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Ultime notizie sulla scomparsa di Maddie McCann

Il caso Maddie McCann, la bimba scomparsa dalla camera del resort in Portogallo dove dormiva coi fratelli

Il 3 maggio 2007 la bimba inglese Maddie McCann scompare dal suo letto in un resort del sud del Portogallo, dove si trovava in vacanza con i fratelli e i genitori Kate e Jerry. Maddie sta dormendo nella stessa stanza dei fratellini, mentre i genitori sono a cena a pochi metri di distanza. Da quel momento, nessuno riuscirà più a trovarla. Quella di Madeleine è diventata una delle sparizioni più seguite dai media a livello mondiale. E dopo 18 anni il caso è ancora aperto in tre Paesi.
A cura di Margherita Carlini
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Una bambina di 3 anni sta dormendo nel suo letto, mentre è in vacanza con la famiglia in un resort nel sud del Portogallo. Nella stanza ci sono anche i fratelli più piccoli, che dormono con lei, mentre i genitori stanno cenando insieme a degli amici, in un ristorante che dista più o meno 80 metri dall’appartamento.

All’incirca ogni mezz’ora, gli adulti si alzano a turno per controllare che i figli stiano ancora dormendo. La serata trascorre in questo modo, apparentemente tranquillo, fino alle 22. Quando la mamma, Kate, entra in casa, nota subito tre cose: la porta della cameretta spalancata, la finestra aperta, e il lettino di sua figlia vuoto. Da quel momento di Madeleine McCann si perderà ogni traccia.

Sono passati 18 anni, eppure di recente la polizia portoghese insieme a quella tedesca ha effettuato nuove ricerche, nei pressi del luogo della sparizione di Maddie; segno che l'attenzione degli inquirenti non si è esaurita, come d'altronde neanche quella dei media, e infatti quello di Madeleine è anche noto come uno dei casi di persona scomparsa con maggiore copertura mediatica di sempre.

Prima di parlare delle ultime novità, ripercorriamo insieme le tappe principali di questa storia terribile: le piste, gli indagati, gli errori; per ricostruire quello che sappiamo finora sulla sera di giovedì 3 maggio 2007.

La sera della scomparsa di Maddie McCann

Kate Healy e Gerry McCann sono entrambi medici. Originaria di Liverpool lei, irlandese di Glasgow lui, hanno avuto tre figli, che all'epoca dei fatti erano bambini piccoli: Maddie, 3 anni, quasi 4, e due gemellini di 2 anni.

Nel 2007 avevano deciso di andare in vacanza con degli amici in un resort a 4 stelle a Praia da Luz, località turistica nella regione dell’Algarve con una popolazione di appena un migliaio di abitanti. L’Ocean Club – questo il nome del resort – era il classico villaggio per famiglie completo di tutto: piscina, baby club, ristorante.

Maddie Mccann
Maddie Mccann

A proposito del ristorante, il gruppo aveva preso l’abitudine di cenare tutte le sere nello stesso locale di tapas all’interno del resort, che si trovava dall’altro lato della piscina, rispetto a dove erano collocati i loro alloggi. Da quando erano arrivati, il 28 aprile, si erano fatti riservare lo stesso tavolo, dal quale era possibile vedere gli appartamenti in lontananza.

In una nota conservata presso la reception, c’era proprio scritto – nero su bianco – il motivo di tale richiesta: ovvero, tenere d’occhio i loro bambini che dormivano in casa. È un dettaglio rilevante secondo la famiglia – Kate ne parla anche in un libro – un malintenzionato, racconta, avrebbe potuto leggere quel messaggio usando l’informazione per i suoi scopi. Ai McCann era stato assegnato l’appartamento 5A, al piano terra.

La sera del 3 maggio – stando alla loro versione – avevano messo i bambini a letto verso le 19 e dopo aver atteso che si addormentassero, erano andati a cena alle 20:30, chiudendo a chiave soltanto la porta d’ingresso principale. Una seconda porta che dava sul patio lato piscina, era accostata ma non bloccata.

