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Covid 19

Perché in Cina la campagna di vaccinazione sta procedendo a rilento

Malgrado disponga di cinque vaccini la Cina ha finora somministrato dosi a solo il 10% della sua popolazione, meno di quanto fatto dall’Italia. Come mai? La ragione è che il virus appare ampiamente sotto controllo e ciò, paradossalmente, ha finora disincentivato le vaccinazioni. Ora però è prevista un’accelerazione.
A cura di Davide Falcioni
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A che punto è la campagna di vaccinazione in Cina, paese in cui sono stati registrati i primi casi di coronavirus diffondendosi poi in tutto il mondo? Al contrario di quanto ci si potrebbe attendere da una nazione che ha dato prova di saper essere molto efficiente le vaccinazioni  stanno procedendo molto a rilento; secondo Our World in Data, infatti, al 7 aprile sono state somministrate in tutto 149 milioni di dosi, coprendo poco più del 10 per cento del totale della popolazione, di circa 1,4 miliardi di abitanti. A ben guardare il dato dei vaccinati in rapporto alla popolazione è inferiore rispetto a quello di molti altri paesi che non stanno certo brillando per velocità: l'Italia, ad esempio, ha somministrato una dose di vaccino al 19% della sua popolazione, Francia e Germania al 18% e il Brasile all'11%. Il dato della Cina colpisce però anche per un'altra ragione: a differenza della stragrande maggioranza degli altri paesi del mondo Pechino non deve dipendere dalla produzione di aziende private, ma può contare su società statali che hanno messo a punto, in tempi rapidissimi, cinque vaccini successivamente approvati dalle autorità regolatorie, e con una capacità produttiva di miliardi di dosi all'anno.

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Come si spiegano, quindi, i ritardi della Cina? Finora le autorità sanitarie statali non hanno spinto con convinzione le vaccinazioni visto che i contagi sono molto pochi e il sistema di tracciamento ha dimostrato di essere molto efficace: il basso numero di casi, l'impiego diffuso di mascherine e il rispetto delle regole di distanziamento hanno paradossalmente disincentivato le vaccinazioni, visto che il virus è stato finora tenuto a bada con efficacia. Ora però si è deciso di imporre un cambio di passo anche in vista di una futura riapertura della frontiere e della necessità di limitare i contagi importati dall'estero. Il nuovo piano vaccinare prevede di immunizzare il 40% della popolazione entro fine giugno, quindi 560 milioni di persone, passando dal milione di dosi al giorno di oggi alle 5 di fine aprile e 10 tra un paio di mesi. A questo ritmo, le autorità contano di arrivare al 70% di immunizzati con due dosi entro la primavera del 2022.

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