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Mai così poco ghiaccio negli oceani del Polo Nord. Gli scienziati: “Un altro chiodo nella bara”

Secondo il National Snow and Ice Data Center (Nsidc) degli Stati Uniti la superficie di ghiaccio marino artico è scesa a 4 milioni di chilometri quadrati per la seconda volta da quando sono iniziate le rivelazioni satellitari, nel 1979. Gli scienziati: “Ci stiamo dirigendo verso un Oceano Artico stagionalmente senza ghiacci e quest’anno è un altro chiodo nella bara”.
A cura di Davide Falcioni
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La pandemia di coronavirus rischia di oscurare quello che, a detta della totalità degli scienziati, è la prima emergenza mondiale: quella dei cambiamenti climatici. A ricordarcelo un allarme lanciato oggi dal National Snow and Ice Data Center (Nsidc) degli Stati Uniti, secondo cui la superficie di ghiaccio marino artico è scesa a 4 milioni di chilometri quadrati per la seconda volta da quando sono iniziate le rivelazioni satellitari, nel 1979. Il ghiaccio ha raggiunto la sua superficie minima annuale di 3,74 milioni di chilometri quadrati il ​​15 settembre e ora si prevede che inizi a espandersi nuovamente grazie al calo delle temperature invernale.

L'allarme lanciato dagli scienziati rivela inoltre che il ghiaccio marino artico ha una tendenza generale alla contrazione costante negli ultimi 14 anni. Gli ambientalisti avvertono che l'aumento dello scioglimento sta contribuendo al riscaldamento degli oceani e all'aumento dei tassi di estinzione. "È stato un anno pazzesco al nord, con il ghiaccio marino a un minimo quasi record, ondate di calore di 37 gradi Celsius in Siberia e massicci incendi boschivi – spiega il direttore dell'Nsidc Mark Serreze – Ci stiamo dirigendo verso un Oceano Artico stagionalmente senza ghiacci e quest'anno è un altro chiodo nella bara".

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La tendenza allo scioglimento dei ghiacci è costante e le misurazioni pubblicate lunedì vanno intese come una scoperta preliminare in vista dell'analisi definitiva, che verrà pubblicata tra alcune settimane: "La rapida scomparsa dei ghiacci marini è un chiaro segnale di quanto il nostro Pianeta sia in pericolo. Con lo scioglimento dell’Artico, l'oceano assorbe più calore e tutti noi diventiamo più esposti agli effetti devastanti dell’emergenza climatica", afferma Laura Meller, membro della campagna Oceani di Greenpeace Nordic. "La calotta artica è un oceano ghiacciato che ha urgente bisogno di protezione e i leader mondiali devono comprendere il ruolo degli oceani nell'affrontare la crisi climatica – continua Meller – Oceani sani sono cruciali per alcune delle popolazioni più emarginate del mondo, che subiscono l'impatto della distruzione degli ecosistemi marini e dei cambiamenti climatici. Dobbiamo cambiare subito il nostro modo di prenderci cura l'uno dell'altro e del nostro Pianeta. Dobbiamo proteggere almeno il 30% dei nostri oceani entro il 2030 anche per far fronte alla crisi climatica", ha concluso.

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