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Tenuta in vita da morta a causa della legge sull’aborto: ora suo figlio è nato, ma lotta per sopravvivere

Adriana Smith, 31enne infermiera dello Stato USA della Georgia, è cerebralmente morta. Ma è stata tenuta in vita per una legge statale che vieta l’aborto dopo le sei settimane di gravidanza: incinta di 12 settimane, non poteva dunque essere staccata dai macchinari. Il figlio, Chance, è nato prematuro a fine gravidanza, pesa appena 800 grammi e ora lotta per vivere in terapia intensiva.
A cura di Biagio Chiariello
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Adriana Smith non c’è più. Il suo cuore batte ancora grazie a un macchinario, ma la sua mente si è spenta mesi fa, per sempre. A trattenerla in vita non è stata solo la speranza della sua famiglia, ma una legge dello Stato USA della Georgia che, di fronte a una gravidanza, vieta ogni interruzione dopo le prime sei settimane. Anche quando la donna è cerebralmente morta.

Adesso suo figlio è nato. Si chiama Chance, un nome che sa di speranza. È venuto alla luce prematuro, venerdì scorso, con un parto cesareo praticato mentre sua madre era ancora attaccata alle macchine. Pesa solo 820 grammi, è ricoverato in terapia intensiva neonatale e lotta ogni minuto per restare in vita. "Dovrebbe farcela", ha raccontato ai giornalisti April Newkirk, la nonna del piccolo. "Sta combattendo con tutte le sue forze. Chiediamo solo preghiere per lui."

Adriana aveva 31 anni, lavorava come infermiera. La tragedia è iniziata a febbraio, quando si era rivolta a un ospedale per forti mal di testa. Le avevano prescritto un farmaco e l’avevano rimandata a casa. Ma il giorno dopo si è svegliata con il respiro affannoso: una corsa all’Emory University Hospital e la diagnosi terribile — coaguli di sangue al cervello. I medici l’hanno dichiarata cerebralmente morta. Era incinta di appena 12 settimane.

Da quel momento, la sua famiglia è rimasta intrappolata in un limbo crudele. La legge della Georgia, firmata nel 2019 dal governatore repubblicano Brian Kemp ed entrata in vigore solo nel 2022 dopo l’abolizione della sentenza Roe v. Wade, vieta l’aborto una volta rilevata l’attività cardiaca del feto. In pratica, dopo sei settimane. Così, nonostante il corpo di Adriana non fosse più in grado di sostenere la vita in modo autonomo, i medici non hanno potuto interrompere i supporti vitali. Il piccolo Chance doveva nascere.

"Questa decisione sarebbe dovuta spettare a noi", ha detto più volte la madre della 31enne, che di fatto oggi si prepara al funerale della figlia mentre prega per la sopravvivenza del nipotino. "È difficile da accettare. Io sono sua madre. Non dovrebbe toccare a me seppellirla."

L’ospedale, contattato dai media, ha preferito non commentare il caso specifico. Ha ribadito però che la priorità resta “la sicurezza e il benessere dei pazienti”. Ma in questa storia, i confini tra vita e morte si sono fatti drammaticamente sfumati. E a pagarne il prezzo, oggi, sono una madre che non c'è più e un figlio venuto al mondo troppo presto, in nome di una legge più forte della pietà.

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