Da lì i genitori andavano e venivano per controllare i bambini; da segnalare che quella zona del resort era accessibile da una stradina aperta al pubblico, Rua Dr Francisco Gentil Martins. Oltretutto anche la finestra nella stanza dove Maddie dormiva, sebbene avesse le persiane chiuse, dava su passaggio pedonale.

Come detto all’inizio, la coppia si era organizzata per andare a controllare i bambini all’incirca ogni mezz’ora. Giunto il turno di Kate, verso le 22.00, la donna aveva trovato sia la porta della camera, che la finestra, spalancate, mentre Maddie era sparita nel nulla. A quel punto si era precipitata all’esterno, gridando per chiedere aiuto.

Le prime indagini e gli errori

L’urlo disperato di Kate ha fatto mobilitare l’intero villaggio: dipendenti e ospiti si misero a cercare la bambina ovunque, e nella concitazione del momento furono commessi degli errori cruciali. Per prima cosa: l’appartamento 5A non fu isolato; questo vuol dire che almeno una ventina di persone entrarono nell’alloggio inquinando la scena del crimine.

Anche la polizia locale, arrivata dopo poco, fece dei passi falsi: non fu disposto nessun posto di blocco fino alle 10 del mattino successivo; in secondo luogo, i poliziotti – che cercavano eventuali impronte sulla finestra – non indossavano guanti e protezioni. Come ultima cosa: l’allerta internazionale tramite Interpol scattò soltanto dopo 5 giorni.

Per tutte queste ragioni, è stato detto che le “golden hours” – ovvero le prime 48 ore che, statisticamente, sono quelle decisive per la risoluzione di un caso – non furono sfruttate adeguatamente. In ogni caso, fin dal principio, si scelse di seguire la pista del rapimento, grazie alla testimonianza resa da un’amica dei McCann: Jane Tanner.

I genitori di Maddie.
I genitori di Maddie.

La donna dichiarò di essersi alzata dal tavolo intorno alle 21.15, e di aver visto vicino agli alloggi un uomo che si allontanava verso la strada pubblica con una bambina in braccio. Le sue parole fecero scattare la caccia all’uomo; venne interrogato il personale del resort, si ascoltarono i residenti del posto. Trascorsi 12 giorni, spuntò fuori il nome di un primo sospettato: Robert Murat.

Trentacinque anni, origini anglo-portoghesi, Robert viveva in una villetta non lontano dal resort, e si era mostrato molto attivo nelle ricerche, tanto da offrirsi anche come traduttore. Fu proprio questo suo “desiderio di rendersi utile” a farlo apparire sospetto agli occhi della polizia portoghese. Col tempo, però, non emerse alcuna prova contro di lui, e fu scagionato.

Robert Murat in una foto del 2008.
Robert Murat in una foto del 2008.

Tra parentesi: malgrado l’inconsistenza dei sospetti, Robert Murat subì un durissimo processo mediatico da parte dei tabloid inglesi, che alla fine furono condannati a risarcirlo con 600 mila sterline. Ma torniamo all’indagine.

I sospetti sui genitori di Maddie

Dopo alcuni mesi senza sbocchi, su suggerimento della polizia britannica, furono mandati in Portogallo due cani molecolari, specializzati nel fiutare odore di sangue e resti umani. I cani Eddie e Keela ispezionarono tutti i luoghi legati alla sparizione, e segnalarono tracce sospette solamente in due posti: all’interno dell’appartamento 5A, e nell’auto che i McCann avevano noleggiato tre settimane dopo la scomparsa della bambina.

I giornali, di nuovo, non ci misero molto a sentenziare: per loro, i genitori di Maddie nascondevano qualcosa.

Maddie Mccann.
Maddie Mccann.

In effetti, all’inizio di settembre Kate e Gerry McCann vennero formalmente sospettati dagli inquirenti. La loro ipotesi era che Madeleine fosse morta in casa a seguito di un incidente, magari per una dose eccessiva di sonnifero somministrato per farla addormentare.

