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Covid 19

Ikea non pagherà più l’indennità di malattia ai dipendenti inglesi no vax e in autoisolamento

Pugno duro di Ikea nel Regno Unito contro i dipendenti non vaccinati e in isolamento perché contatti di un positivo al Covid: verrà tagliata l’invalidità di malattia, per un totale di 96,35 sterline (circa 115 euro, il minimo sindacale) a settimana.
A cura di Ida Artiaco
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Pugno duro di Ikea contro i dipendenti non vaccinati contro i Covid. Il colosso svedese ha infatti deciso che taglierà l'invalidità di malattia pagata ai lavoratori in autoisolamento perché contatti di positivi e che non siano immunizzati. È questa la decisione presa nel Regno Unito, secondo quanto riporta il quotidiano Mail on Sunday.

Il personale non vaccinato, viene specificato, potrà beneficiare di un’indennità pari a 96,35 sterline a settimana (circa 115 euro, il minimo sindacale) nel corso dei 10 giorni di isolamento, secondo quanto previsto dalla normativa inglese, rispetto alla retribuzione settimanale di oltre 400 sterline al lordo delle tasse prevista per un lavoratore medio. A chi è invece vaccinato verrà concessa la malattia, interamente retribuita.

L’azienda di origine svedese, che ha 21 grandi negozi e oltre 10mila dipendenti in tutto il Regno Unito, ha affermato che "circostanze attenuanti" saranno prese in considerazione. "Tutte le situazioni saranno considerate caso per caso, quindi chiunque abbia dubbi o sia preoccupato per la propria situazione è incoraggiato a parlare con il proprio manager”, ha affermato un portavoce di Ikea. L’azienda, riporta il Mail, ha in seguito chiarito che la politica riguarderà solo i lavoratori non vaccinati con "alti livelli di assenza".

Nel Regno Unito il 61,7% della popolazione vaccinabile ha già ricevuto la terza dose di vaccino Covid, ma nonostante ciò c'è anche un significativo movimento no vax. Ikea non è l'unica azienda che ha deciso di usare il pugno duro contro il personale non vaccinato. Sempre secondo il Mail, anche altre come "Santander e Asda hanno incoraggiato i dipendenti a ricevere il vaccino contro il coronavirus, offrendo permessi retribuiti per le vaccinazioni".

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