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L’ex brigatista Leonardo Bertulazzi scarcerato in Argentina: condannato a 27 anni, andrà ai domiciliari

La revoca dello status di rifugiato decretata dal governo di Javier Milei non era effettiva al momento dell’arresto: accolto il ricorso della difesa dell’ex esponente delle Brigate Rosse. Bertulazzi deve scontare una condanna a 27 anni per reati di sequestro di persona, associazione sovversiva e banda armata.
A cura di Biagio Chiariello
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A sinistra, il brigatista Leonardo Bertulazzi in una foto d'epoca. A destra, la Polizia federale argentina.
A sinistra, il brigatista Leonardo Bertulazzi in una foto d'epoca. A destra, la Polizia federale argentina.

La giustizia argentina ha disposto la scarcerazione di Leonardo Bertulazzi, ex appartenente alle Brigate Rosse. È stato accolto il ricorso della difesa del 72enne, e si è riconosciuto che la revoca dello status di rifugiato, decretata dal governo di Javier Milei, non era effettiva al momento dell'arresto dell'italiano a Buenos Aires, avvenuto lo scorso 29 agosto. Bertulazzi sarà posto agli arresti domiciliari.

Chi è Leonardo Bertulazzi

Classe 1951, Bertulazzi, noto con il nome di battaglia "Stefano", era un esponente della "Colonna 28 marzo" delle Brigate Rosse, attiva a Genova. Deve scontare una condanna a 27 anni per reati di sequestro di persona, associazione sovversiva e banda armata.

Tra i crimini a lui attribuiti figura il sequestro, avvenuto nel gennaio 1977, di Pietro Costa, membro della celebre famiglia di armatori genovesi. Il riscatto ottenuto dalle Brigate Rosse fu utilizzato, tra l'altro, per finanziare l’acquisto dell’appartamento in via Montalcini a Roma, dove, nella primavera del 1978, fu tenuto prigioniero Aldo Moro.

Latitante dal 1980, Bertulazzi si era rifugiato in Argentina, dove nel 2004 aveva ottenuto lo status di rifugiato. Il giorno prima del suo arresto, tale status gli fu revocato dal Conare (Commissione nazionale per i rifugiati). Il ministero della Sicurezza argentino aveva sottolineato la sua responsabilità in "crimini che hanno minato i valori democratici e la vita di molteplici vittime". L'Italia, che ha chiesto l'estradizione di Bertulazzi, si è complimentata con le autorità argentine per l'arresto.

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Perché è stato scarcerato in Argentina

La settimana scorsa, il tribunale di prima istanza di Buenos Aires ha respinto la richiesta di scarcerazione avanzata dai suoi avvocati, affermando che "la gravità dei reati imputati e la pena di compimento effettivo richiesta da un altro Paese non possono essere ignorate come indizi di una possibile fuga" e che "non si può ignorare che la richiesta di detenzione ai fini di estradizione afferma che Bertulazzi è ricercato senza successo dallo Stato richiedente da diversi decenni".

Ora, il tribunale d’appello federale di Buenos Aires gli ha concesso gli arresti domiciliari. I giudici hanno anche tenuto conto del fatto che, al momento dell'arresto, "viveva da oltre 20 anni con la moglie nello stesso domicilio, del quale è proprietario" e hanno sottolineato che "il 7 ottobre 2004 gli è stato riconosciuto lo status di rifugiato politico" dal governo in carica all'epoca. Status che al momento del fermo non gli era ancora stato revocato.

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