120 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

L’epidemiologa Salmaso spiega perché con l’addio a Covid Zero la Cina rischia uno tsunami di contagi

Dopo aver abbandonato la strategia Covid Zero la Cina dovrò affrontare un netto aumento dei casi. Salmaso: “Alcuni esperti stimano circa 840 milioni di persone suscettibili e parlano del rischio di uno ‘tsunami’ di infezioni”.
Intervista a Prof.ssa Stefania Salmaso
Membro dell’Associazione Italiana di Epidemiologia che ha diretto a lungo il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della Salute dell'Istituto superiore di sanità (Iss).
A cura di Davide Falcioni
120 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

La diffusione del Covid-19 in Cina è ormai impossibile da tracciare: ad ammetterlo nei giorni scorsi sono state le autorità sanitarie del Paese, annunciando di aver interrotto la registrazione dei casi asintomatici nell'ambito di un repentino cambio di strategia nella lotta alla pandemia.

Dopo aver puntato tutto sul Covid Zero, infatti, Pechino si è "arresa" di fronte alla contagiosità della variante Omicron ed ha gradualmente rimosso gran parte delle restrizioni finora adottate. Il virus sta tonando a circolare velocemente in una popolazione scarsamente vaccinata – soprattutto tra gli anziani: di conseguenza stanno aumentando di giorno in giorno i ricoveri in ospedale e anche i decessi. Le autorità hanno esortato i cittadini a non ricorrere all'assistenza sanitaria di emergenza a meno che non sia strettamente necessario, annunciando anche l'introduzione di un secondo richiamo vaccinale per le persone anziane e vulnerabili.

Insomma, al terzo anno di pandemia Pechino vive una delle fasi più critiche. "Tutta la macchina cinese – spiega a Fanpage.it la professoressa Stefania Salmaso, membro dell’Associazione Italiana di Epidemiologia che ha diretto a lungo il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della Salute dell'Iss – era tarata sull'identificazione delle infezioni e sulla separazione tra gli infetti e i loro contatti. La Cina probabilmente non ha investito abbastanza sulla campagna vaccinale. Adesso quella macchina è stata smantellata improvvisamente e ci si dovrà concentrare sull'assistenza ai malati, operazione non facile in un Paese di 1,4 miliardi di abitanti".

Stefania Salmaso
Stefania Salmaso

La Cina sta abbandonando la strategia Covid Zero: come giudica i risultati finora conseguiti in quel Paese?

La Cina è stata l’unica nazione a mantenere a lungo una strategia mirata ad evitare l’introduzione di nuove infezioni dall’estero e ad azzerare la circolazione dell’infezione. Anche la Nuova Zelanda e Singapore avevano tentato questa strada, ma l’hanno abbandonata da tempo arrendendosi all’impossibilità di mantenere l’isolamento a lungo e alla elevata contagiosità dei virus causa di Covid. Mantenere questa strategia molto a lungo è stato molto oneroso e tutte le risorse in ambito sanitario in Cina sono state dedicate ad identificare le infezioni, con tamponi frequenti e a tutti, e a isolare casi e i loro contatti.  Il numero di casi di Covid 19 riportati dalla Cina è stato finora estremamente basso, soprattutto se si rapporta alle dimensioni della popolazione residente e probabilmente sono stati evitati molti casi gravi e decessi associati alle prime varianti del virus Alfa e Delta, che da noi sono state le più pericolose.

Perché Pechino ora sta cambiando l'approccio al virus?

Ci sono segnalazioni che concentrarsi sulla strategia di Zero Covid ha provocato molti altri problemi di salute per il mancato accesso alle cure di altre malattie e l’isolamento forzato dei casi in strutture dedicate ha comportato una drastica limitazione delle libertà individuali. In aggiunta a questi aspetti, la chiusura delle frontiere e di molti scambi anche commerciali ha portato a un consistente calo del PIL cinese. Basta vedere come le borse asiatiche si siano rianimate all’indomani dell’annuncio dell’allentamento delle restrizioni.

Non solo la Cina: come ha ricordato, anche altri Paesi hanno puntato molto sul contenimento dei contagi e dei morti. Qual è la sua opinione su Covid Zero?

In occasione dell’emergenza di un nuovo patogeno in una specifica area del mondo la risposta prevista da ogni Paese per arginare una pandemia è articolata in due fasi: una prima in cui si cerca di evitare che le nuove infezioni entrino nel Paese (blocco delle frontiere) ed una successiva di mitigazione degli effetti dell’infezione una volta entrata in circolazione. In Cina si è voluta mantenere a lungo la prima fase che invece da noi è durata pochissime settimane. Ma le infezioni da SARS-CoV-2 si sono rivelate estremamente contagiose e in grado di circolare anche in forma asintomatica e silente, per cui identificarle tutte è praticamente impossibile. Inoltre le vaccinazioni, efficaci nel prevenire anche le infezioni delle prime varianti, non sono in grado di fermare completamente le infezioni con le successive varianti virali, anche se rimangono importanti nel prevenire le forme cliniche più gravi. La strategia Covid Zero è destinata a fallire sul lungo periodo.

Immagine

Le riaperture cinesi, unite a bassi tassi di vaccinazione tra gli anziani, potrebbero determinare un incremento dei morti?

La differenza sostanziale tra i residenti in Cina e ad esempio l’Italia è che ormai nel nostro Paese quasi tutta la popolazione ha sviluppato un'immunità almeno parziale nei confronti di questo coronavirus (sia per l’elevata proporzione di vaccinati che per la frequenza delle infezioni). In Cina, in cui è stata impedita una circolazione estesa delle infezioni, ci sono invece ancora moltissime persone che sono totalmente suscettibili e quindi a rischio anche di forme severe. Gli sforzi per concentrarsi sullo Zero Covid sono andati a scapito dell’estensione dei programmi di vaccinazione che in quel Paese non hanno raggiunto coperture elevate. Sappiamo poco della proporzione di vaccinati e anche poco dei vaccini utilizzati e della loro efficacia. Tra gli anziani viene riportata una copertura vaccinale del 40%, decisamente molto bassa

 Ed è possibile fare una stima del numero di contagi che si potrebbe raggiungere?

Se ora il sistema di identificazione delle nuove infezioni viene smantellato sarà anche difficile avere informazioni attendibili sul numero di nuovi contagi, tuttavia alcuni esperti stimano circa 840 milioni di persone suscettibili e parlano del rischio di uno "tsunami" di infezioni. In Cina ora si lavora per organizzare le cure a questa grande quantità di persone che si potrebbero ammalare, ma non sarà impresa facile.

Come dovremmo comportarci noi italiani ed europei? Andrebbero rafforzati i controlli per i passeggeri dei voli provenienti dalla Cina (anche con scali in altre nazioni)? Ci sono precauzioni specifiche da adottare?

In questo momento quelli che rischiano di più sono i cinesi suscettibili, per cui non vedo rischi particolari per noi europei dai viaggiatori dalla Cina.  Se ci fosse una elevata circolazione virale in Cina però si creerebbero le condizioni anche per l’emergenza di ulteriori nuove varianti virali che potrebbero essere introdotte anche da noi. La globalizzazione anche delle infezioni a trasmissione interpersonale è purtroppo un rischio con cui facciamo continuamente i conti.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
120 CONDIVISIONI
32805 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views