Per dimostrare questa tesi, si analizzarono campioni di residui biologici prelevati dall’auto e dall’alloggio; l’esito mostrò una parziale compatibilità con il DNA di Madeleine, ma nessuna conferma dell’effettiva presenza di sangue. I risultati, insomma, furono ritenuti "troppo deboli", e, in mancanza di prove, anche le accuse nei confronti dei McCann decaddero.

Il caso fu archiviato dalla polizia portoghese a luglio 2008, per poi essere riaperto nel 2011 dalla Metropolitan Police di Londra, anche grazie all’impegno dei genitori di Maddie che – nel frattempo – non smisero mai di lanciare appelli e organizzare campagne pubbliche, per cercare la loro bambina e la verità su ciò che le fosse accaduto.

L’operazione di Scotland Yard, chiamata “Operation Grange”, ripartì dall’ipotesi più accreditata: quella del rapimento da parte di ignoti, ma passò al vaglio anche nuove piste. Si pensò che Maddie potesse essersi allontanata da sola, per poi cadere in un fosso, o che – forse – fosse finita vittima del traffico internazionale di minori. L’inchiesta, comunque, andò avanti senza grandi colpi di scena, fino al 2020.

La svolta Christian Brucker

A questo punto della storia, arriviamo davvero a una svolta di rilievo. Nel 2020, la procura di Braunschweig, in Germania, annuncia di avere tra la mani il principale sospettato del rapimento e dell’omicidio di Madeleine. Un detenuto tedesco di 43 anni: Christian Brückner.

Christian Brückner e Maddie McCann
Christian Brückner e Maddie McCann

Ma chi era Brückner? E perché si parlava di lui soltanto adesso? Per rispondere a queste domande bisogna tornare al 2013. Kate e Gerry erano ospiti di una trasmissione tedesca dedicata ai casi irrisolti.

Al centralino della redazione stavano arrivando centinaia di telefonate: a un tratto, qualcuno chiamò per fare una “segnalazione importante". E quella soffiata riguardava proprio Brückner, un uomo con un lungo curriculum criminale tra pedofilia, abusi sessuali e traffici di droga.

Tra il 1995 e il 2007 Brückner aveva vissuto anche in Portogallo, nella regione di Praia da Luz, compiendo diversi furti in alloggi turistici. In seguito, la polizia tedesca scoprì anche che, la notte della scomparsa di Madeleine, un telefono intestato a lui aveva agganciato delle celle telefoniche nei pressi del resort. Per gli inquirenti, in sostanza, le prove a suo carico erano “significative”: mancava solo quell’ulteriore tassello che, a livello forense, avrebbe permesso loro di incriminarlo.

La prova schiacciante non è mai arrivata, almeno, non alla data in cui registro questo video. Dal canto suo, da quando nel 2019 è stato arrestato per lo stupro di una turista americana 72enne avvenuto nel 2005 proprio in Algarve, Christian Brückner si è sempre dichiarato innocente rispetto a Maddie ed assolutamente estraneo ai fatti.

Così arriviamo a oggi. Madeleine avrebbe 22 anni, e le indagini sono ancora aperte, in tre Paesi. Durante le ultime ricerche, che si sono concluse lo scorso 5 giugno con un nulla di fatto, autorità tedesche e portoghesi si sono concentrate in un’area di 21 chilometri tra Praia da Luz e la zona dove, nel 2007, viveva Brückner.

Escavatori, unità cinofile e strumenti tecnologici, hanno setacciato la vegetazione, cercato negli edifici abbandonati. Ma, ancora una volta, niente di definitivo. Dopo 18 anni, nessuno è riuscito a fare piena luce su quanto accaduto.

La domanda resta la stessa, identica a quella della prima notte: che fine ha fatto Madeleine McCann?

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Sono Psicologa Clinica, Psicoterapeuta e Criminologa Forense. Esperta di Psicologia Giuridica, Investigativa e Criminale. Esperta in violenza di genere, valutazione del rischio di recidiva e di escalation dei comportamenti maltrattanti e persecutori e di strutturazione di piani di protezione. Formatrice a livello nazionale.
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