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L’ingresso nel cielo di Washington poi lo schianto: cosa sappiamo dell’aereo caduto ieri in USA

Il generale Carlo Landi, esperto investigatore di incidenti aerei, spiega cosa potrebbe aver provocato l’incidente di un Cessna precipitato ieri in USA causando la morte di quattro persone.
Intervista a Carlo Landi
Generale, esperto si sicurezza aerea.
A cura di Davide Falcioni
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Un Cessna 560 Citation – piccolo aereo privato – ieri ha sorvolato senza autorizzazione la capitale degli Stati Uniti, Washington DC, innescando la reazione della difesa aerea che ha fatto alzare in volo due jet militari. Il velivolo civile era decollato poco prima dal Tennessee ed era diretto nello stato di New York, ma si schiantato al suolo in una zona montuosa della Virginia causando la morte dei quattro occupanti.

Quando ha smesso di rispondere alle comunicazioni, due jet da combattimento F-16 hanno inseguito il Cessna provocando un boato sonico che è stato udito in tutta l'area della capitale statunitense. Secondo i media Usa, il velivolo era partito da Elizabethton, nel Tennessee, ed era diretto all'aeroporto di Long Island (New York), ma il sito web di monitoraggio dei voli Flightradar24 ha indicato che avrebbe invertito la rotta dopo aver sorvolato Long Island tornando verso sud sopra Washington e la Virginia.

L'aereo era registrato con la società della Florida Encore Motors. Il proprietario – John Rumpel – ha dichiarato al Washington Post che a bordo c'erano sua figlia, una nipotina e la tata, oltre il pilota. "La mia famiglia se n'è andata, mia figlia e mia nipote non ci sono più", ha scritto la moglie di Rumpel su Facebook.

L'incidente ha suscitato non poche preoccupazioni: il decollo di due caccia intercettori F-16, infatti, ha fatto inizialmente temere un dirottamento, ipotesi che è stata poi smentita dai fatti. Ma cosa potrebbe essere accaduto? Fanpage.it ha interpellato il generale Carlo Landi, ex comandante del Reparto Sperimentale Volo dell'Aeronautica militare, qualificato investigatore di incidenti aerei.

Il generale Carlo Landi
Il generale Carlo Landi

Generale, cosa sappiamo del velivolo che si è schiantato ieri in Virginia?

Il Cessna è un aereo privato utilizzato da persone particolarmente facoltose o dalle aziende per il trasporto di 7/8 passeggeri al massimo, con uno o due piloti. Nel mondo ci sono centinaia se non migliaia di velivoli di questo tipo, aerei che di norma sono assolutamente sicuri.

E cosa potrebbe essere accaduto ieri nei cieli della Virginia?

A differenza di molti altri disastri aerei, in cui è necessaria una prudenza maniacale, le caratteristiche dell'incidente di ieri ci consentono di fare delle ipotesi estremamente ragionevoli. Partiamo da un mantra noto tra gli esperti della sicurezza del volo: non ci sono incidenti nuovi, ma solo nuovi incidenti. Questo significa che spesso le dinamiche finiscono per somigliarsi e anche in questo caso possiamo farci un'idea piuttosto chiara. Partiamo quindi dalla fisiologia del volo: il corpo umano respira bene alle quote in cui siamo abituati a vivere e, come sa bene chi va in montagna, ad altitudini superiori a 3/4mila metri si fatica a respirare. Ebbene, c'è un errore che in molti commettono ed è quello di dire che andando in quota la quantità di ossigeno diminuisce: questo non è vero, perché quella che diminuisce è la pressione.

A quale quota volano gli aerei privati?

Solitamente per risparmiare carburante e per altre ragioni questi velivoli volano a 35/40mila piedi (oltre i 10mila metri). Affinché possano farlo l'aereo deve essere interamente pressurizzato: un sistema consente di mantenere all'interno della cabina una pressione atmosferica più alta rispetto a quella che c'è all'esterno permettendo ai passeggeri di respirare normalmente senza l'ausilio di maschere o caschi. Tale sistema di pressurizzazione è regolato dal pilota, che prima del decollo deve prepararlo affinché funzioni adeguatamente. In questo caso quello che si può ipotizzare è che il comandante si sia dimenticato di impostare sulla modalità automatica il sistema di pressurizzazione, lasciandolo spento. Anche il fatto che ci fosse un solo pilota può aver influito come concausa dell'incidente. Questi velivoli consentono di volare con un solo pilota, ma la presenza di un secondo garantisce un controllo aggiuntivo che qui è mancato.

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Non è possibile che il sistema abbia avuto un malfunzionamento?

È un'ipotesi meno plausibile. Essendo un sistema vitale in caso di malfunzionamento il pilota viene tempestivamente avvisato ed ha il tempo e il modo di reagire.

Resta dunque in campo l'ipotesi di un errore umano. Domanda: in caso di problemi al sistema di pressurizzazione il pilota non avverte dei sintomi che dovrebbero farlo intervenire?

Il pilota dovrebbe avere dei sintomi di ipossia o anossia. Il problema è che tali sintomi sono piuttosto subdoli. La prima sensazione che si ha è quella dell'euforia: il pilota pensa che tutto stia andando a meraviglia e vive uno stato di estremo buon umore. Successivamente comincia una fase di distrazione, si commettono una serie di errori, ci si confonde nel fornire risposte al controllo del traffico aereo dimostrando che il cervello è in sofferenza per la carenza di ossigeno. Per finire si perde completamente il controllo dell'aereo. Tali sintomi sono piuttosto complicati da riconoscere, a maggior ragione se il pilota sta facendo un volo rilassato, ad esempio perché ha poche persone a bordo e grande familiarità con loro. Insomma, quando il pilota vive una "parziale distrazione" dai suoi compiti è per lui molto difficile accorgersi di essere in ipossia o anossia.

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Poco prima che il Cessna precipitasse sono decollati due caccia F-16. Perché?

Effettivamente c'è una piccola incognita. Secondo Flightradar24, infatti, l'aereo avrebbe fatto una sorta di inversione, circostanza anomala quando entra in funzione un sistema di pilotaggio automatico impostato per seguire una rotta definita in precedenza dal pilota. Ebbene, questa virata – della quale non abbiamo comunque certezza – è stata decisamente strana in una rotta di collegamento tra due punti. In questo quadro l'intervento degli intercettori non deve stupire, soprattutto in un Paese – come gli USA – che ha conosciuto gli attacchi dell'11 settembre 2001. Dopo quella data abbiamo capito che i velivoli che non rispondono alle chiamate del controllo del traffico aereo possono essere pericolosi, se non addirittura un'arma. Per questo sono stati fatti decollare degli intercettori, che in ogni caso avrebbero potuto garantire la sicurezza della popolazione a terra.

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