Perché il boom di contagi e di morti Covid del Brasile è la cosa che ora deve preoccuparci di più
Il Brasile, dopo mesi dall'inizio dell'emergenza sanitaria, continua ad essere tra i paesi al mondo più colpiti dalla pandemia di Coronavirus, che ha subito una significativa accelerazione proprio negli ultimi giorni. Per il secondo giorno consecutivo, il 3 marzo, il conto dei morti in 24 ore ha sfondato un nuovo record: ben 1.910 in 24 ore, quasi 300 più delle 1.641 contate nelle 24 ore precedenti, portando così il totale a quota 260mila vittime, al termine di una delle settimane più buie da quando è iniziato l'incubo del Covid-19 per quanto riguarda il numero dei decessi. Per questo, l'Organizzazione mondiale della Sanità ha chiesto esplicitamente al presidente Jair Bolsonaro di intervenire per fermare "la tragedia in atto". Appello che tuttavia sembra essere caduto nel vuoto, dal momento che lo stesso capo dello Stato ha ribadito che "le mascherine fanno venire il mal di testa" e che "abbassano l’umore della nazione", scatenando una rivolta dei governatori locali che si trovano alle prese con i sistemi sanitari e funerari vicinissimi al collasso. Le sue ultime parole? "Non chiudetevi in casa, non siate codardi. Dobbiamo affrontare i nostri problemi. Basta piagnistei, basta lamentarvi, fino a quando volete piangere?", ha tuonato intervenendo ad un incontro pubblico a Goias.
Ma perché la situazione del Brasile deve far riflettere il resto del mondo, Europa compresa, ed essere un campanello d'allarme? La risposta è presto detto: la variante brasiliana. Identificata per la prima volta tra gli abitanti di Manaus, in Amazonas, tra gli stati del Paese sudamericano più violentemente colpiti dal virus dall'inizio della pandemia, si è ben presto diffusa a ritmi elevati anche nel resto del territorio nazionale. Sarebbe proprio questa mutazione, chiamata P.1, la responsabile della nuova ondata che sta travolgendo il Brasile dall'inizio dell'anno. "Le varianti ci stanno colpendo con grande aggressività", ha detto in un video postato sui social in questi giorni il ministro della Salute Eduardo Pazuello, che ha confermato il piano di vaccinare 170 milioni di brasiliani entro fine anno, anche se al momento ha ricevuto la prima dose del siero meno del 3% della popolazione. Solo 1,5 ha ricevuto anche la seconda dose.
Il problema è soprattutto che la variante brasiliana pare sia in grado di reinfettare, cancellando così tutti gli sforzi fatti nei mesi precedenti. Sembra che la P.1 sia infatti due volte più contagiosa del ceppo originale con una capacità di reinfezione tra il 25 e il 60 per cento dei casi, tanto è vero che centinaia di pazienti ex Covid, usciti dalla malattia, si sono ritrovati contagiati a distanza di pochi mesi, compresi medici e infermieri che erano stati positivi durante la prima ondata. Una situazione difficilissima al punto che il presidente del Consiglio nazionale dei segretari della salute del Brasile (Conass), Carlos Lula ha pubblicato una lettera aperta invocando misure urgenti contro l’imminente collasso delle reti sanitarie pubbliche e private di fronte all’ondata di nuovi contagi. "Il Brasile sta vivendo il periodo peggiore della pandemia, con livelli elevati di contagio e morti in tutte le regioni", sottolineando che "manca un coordinamento nazionale unificato e coerente per contrastare la pandemia".
Non si sa ancora se è in grado di aggirare anche le difese del vaccino, ma gli esperti stanno cercando di analizzarla nel più breve tempo possibile e cercare di dare risposte a tutta la comunità internazionale. In Italia sono collegati alla variante brasiliana il 4,3% dei nuovi casi, concentrati tra Umbria, Lazio e Toscana ma il livello di allerta è alto, soprattutto per evitare che si ripeta quello che sta già accadendo i Brasile.