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La guerra in Siria vista dal satellite: macerie e profughi ovunque. Un milione di sfollati

Il 15 marzo ricorre il 9° anniversario dell’inizio della guerra in Siria. Save the Children, Harvard Humanitarian Initiative e World Vision hanno diffuso le immagini satellitari inedite di Idlib prima e dopo il conflitto: quasi la metà del territorio è stata abbandonata dalla popolazione in fuga e i campi profughi sono più che raddoppiati dal 2017. L’escalation di violenza intanto non si ferma: nelle ultime 48 ore, sono morte 13 persone, di cui 7 bambini.
A cura di Mirko Bellis
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La distruzione di una città nella provincia di Idlib vista dal satellite (©2020 Digital Globe)
La distruzione di una città nella provincia di Idlib vista dal satellite (©2020 Digital Globe)

Il 15 marzo ricorre il nono anniversario dell’inizio della guerra in Siria. Save the Children, Harvard Humanitarian Initiative e World Vision hanno diffuso le immagini satellitari inedite di Idlib prima e dopo il conflitto. È uno scenario devastante e desolante quello che si vede dallo spazio: nella martoriata provincia della Siria nord-occidentale, dove prima sorgevano centri abitati, adesso ci sono solo rovine. In alcune aree non esiste più attività umana. “I bombardamenti implacabili hanno praticamente svuotato gran parte di Idlib nel giro di poche settimane – ha dichiarato Sonia Khush, direttrice di Save the Children in Siria – con conseguenze catastrofiche per centinaia di migliaia di bambini e di donne. Mezzo milione di bambini sono stipati in campi e rifugi di fortuna al confine con la Turchia senza accesso a beni essenziali e alla possibilità di condurre una vita dignitosa: non hanno un luogo caldo dove dormire, né acqua pulita, né cibo nutriente e non possono neanche studiare”.

Othman e Fadi, la tragedia dei bimbi siriani in fuga dalla guerra

“Abbiamo lasciato la nostra casa per sfuggire agli attacchi, siamo partiti in macchina e siamo venuti qui. Non siamo riusciti a trovare un posto dove stabilirci. Siamo stati prima in una moschea, poi ci hanno portato qui. Tutti i miei amici se ne sono andati e non è rimasto nessuno nella mia città. Hanno ucciso tutti lì”, è la testimonianza di Othman, un bambino di 9 anni, che con la sua famiglia ora vive in un campo profughi. Il destino è stato ancora più crudele con Fadi, di 15 anni, che ha perso il braccio in un bombardamento ed è dovuto fuggire dal suo villaggio: “Gli attacchi sono stati molto violenti. Siamo fuggiti senza poter portare niente con noi se non materassi, coperte e alcuni vestiti. Quando ho perso il braccio, mi sentivo come se fossi morto. Ora, con mio fratello, trasporto mattoni con un solo braccio pur di aiutare economicamente la mia famiglia".

“I bambini che vediamo quotidianamente in Siria sono affamati – ha dichiarato Johan Mooij, direttore della risposta all’emergenza siriana di World Vision – hanno freddo e stanno soffrendo a causa di quello che stanno vivendo. Molti di quelli che ora vivono a Idlib provengono da altre parti della Siria e non hanno conosciuto altro che guerra e fughe nelle loro brevi vite”. “Bambine e bambini di cinque o sei anni che sono in grado di riconoscere ogni tipo di bomba dal rumore che fa – ha aggiunto Mooij – ma che in alcuni casi riescono a malapena a scrivere il loro nome perché non hanno avuto la possibilità di studiare. Nessun bambino dovrebbe mai essere costretto a vivere la sofferenza e lo sconvolgimento che stanno subendo i bambini siriani. Stiamo lavorando per garantire loro ciò di cui hanno bisogno ma non smetteremo mai di ripetere che solo la fine delle ostilità potrà fermare tutto questo”.

“I bambini – sottolineano le tre organizzazioni – sono le prime vittime dell’escalation del conflitto in corso a Idlib, la peggiore crisi umanitaria nella Siria nord-occidentale in questi nove anni”. Solo lo scorso gennaio, almeno 77 bambini sono stati uccisi o sono rimasti feriti nel nord-ovest del Paese. Pochi giorni fa, il 25 febbraio, 10 scuole e asili sono stati bombardati a Idlib provocando la morte di 9 bambini e il ferimento di altre decine. Numeri che raccontano la morte e la distruzione in corso a Idlib e a cui si aggiungono i circa 280 mila bambini in età scolare nella zona la cui possibilità di studiare e andare a scuola è gravemente pregiudicata.

Nella Siria nord-occidentale ogni giorno una strage di civili

Dall’aprile 2019, le truppe del presidente siriano Bashar al Assad, con l’appoggio dell’aviazione russa, sono impegnate nella riconquista degli ultimi territori ancora in mano agli insorti, tra cui diverse sigle combattenti jihadiste come Hay'at Tahrir al-Sham (Hts), affiliata ad Al Qaeda. La presenza a Idlib di miliziani considerati terroristi è la giustificazione di Damasco e Mosca per attaccare indiscriminatamente centri densamente abitati, colpendo scuole, ospedali e mercati. Solo nelle ultime 48 ore, sono morti 13 civili nei raid aerei nel nord-ovest della Siria. Sette delle vittime erano bambini.

A Idlib quasi 1 milione di sfollati: oltre la metà bambini

A causa dell’escalation del conflitto nella Siria nord-occidentale, dall’inizio di dicembre 2019 quasi 1 milione di persone, di cui oltre la metà bambini, hanno lasciato le proprie case, abbandonando più del 45% del territorio della provincia. Aree in cui un terzo delle abitazioni e delle infrastrutture civili sono state distrutte o gravemente danneggiate, rendendo così impossibile, in futuro, il ritorno a casa dei profughi. Intere famiglie, per sfuggire alle violenze, si sono riversate nei campi profughi a nord di Idlib, che ad oggi risultano più che raddoppiati rispetto al 2017 in termini di dimensioni e di sovraffollamento. I campi, sia quelli formali che quelli informali, si stanno infatti diffondendo su quelle che precedentemente erano porzioni di terra destinate all’agricoltura.

“Le famiglie sono ormai arrivate al limite – ha detto Krush – e i nostri partner sul campo devono confrontarsi ogni giorno con gli enormi bisogni della popolazione. Senza una vera de-escalation, il decimo anno del conflitto in Siria rischia di essere uno dei più sanguinosi. Il mondo non può continuare a restare a guardare e aspettare mentre i bambini vengono uccisi, feriti e sono costretti a fuggire”. Secondo Save the Children, Harvard Humanitarian Initiative e World Vision “per la comunità internazionale, questo deve essere un momento cruciale per impegnarsi a mettere la parola fine a questa crisi e restituire ai bambini siriani il futuro al quale hanno diritto”. “Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e gli altri Stati influenti – il monito delle tre organizzazioni – devono pertanto dimostrare volontà politica e fare sempre di più per proteggere i bambini”.

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