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Usa negano l’asilo a Shakila, sfregiata dal marito Taliban: la ragazza accolta dal Canada

Shakila Zareen è una ragazza afgana di 23 anni che sei anni fa fu sfregiata dal marito legato ai talebani. Dopo diversi interventi di ricostruzione facciale ha ottenuto l’asilo politico a Vancouver: “Non resterò in silenzio”.
A cura di Susanna Picone
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Shakila Zareen aveva solo diciassette anni quando, dopo un matrimonio durato sette mesi, fu gravemente ferita dal marito che le sparò al volto cancellandole metà faccia. Oggi la giovane afghana ha ventitré anni e finalmente ha trovato una nuova casa in Canada dopo che gli Stati Uniti le hanno rifiutato asilo politico. Da Vancouver, dove vive con la madre e la sorella, Shakila vuole ricordarsi com’era prima dell’aggressione: “Ho nostalgia di me stessa — ha raccontato al Guardian —. Oggi se mi guardo non ho più un occhio, una guancia, una parte delle labbra, però ho questa foto”. Nata in una famiglia numerosa e disagiata, quando era giovanissima Shakila fu costretta dal cognato, legato ai talebani, a sposare un uomo di quattordici anni più grande. Un uomo che la picchiava continuamente. Lei, nonostante la giovane età, con coraggio decise di rivolgersi alla polizia ma gli agenti le dissero che “non potevano far nulla”. Così si rifugiò a casa dei genitori ma il marito, ormai a conoscenza della sua denuncia, la trovò e le sparò al volto. Dopo quella aggressione da cui è uscita miracolosamente viva Shakila ha trovato il sostegno del governo indiano che le ha pagato le operazioni di ricostruzione. La ragazza ha trascorso tre  anni a New Delhi dove ha subito numerosi interventi ma purtroppo per lei l’incubo non è finito.

La buona notizia dal Canada – Col cognato che continua a minacciarla, la giovane afghana ha fatto domanda di asilo: nel 2016 la sua richiesta è stata accettata negli Stati Uniti ma l’anno scorso, probabilmente a causa delle nuove regole sull’immigrazione dell’amministrazione Trump, Washington si è tirato indietro. Anche la Svezia le ha negato il permesso di soggiorno e solo dopo mesi di attesa una buona notizia è arrivata dal Canada. Anche lì, purtroppo, Shakila vive con la paura del cognato che vuole ucciderla ma è determinata a continuare a combattere: “Ho sempre combattuto per me stessa – ha detto al Guardian – e anche adesso sono ancora più forte. Non resterò in silenzio”.

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