19 e la sua morte, quindi, sarebbe da ricollegare a un suicidio dovuto forse al senso di colpa per il crimine commesso.

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